La Kabbalah Ebraica ed il Paradosso di Epicuro - parte 3 Fontana Editore

La Kabbalah Ebraica ed il Paradosso di Epicuro - parte 3

La Kabbalah Ebraica ed il Paradosso di Epicuro - parte 3

AVVERTENZA: Siamo giunti alla parte terza del nostro viaggio di esplorazione del tema dell’ “Unde Malum”. In questa tratteremo di varie risposte che sono state date, esaminate sotto l’ottica della Kabbalah Ebraica.

Tratteremo, naturalmente anche di risposte e di dottrine di matrice Cristiana. L’avvertenza qui è che se siete Cristiani di tipo fondamentalista, intollerante, non democratico, o se comunque siete suscettibili di dare seguito ad impulsi di violenza verbale, emotiva e fisica, o semplicemente siete persone permalose, assolutiste e vendicative forse è meglio evitare la lettura di tutta la seconda parte di questa presentazione. A tutti gli altri grazie dell’occasione che mi date di colloquiare con voi sul pensiero che or ora vi espongo. Grazie.

Alla fine della seconda tappa del nostro viaggio siamo arrivati a considerarci in qualche modo pacificati rispetto alla provocazione di Epicuro, e comunque ancora insoddisfatti. Epicuro ha puntato il dito verso il problema, ha mostrato che apparentemente esso finisce in un dilemma, dove se riesci a schivare un corno il “toro” ti incorna necessariamente con l’altro, e….ci ha lasciati lì. Alcuni hanno pensato di poter uscire da “lì” ponendo mano alla creatività ed elaborando soluzioni “sottili” per sfuggire infilandosi tra le maglie della griglia di Epicuro.

 

”Risposte di tipo E. Psicologizzare e Rifocalizzare l’attenzione

È una via questa che l’Occidente pratica da circa 100-150 anni a questa parte quando una delle conseguenze culturali del colonialismo, l’esotismo, perse d’assalto l’Europa portando gli europei a farsi inopinatamente travolgere dalla fascinazione successiva per i Dervisci Rotanti, i Sadhu nudi e puri dell’India, il Bushido dei Samurai e le stampe giapponesi, i Buddha d’oro negli Stupa ed i monaci Zen che tirano con l’arco con gli occhi chiusi, I sapienti del Tao dall’età indefinibile ed una conoscenza più vecchia delle montagne, Khalil Gibran e Rumi Hazreti Mevlana, lo Yoga, il Tantra, i Mantra, i Mudra… Tra tutte queste passioni quella che sicuramente ha lasciato un’eredità più profonda oggi, grazie anche a figure come Steiner e Krishnamurti, ma anche scrittori come Hesse o Blavatskij, è quella per l’atteggiamento dell’Anima nelle tradizioni Induistico-Buddhiste L’Occidente si è rivolto verso l’Oriente per uscire dalla palude prodotta dalla Logica, che deriva dalla Ragione usata come Strumento Unico e dall’Irrazionalismo che ne è solo il capovolgimento speculare. Si dice a questo proposito che se l'unico strumento che hai a disposizione o che sei disposto ad usare è un martello, finirai per trattare tutto e tutti come chiodi… Ci è sembrato, come Occidentali, che la cassetta degli attrezzi a disposizione dell’Umanità dell’Oriente fosse ben più ricca e diversificata, o addirittura che si potesse fare ugualmente e forse meglio senza la cassetta. Perché la cassetta in ultima analisi non-esisteva.

Senza voler nemmeno azzardarmi a fare una generalizzazione da grande ignorante quale sono di queste Tradizioni, è me pare, in estrema sintesi che in fondo in Oriente il saggio prende le mosse da una sorta di mera constatazione del fatto che, quantomeno nel mondo delle apparenze presenti, il Male esiste e si manifesta in molti modi in questa sfera. Ciò premesso, la ricerca della sapienza e la focalizzazione della volontà e delle energie vengono dirette e concentrate sui modi a disposizione dell’Uomo per porre in essere le opportune reazioni comportamentali rispetto alle cause che generano dolore e male, prima ancora che davanti alle manifestazioni del male stesse. Senza cedere agli inganni della mente orgogliosa il Saggio cerca di percorrere e vivere su di una Via che lo conduca per sempre fuori dal Dolore, e fuori dal Male. Potremmo tentare di riassumere così:

Nelle tradizioni, soprattutto orientali, di elevazione la contemplazione e la il distacco dal desiderio per andare a posizionarsi nella contemplazione non-giudicante del momento presente può esserci o meno - potendo infatti anche mancare - una concezione generale “teologica” a proposito del Male, perché l’accento qui è posto sulla necessità o meno della Sofferenza e sulla possibilità di trasferirsi completamente su di un altro piano se si sceglie l'Uscita dal Dolore attraverso la rinuncia ed il non-attaccamento. Questo è - come è ormai largamente noto in tutto il mondo - il tema della Prima Nobile Verità delle Quattro che furono a suo tempo enunciate dal Buddha nei suoi famosi discorsi.

