Mara Chinatti e Arteducativa, nuova frontiera per l'educazione emotiva affettiva

Mara Chinatti e Arteducativa, nuova frontiera per l'educazione emotiva affettiva, un’ intervista.

Silvia Accordini

Intervista a Mara Chinatti di Silvia Accordini, giornalista per l’Altro Giornale, Baldo Garda (VR)

È molto più che un percorso professionale quello che Mara Chinatti ha condotto e sta conducendo. È un percorso di vita, una scelta vissuta con la passione e l’impegno che caratterizzano le vere e proprie missioni. Sì, perché quella di Mara, professional counsellor ad indirizzo psicosintetico e scrittrice, è una vera e propria missione, che in tutti questi anni l’ha vista portare la sua professionalità all’interno di scuole, associazioni, biblioteche, centri di formazione e, non da ultimo, il carcere. Una realtà, quest’ultima, all’interno della quale è nata la sua più recente pubblicazione, ‘Counseling Arteducativo. Arteducativa, nuova frontiera per l'educazione emotiva affettiva’.

Pubblicato da Fontana Editore, il volume, fresco di stampa, è il nono libro scritto da Mara Chinatti, nativa di Rovereto e residente oggi a Ferrara di Monte Baldo: 92 pagine all’interno delle quali sono racchiuse le conquiste rese possibili da un progetto di Arteducativa realizzato all’interno della Casa circondariale di Montorio accanto ai detenuti dell’area penale. «Il luogo ristretto in cui vive quotidianamente la persona detenuta, l’allontanamento dai propri affetti, l’incertezza per il proprio futuro – afferma Mara Chinatti - possono condurre l’individuo ad oltrepassare la soglia di adattamento alle difficoltà personali e ambientali, mostrando una particolare vulnerabilità emotiva. Ecco quindi che il mio laboratorio di Arteducativa in carcere, diventa uno strumento d’intervento differenziato e modellato sulle esigenze e sui bisogni individuali della persona detenuta. Il suo obiettivo è accogliere piccoli gruppi e offrire ai partecipanti attenzione, accoglienza e ascolto, per un confronto sui problemi d’interesse personale in chiave di lettura ‘gruppale’. L’Arteducativa si prende cura della persona, nel senso di ‘prendere a cuore’, mentre sostiene in carcere il suo difficile e sofferto momento esistenziale». Ecco quindi che tra le pagine di ‘Counseling Arteducativo. Arteducativa, nuova frontiera per l'educazione emotiva affettiva’ è possibile scorgere la Luce che può trovarsi nascosta dietro ogni sofferenza e difficoltà, come un seme di speranza che l’essere umano porta innato dentro sé. Non a caso l’autrice stessa dedica il volume proprio ‘a chi camminando nella Luce, si applica per la Luce. Sempre insieme nel Sé’. 
Per ulteriori informazioni: www.marchinatti.it

- Cosa le ha lasciato e cosa spera di aver lasciato a chi ha avuto la fortuna di prendere parte a questo laboratorio?
Penso di aver lasciato e ricevuto molto. In questo poco spazio posso dire che mediante piccoli gesti dati e ricevuti l’animo umano si sia arricchito, abbia fatto pace con alcune parti di sé. Posso dire che abbiamo creato incontri d’anima, e per anima intendo l’identità più profonda dell’essere umano, quella più autentica. Incontri dove l’essere umano aveva la possibilità di svelarsi e rivelarsi sentendosi accolto in tutta la sua umanità, un’esperienza dove un Io incontra un Tu e crea un Noi, poiché andava oltre al reato compiuto, agli errori alle imperfezioni e al giudizio senza però dimenticarli. La volontà quando è mossa come potere può degenerare in abuso di potere sull’altro ed è una volontà non libera. Solo chi è interiormente libero riconosce in sé la libertà dell’altro. Ogni gesto compiuto con sentimento e non con buonismo, risanano passo dopo passo, le ferite ricevute, che spesso sono la causa di azioni dannose per sé e per gli altri, ricompongo gradualmente le sue divisioni interiori umane facendo rifluire la vita e restituiscono, anche se faticosamente, l’umanità e la dignità a chi ha ferito o è stato ferito. Posso dire di aver dato e ricevuto momenti d’anima.         
 
- Quale messaggio e quale consiglio vorrebbe lasciare a chi lavora accanto ai detenuti?
Serve una Formazione Umana e lavorare su di sé per poi incontrare l’altro con tutte le sue dinamiche. La manipolazione è sempre in agguato così come gli atteggiamenti di buonismo. Non si può dare agli altri ciò che non si ha o è ancora poco chiaro, distorto in noi. Se il Bello è il luogo delle idee e il Bene è la sorgente e la sua origine, nella relazione con l’altro il fare del bello e del bene è un unico e identico principio. In ogni caso, il bello è nel regno delle cose che si possono cogliere con la mente, mentre il Bene è nel regno della relazione nella quale, le persone detenute attingono gli animi assettati di solidarietà e di umanità amorevole. Ma occorre conoscenza e molta umiltà per saper distinguere l’attegiamento buonista da quello dal principio di realtà. Il buonismo tende ad essere troppo ottimista ignorando la complessità della realtà mentre il realismo è obiettivo. È importante conoscere la differenza per evitare di incorrere in false aspettative, promesse, e creare delle ‘vittime’ dipendenti da noi a causa della loro presente situazione di bisogno. Questa differenza va considerata non solo nella relazione con le persone detenute, poiché spesso si proietta e si porta il personale punto di vista, facendo dei grossi danni. 

- E quali parole vorrebbe invece dedicare a chi si occupa oggi, a più livelli, di formazione, uno dei 'mestieri' più difficili di tutti i tempi? 
Dato che mi sono formata con alcuni allievi diretti di R. Assagioli, padre della Psicosintesi e soprattutto Giorgio Fresia è stato il mio mentore, desidero rispondere a questa domanda utilizzando il suo trittico, e una sua frase: "Veramente amico (formatore) è colui che vede senza illusioni le manchevolezze, anche gravi, della personalità del proprio amico (allievo), ma che scorge nello stesso tempo le sue qualità, i germi di bene insiti in lui, le sue potenzialità e, non lasciandosi allontanare dalle prime, “punta” sulle seconde, le aiuta a manifestarsi, le suscita e le evoca". (Le parole tra parentesi sono mie).

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