Il compito dell’Uomo è quello di affrontare un lungo processo di lavoro su di sé, volto a diminuire sempre di più la sofferenza, fino ad annullarla del tutto, ove possibile.

Sylvia Boorstein, una celebre studiosa del buddhismo che è di matrice culturale e religiosa ebraica dice infatti in proposito della vita umana: “Il dolore è obbligatorio, ma la sofferenza no, quella è opzionale”.

È in vero sorprendente quanto dell’Ebraismo e della Kabbalah ritroviamo risuonare ed apparirci simile a quanto già conosciamo nel Buddhismo una volta che ci poniamo davanti ad esso come ad uno specchio serendipico, bello ed inaspettato, in cui guardarci. Per entrambe le Tradizioni il Desiderio è la CHIAVE. Nel Buddhismo è la chiave della liberazione e dell’illuminazione qualora decidessimo e riuscissimo ad abbandonarlo realizzando un completo ed irreversibile distacco.
Nella Kabbalah Ebraica all’opposto il Desiderio è una benedizione perché esso ci condurrà necessariamente a passare da un desiderio materiale ad uno meno materiale; da un desiderio piccolo e circoscritto ad un desiderio ampio e complesso, da un desiderio vile ad un desiderio nobile… fino a che un solo desiderio si impone e riuscirà ad appagarci definitivamente: il ritorno all’Uno.

Il Rav M. Laitman mi pare li metta in questa successione (ispirata chiaramente alla famosa teoria psicologica della Piramide dei Bisogni di un altro ebreo praticante il filosofo e psicanalista Abraham Maslow) Sussistenza > Abbondanza > Controllo > Potere > Conoscenza, Scienza > DESIDERO DI D-O. Naturalmente solo un vero Tzadik, un sapiente rivolto solo ad HaShem, potrà fare questo percorso naturalmente e quasi senza sforzo. Per quanto ci riguarda (Benoni) ogni passo infatti può proiettarci su quello successivo solo se ci sono Volontà (Ratzon), Intelletto (Kochmah), Consapevolezza (Binah) tali che questa Conoscenza che in ogni tappa abbiamo conseguito (Da’at) ci spinga a formulare l’Intenzione (Kavannah) giusta e perfetta che ci spingerà con slancio oltre i limiti del livello in cui siamo per portarci all’interno di un ulteriore e superiore livello cognitivo ed esperienziale.


Risposte di Tipo E2. La variante Pietistica

Una visione più “pietistica” di quest’idea, muove da questo nucleo ideologico per sviluppare una variante a quest’ultima concezione del dolore e del Male (Il Pietismo era una corrente del Cristianesimo diffusasi soprattutto tra XVII e XVIII secolo nei Paesi Bassi e nelle Fiandre, che iconograficamente si imprime nella memoria per le pie e misericordiose “Beghine” dagli ampi veli svolazzanti, dedite alle opere di misericordia ed alla coltivazione in comunità di una spiritualità personale, intima ed amorosa, in contrasto con il razionalismo e crescente dogmatismo proprio “dell’ortodossia” Luterana)… Insomma questa variante la potremmo sintetizzare così:

Questa Vita e questo Mondo sono in realtà un TEST a cui il Divino ci sottopone per temprarci e conferirci dignità e sapienza, fino a darci l’opportunità di giungere alla Santità. L’esperienza del Male – e naturalmente non parliamo qui delle conseguenze del Peccato che è solo un nostro Errore che fa scattare la giusta inevitabile Punizione - ci dà in questo modo la possibilità di guadagnarci con merito determinate forme di ricompensa spirituale e di elevazione evolutiva dell’Anima.

L’alternativa è quella che lo Zohar chiamerebbe in aramaico Na’ama d’Kisufah” cioè “Il Pane della Vergogna”, ovvero l’ipotesi in cui ottenessimo da D-o, che è assolutamente Buono, una ricompensa (la Redenzione) che è a questo punto immeritata, perché non abbiamo lottato, non abbiamo resistito alla tentazione e scelto il Bene tra mille ostacoli per renderci ai suoi occhi degni e meritevoli della sua Misericordia. Un orrore eticamente inconcepibile, se si è persone diciamo molto esigenti e severe con se stesse ma soprattutto con gli altri. E rigide.

Potremmo come variante considerare l’esperienza di essere colpiti dal Male anche come un test sulla nostra fede o come l’ordalia alchemica del fuoco purificatore che risparmia i giusti innocenti e che rivela il vero oro separandolo dalle impurità.
Ebbene, tutte queste diverse risposte hanno però una cosa in comune che è anche allo stesso tempo il loro più serio limite: tentano tutte di operare una sorta di psicologizzazione del problema.

Ontologicamente infatti qui non ci siamo ancora significativamente elevati rispetto al livello percettivo dell’uomo primitivo: il male è lì fuori, e questo è un fatto. Anzi è il Fatto. Eppure il perché Il Male sia lì fuori è qualcosa che ancora non riusciamo veramente a capire e ad accettare e nemmeno riusciamo veramente mettere a fuoco i termini del problema. Il Pietismo esprime nella sua declinazione particolare la RADICE TIPICA dell’atteggiamento del cristianesimo verso il Male.


Interludio interno al gruppo risposte di tipo E: alcune risposte dalla Galassia del Cristianesimo

Il Cristianesimo è una Galassia composita da indagare e non un Leviatano monolitico da affrontare. Bisogna seguire le storie separate che seguirono le grandi separazioni che si verificarono al suo interno. Cattolicesimo, Chiese Riformate ed Evangeliche, Chiese Ortodosse, Chiese Autocefale ecc. ecc. hanno elaborato nei secoli dottrine diversificate circa la presenza ed il rapporto dell’umanità con il male nonché la natura della relazione fra la Divinità ed il Male stesso. È chiaro che non è questa la sede per farne analisi di dettaglio perché questa serie di articoli vuole presentare la posizione e le soluzioni della Kabbalah Tradizionale Ebraica sull’Unde Malum.

Nel Cristianesimo è presente una giustificazione precisa alla presenza del male ed è individuata come un fenomeno scaturito per una colpa addebitabile esclusivamente al genere umano.

Questa spiegazione è assolutamente fondamentale nel cristianesimo stesso, a fronte del fatto che nell’ebraismo un concetto uguale o similare è COMPLETAMENTE ASSENTE.

Questa idea cristiana la si conosce comunemente sotto il nome di “Peccato Originale”. È un concetto forte e ricco di connotazioni tale da permettere la costruzione dottrinale completa anche di una intera religione. È avvenuto infatti che intorno a questo concetto si sia sviluppata la religione attualmente di maggior successo nel mondo.

In questa concezione ci sarebbe una presenza del male radicale nel mondo – Satana – ma soprattutto del male radicato nell’uomo, perché quest’ultimo sarebbe un essere che, in quanto discendente dai suoi progenitori primi che scelsero liberamente di diventare peccatori per aver trasgredito la volontà di D-o non appena ne ebbero l’opportunità, è definibile come “Totalmente Depravato”, e questo per esempio per il riformatore evangelico Calvino, è uno dei 5 pilastri fondamentali della cristianità, (che questi aveva raccolto sotto l’acronimo T.U.L.I.P.). L’Uomo, fatto ad Immagine e Somiglianza del Creatore sarebbe un essere depravato incapace di recuperare da solo se stesso alla Grazia perché avendo l’Eterno - dopo averlo colmato di ogni benedizione e fornitolo di ogni abbondanza nonché sottrattolo da ogni dolorosa ricerca della soddisfazione alle proprie necessità - chiesto all’Uomo/Donna, in cambio, il rispetto di UNA SOLA SEMPLICE REGOLA, anzi di un semplice comando di NON-FARE, ha dovuto sopportare la delusione di veder violata proprio quella unica ma tassativa regola posta da Lui per verificare quale fosse la natura profonda della sua creatura.

E questa si era rivelata depravata, un essere prono al Male che si è lasciato sedurre dalla Donna, una creatura arci depravata e particolarmente incline a farsi sedurre dal Male, e perché il Male presente nel Mondo ha saputo fare da par suo il suo mestiere, dato che conosce l’Uomo e la Donna, e la loro costituzionale fragilità, almeno quanto D-o stesso.

L’Essere Umano è incapace per Natura di salvarsi e liberarsi dal Male CON LE PROPRIE SOLE FORZE ed è quindi necessario l’avvento di un Divino Redentore Esterno il cui Sacrificio Espiatorio avrebbe pertanto il Potere di riportare la relazione fra il Creatore e l’Umana Creatura in uno stato di Riconciliazione e di Nuova Alleanza.

Ma se ponessimo che il Peccato Originale non esistesse perché la trasgressione dei Progenitori (e bisognerebbe poi anche vedere i progenitori di Chi) riguardava solo loro stessi e realizzando che quindi sono solo le CONSEGUENZE della disobbedienza quelle che sono discese anche su di noi - che non viviamo più immortali nel Gan Eden - ma NON IL PECCATO stesso - che non si vede perché dovrebbe essersi trasmesso a soggetti terzi che all’epoca neppure esistevano -, allora senza Peccato Originale non serve una Redenzione, è quindi inutile mandare un Redentore e non è necessaria la Grande Espiazione realizzata attraverso l’Estremo Sacrificio.

Come religione il Cristianesimo, visto dall’occhio di uno studioso terzo attraverso l’ottica ebraica, apparirebbe come un grandioso racconto epico privo di protagonisti, di delitto, di castigo e di espiazione, ma, soprattutto, di movente.

Nel Cristianesimo la presenza immanente di D-o nella Creazione è continuamente contrastata da quella di Satana, il vero Rex Mundi, un’altra figura creata ex novo dal Cristianesimo visto che nell’Ebraismo era solo la persona di chi in un giudizio o in un’assemblea esprimeva il punto di vista critico ed opposto alle tesi del protagonista, per esempio la pubblica accusa.

Nell’ebraismo la presenza immanente di D-o è rappresentata dalla Torah o più precisamente dalla Legge Scritta e da quella Orale. La parola Torah è traducibile anche come “Guida, manuale di istruzioni”.

È questa che abilita l’Uomo a vivere una vita che risulterà morale, giusta, e gradita al Creatore se le sue regole verranno osservate. Esse saranno interpretate. E questo D-o lo accetta e non lo teme perché si fida dell’Uomo. “La Torah non è più in Cielo ma è stata posta nelle mani degli Uomini” ci disse Rabbi Yehoshua rispondendo a Rabbi Eliezer in un celebre aneddoto. Ma se l’Uomo è tzelem di HaShem allora è un essere che è degno, qualitativo, preparato ed attrezzato a sufficienza per vivere moralmente praticando il Bene e tenendosi saggiamente lontano dal Male.

Possiamo quindi osservare come il Problema del Male ci sia servito anche per mettere in luce una delle molteplici radici essenziali della famosa CONTRAPPOSIZIONE RADICALE ASSOLUTA fra Cristianesimo ed Ebraismo che per pura opportunità e lieve ipocrisia politica viene sottaciuta nelle relazioni ufficiali fra le due fedi. Questa contrapposizione radicale non può che trasmettersi alla dialettica fra la Kabbala Ebraica e le altre sedicenti forme di Cabalà, Kabbalah, Qabalah espresse come manifestazione di appropriazione culturale del lessico e delle forme nel fraintendimento, nella forzatura e nella sostituzione dei contenuti.

La Kabbalah Ebraica vuole far risalire l’Uomo al Creatore, mentre le forme che sono legate al cristianesimo dovrebbero riflettere il MOVIMENTO INVERSO cioè il mistero glorioso della Discesa di D-o in soccorso e a redenzione dell’Uomo. Se poi invece queste Kabbalot intendono essere strumenti di concezioni diverse o di impianti ideologici esoterici ed ermetici lontani da questo cardine teologico oltre a non essere Kabbalah non sarebbero neppure Cristiane.

Nel Cristianesimo l’uomo e corrotto e debole e non ha la possibilità di vivere moralmente da solo, ed allora È D-O CHE È OBBLIGATO A SCENDERE AL LIVELLO DELL’UOMO PER SALVARLO nell’Ebraismo invece D-O CONFIDA NELLA CAPACITÀ DELL’UOMO DI RETTIFICARSI E RISALIRE COSÌ A LUI RENDENDOSI SANTO e quindi degno ai Suoi Occhi.

Il Levitico 19:1-2 non potrebbe essere più chiaro;

1 Ed il Signore parlò a Mosè e disse .א וַיְדַבֵּר יְהוָה, אֶל-מֹשֶׁה לֵּאמֹר
2 Parla a tutte le congregazioni dei Figli di Israele, e dì loro: “Voi sarete Santi; perché Io, il Signore vostro D-o sono Santo. ב דַּבֵּר אֶל-כָּל-עֲדַת בְּנֵי-יִשְׂרָאֵל, וְאָמַרְתָּ אֲלֵהֶם--קְדֹשִׁים תִּהְיוּ: כִּי קָדוֹשׁ, אֲנִי יְהוָה אֱלֹהֵיכֶם.


Perché questa enorme differenza sulla soluzione del problema del Male fra queste due religioni solo apparentemente succedutesi l’una all’altra?

Non si ritiene ormai da parte della maggior parte degli studiosi “scientifici” del Cristianesimo che la differenza sia imputabile ad una precisa scelta del Cristo (parliamo qui sempre del Cristo delle “Quelle”, depurato delle aggiunte spurie successive) che era un Ebreo del suo tempo, un Rabbi formatosi alla scuola di Hillel, forse una persona vicina a correnti quali gli Esseni ed i Terapeuti, un religioso che è altamente improbabile intendesse fondare una nuova religione rivolta ai Gentili basata su presupposti che nella forma attuale sono radicalmente non-giudaici.

Infatti noi sappiamo chi è l’autore della gran parte della dottrina cristiana, compresa in essa a parte dedicata al Male.

Si tratta di un Ebreo Ellenizzato con cittadinanza Romana, che probabilmente di lavoro faceva il fornitore di tende per accampamenti ed altre simili forniture militari ai legionari di Roma che a quel tempo massacravano i suoi correligionari. Non contento di ciò, per sua stessa ammissione diventò una sorta di squadrista o sonderkommando fiancheggiatore prendendo parte a pogrom contro i villaggi Ebrei. Questa persona che non incontrò mai il Cristo in carne ed ossa ma solo in una visione mistica senza testimoni, e che non ebbe neppure in seguito modo di fare un’adeguata e consistente frequentazione con chi Cristo lo aveva invece seguito ed accompagnato negli anni dell’insegnamento e della missione, nelle sue epistole traccia la dottrina che va a ricoprire i fatti della vita e predicazione del Cristo narrati nei Vangeli, compresi i numerosi poi dichiarati apocrifi , spesso perché non in linea con la dottrina che proprio lui aveva fabbricato stesso. Sappiamo da numerose fonti che l’apostolo Pietro detestava apertamente quest’uomo misogino, sessuofobo, che spesso appariva un sacro invasato e terribilmente saccente e non ne faceva alcun mistero. Il nome di quest’uomo era Saul, nativo di Tarso, che noi conosciamo in occidente come San Paolo.

L’intenzione di Paolo è proprio quella di creare deliberatamente una frattura insanabile all’interno delle prime comunità cristiane, fatte di ebrei che non pensavano di stare praticando una religione diversa. Tant’è che si riteneva di continuare con la pratica della circoncisione. Paolo invece dice no: nessuna circoncisione è più necessaria, il Patto è superato dalla Nuova e Migliore Alleanza. La Torah, può e deve essere abbandonata. Prego di notare cosa viene affermato al versetto 18.

(Eb 7, 17-23) Gesù è garante di un'alleanza migliore
[17] Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno
alla maniera di Melchìsedek. [18] Si ha così l'abrogazione di un ordinamento
precedente a causa della sua debolezza e inutilità - [19] la legge infatti non
ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una
speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio. [20] Inoltre ciò non
avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza
giuramento; [21] costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha
detto: Il Signore ha giurato e non si pentirà: tu sei sacerdote per sempre. [22]
Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore. [23] Inoltre,
quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro
di durare a lungo;

È quasi strano ed inspiegabile che comunque i Cristiani, dopo questo, abbiano adottato come loro libro sacro (anche se solo un prequel) la Torah Ebraica, ribattezzandola ovviamente Antico Testamento. Considerando però le traduzioni dell’Originale a partire dalla famigerata (per gli Ebrei) Septuaginta possiamo dire che ancora una volta si è trattato di un’appropriazione culturale che voleva essere completa ma che ha saputo solo limitarsi alle forme esteriori.

Perché poi per i secoli successivi i Cristiani hanno cercato di convertire, punire, umiliare, isolare, segregare ed alla fine sterminare gli Ebrei che si sono azzardati a vivere sotto le insegne della croce? Perché gli Ebrei non hanno accettato la necessità di un redentore. Cioè perché configurano il Problema del Male diversamente. Ecco perché è un problema così importante.

Paolo nella Lettera ai Romani, poi ripresa puntualmente e sviluppata secoli dopo da Martin Luther, mostrò di avere una visione davvero personalissima della Torah.

Questa infatti sarebbe in realtà un mezzo per smascherare la NATURA CORROTTA DELL’UOMO allo stato di Natura. La Torah apparentemente potrebbe innalzarlo da un tale stato ed elevarlo verso di Lui ma, siccome l’Uomo è essenzialmente corrotto, la Torah concessagli sul Monte era solo il modo che D-o ha usato per dimostrare all’Uomo stesso che è incapace di vivere secondo le sue Leggi.

Orbene io sono un Ebreo. Si sa che gli Ebrei amano passare il tempo a ragionare come se ciò fosse un piacere. Se io provo ora a configurare la storia alla luce della mia Tradizione per vedere se questa abbia senso dovrei immaginare una Storia della Salvezza per cui Un Creatore, pur sapendo perfettamente a priori, in quanto Onnisciente, che sarà impossibile, non di meno si compiace di comandare alle sue Creature umane di osservare quello che sa essere inosservabile, e questo prospettando la sanzione nella forma di pene e castighi gravissimi. Dopodiché verifica un inadempimento di cui già sa fin dall’inizio ed applica la punizione per il mancato rispetto di precetti impossibili da osservare. Chiunque punisca in tal modo una creatura limitata, fragile e mortale, che Lui stesso ha messo al mondo, dopo aver architettato un simile grottesco meccanismo tautologico ed autoreferenziale di tortura non è un D-o ma solo un Pazzo Sadico. Dato che non è così, è evidente per me che il vero fondatore del Cristianesimo attuale era semplicemente una persona seriamente e profondamente disturbata. E non sono il solo studioso a sostenerlo. Voglio da ultimo ringraziare Rabbi Michael Skobac di Toronto dalle cui lectures tese ad insegnare elementi ebraici di difesa dai missionari cristiani e dalle sollecitazioni provenienti dai cosiddetti “Jews for Jesus” ho tratto alcuni degli argomenti appena visti e la scelta delle citazionied interpretazioni. È tempo di andare oltre senza attardarci ancora.

 

Le Risposte di tipo F. D-o ed il Male: La Separazione delle Carriere

Prima di procedere ad addentrarci nella visione cabalistica del problema del Male e nelle soluzioni originali che kabbala ha elaborato nei secoli dobbiamo completare il nostro excursus prendendo ora in considerazione un gruppo anomalo di soluzioni fondate in sviluppi filosofici d epistemologici del secolo appena trascorso. Queste risposte, pur presentando seri problemi di compatibilità con il monoteismo, non di meno stanno comunque conoscendo una crescente popolarità in un mondo che oggi dimostra di iniziare ad essere sempre più insofferente delle Letture Psicoanalitiche degli eventi della vita, del Senso di Colpa come stato emotivo di base dell’Uomo civilizzato e del concetto della Responsabilità Personale a cui non possiamo mai sottrarci perché in essa si esprime il criterio etico distintivo che caratterizza la forma psicologica umana.

A mio parere si tratta di un filone di risposte che non possiamo non considerare in qualche modo influenzate, quanto meno a certi livelli specifici intorno ai quali si è coagulata una galassia che esprime il pensiero di una significativa parte dell'intellighenzia filosofico-religiosa, dal successo crescente, del Teorema di Gödel sull’Incompletezza. Il testo forse più celebre di questa corrente di pensiero è opera del filosofo e divulgatore Douglas Hofstedter: “Gödel, Escher, Bach. Un’eterna ghirlanda brillante” edito in Italia da Adelphi.

Secondo Gödel infatti un’Universalità, che lui chiama “Serie” non può essere contemporaneamente coerente e completa.

O è completa, ed allora comprende in sé anche parti incoerenti, o è coerente ed allora deve essere incompleta, perché la realtà e la scienza ci dimostrano che invariabilmente qualcosa deve necessariamente restare esclusa, quando quest’ottica di coerenza identitaria volesse essere assoluta.

Può D-o essere considerato alla stregua di una “Universalità”? Può essere definito – una tantum sotto questa luce e chiave interpretativa – come una “Serie”?
Se provassimo ad ipotizzare di rispondere sì allora, per ritornare adesso al nostro tema, la risposta all’“Unde Malum” potrebbe assumere questa configurazione e questo contenuto…

Dio può essere solo Amore, Armonia e Bontà infinite. Il Male non procede dunque da D-o, non può essere compreso nella sua Universalità se vogliamo che essa sia perfettamente coerente. Ne consegue, allora, che ciò vorrà necessariamente dire che il Male è l’espressione di Principio Maligno, che per coerenza non può fare parte completante della Divina Identità, e che assume logicamente una posizione enantiomorfa simmetrica e contraria nel cosmo rispetto alla “Serie” divina, finendo de facto per partecipare pro-quota con D-o al controllo gestionale della realtà che conosciamo.

Personalmente vogliamo un mondo di bene ad un profondo e toccante autore americano, il rabbino riformato Harold Kushner. Rabbi Harold ha scritto libri meravigliosi che hanno aiutato enormemente un gran numero di lettori nel mondo, soprattutto quando questi si sono trovati nella vita a dover affrontare prove pesanti, grandi sofferenze o le conseguenze dolorose del male commesso in proprio o del male altrui. Uno dei suoi meravigliosi libri è per me l’illuminante “Nessuno ci chiede di essere perfetti, nemmeno D-o” (ed. TEA). Ma in un suo libro precedente a questo intitolato “Why Bad Things Happen to Good People” (“Perché Cose cattive capitano a Brave Persone”) afferma, non saprei dirvi quanto cosciente delle ultime implicazioni del suo discorso, qualcosa che non si discosta dalla formulazione che abbiamo formalizzato in sintesi poco sopra.

Per quanto sia per me sconcertante, come ebreo e come cabalista, ipotizzare anche per un attimo la possibile verità di quanto appena detto, non posso come essere umano naturalmente empatico non comprendere che una tragica esperienza personale di quanto il Male possa essere reale, devastante e soprattutto arbitrario, – cioè nel caso di Kushner si è trattato della lentissima e straziante agonia e morte di un figlio 14enne affetto dalla nascita da una rarissima ed incurabile malattia genetica letale – può condurre un autore, anche se un rabbino, a formulare conclusioni che, osservate dal punto di vista strettamente ed astrattamente teologico, non possono che essere considerate in contrasto con il monoteismo.

Secondo Kushner non sarebbe possibile concepire allo stesso tempo D-o come l’Essere Supremamente Buono e fonte di ogni Bene ed anche come l’Essere che è Assolutamente Onnipotente. D-o infatti incontrerebbe un limite alla sua onnipotenza nella sua incapacità di prevenire ed impedire il compiersi del Male, a e ciò anche quando il Male si accanisca nei confronti delle sue creature più innocenti ed indifese.

Lungo questa strada Kushner raggiunge sicuramente il suo obiettivo di confermare in modo assoluto la Bontà e Benevolenza dell’Eterno ma questo lo può fare solo a prezzo di rinnegare la sua Unicità come Primo e Solo Principio, Prima Origine e quindi Creatore e Signore, di ogni realtà. La strada di Kushner se portata avanti con coerenza alle sue conclusioni inevitabilmente imbocca alla fine il tunnel del Manicheismo.

Il Manicheismo è una dottrina religiosa e filosofica di origine persiana secondo la quale un D-o del Bene ( nello Zoroastrismo è Ahura Mazda) eternamente fronteggia un D-o del Male (Angra Mainyu), in una partita che resta in perfetto equilibrio omeostatico senza vincitori e vinti.

Il pensiero manicheo, all’epoca dei primi tempi di vita del cristianesimo, ha esercitato un forte influsso locale su alcune correnti all’interno della nascente galassia cristiana, finendo per portarle a separarsi dal cristianesimo paolino “mainstream” per diventare Gnosi Cristiana.

Questa ci prospetta in sintesi l’immagine di un Universo impegnato e consumato dalla lotta civile intestina tra il Bene, principio archetipico spirituale del tutto immateriale ed anzi incompatibile con la materia dove resta a lungo imprigionato, è presente allo stato Puro ed Assoluto solo al di fuori del Mondo, dove invece regnano e dominano il Rex Mundi, un falso D-o, il Demiurgo, ed i suoi Arconti, rappresentanti del Male e della Materia.

Per quanto nel campo del monoteismo cristiano il Manicheismo sia stato solennemente rigettato come eretico nel IV secolo d.C., ed i Càtari che in qualche modo ne raccolsero l’eredità storica e spirituale nel XII secolo, e vennero per questo fatti sterminare da Santa Romana Chiesa con apposita Crociata, tuttavia il suo richiamo dualistico pervadente continua tutt’oggi, attirando a sé non pochi di coloro che muovendo dalle versioni accettate del cristianesimo si definiscono come ricercatori spirituali. La natura oggettivamente dualistica delle manifestazioni più significative del mondo fisico e naturale intorno a noi contribuisce indubbiamente a far preferire la strada che identifica il Male con la presenza attiva di una figura Satanica. Questi in fondo altro non è che il Rex Mundi redivivo, ovvero un entità reale, personificata e separata da D-o, rispetto alla quale quest’ultimo apparirebbe come incapace a sottometterlo o comunque non disposto a ridurlo al controllo sotto il al suo potere, il che comporta anche nuove e peculiari coloriture teologiche e psicologiche alla figura Crisitica redentrice dello Spirito dalla sozzura del mondo nel nome del Vero D-o. Da queste posizioni derivano, come variante, quelle del tipo seguente…


Risposte di tipo G. Il Male è autonomo; non è alla pari di D-o; ma D-o lo permette.

È l’estrema frontiera di coloro che provano a collocarsi sulla linea di confine tra Monoteismo e Manicheismo Dualis. L’impianto teologico sul problema del Male che queste posizioni cercano di configurare le portano alla fine a concepire Satana come un soggetto necessario, la cui esistenza ed operatività è permessa da D-o, affinché la presenza nel mondo della tentazione del Male renda di conseguenza etica e positiva la nostra scelta del Bene. Questa scelta a favore del Bene si traduce in azioni che ci riconnettono con il Divino in un vincolo rinnovato, che è un patto di fede e di amore fra il Creatore e le sue creature. Tuttavia la problematicità di questi approcci consiste nel fatto che anche in questo scenario il Male appare separato, autonomo, potente e pericoloso. Solo l’ascolto della Voce spesso molto lontana di D-o ci può portare alla fine a volgerci salvificamente verso di Lui. Se invece cediamo alle tentazioni del mondo e della materia, di nuovo come sopra , saremmo irrimediabilmente perduti.

È molto importante, secondo me, se vogliamo illustrare le soluzioni al Problema del male formulate dai Cabalisti nel corso dei secoli l’aver fatto preliminarmente questo lungo e dettagliato riassunto di molte delle più significative posizioni teologiche e filosofiche emerse sin qui nella storia, che è diventata un’esposizione spesso colorata dalle mie simpatie ed antipatie personali verso qualcuno dei protagonisti del dibattito filosofico e religioso che derivano dalla consapevolezza della mia identità ebraica, della storia e della civiltà della mia gente, del pericolo che essa venga cancellata dal numero ogni giorno crescente dei suoi nemici sia storici che recenti.

Mi scuso sinceramente se qualcuno nella lettura si fosse sentito offeso. La mia esposizione non ha mai inteso delegittimare la fede di chiunque nella sua confessione di appartenenza per nascita o conversione. Esprime solo il punto di vista personale di un ebreo, che non vuole e né potrebbe – perché antitetico e comunque assurdo perché non conforme alla nostra tradizione – pretendere di parlare a nome dell’Ebraismo tout-court.

Ma è ora tempo di interrogare la tradizione plurisecolare della Kabbalah Ebraica per cercare di dipanarne l’incredibile complessità su questi punti e giungere ad assaporarne i meritati frutti.

Come Gershom Scholem ci ha saputo illustrare con precisione ed efficacia, nel corso della sua lunga ed affascinante storia la Kabbalah ha fatto anche propri alcuni dei filoni ideologici che abbiamo appena visto sotto l’etichetta “Risposte” e ne ha invece respinti altri, ed infine ha elaborato – prendendo le mosse ed i peculiari contenuti dalla sua complessa teosofia e cosmogonia, divenuta ancora più complessa ed affascinante dopo l’intervento delle dottrine Lurianiche – linee di pensiero e soluzioni che sono solo sue, idee che, come apprezzeremo, sono davvero originali e sorprendenti.

Nel corso di questo processo più volte i Maestri cabalisti hanno incrociato i sentieri e fatto sbiadire i confini tra l’ambito Teosofico e quelli Estatico e Pratico nella Kabbalah, così come tradizionalmente questi sono stati definiti e separati.
Talvolta sono state avvicinate o commiste le Divine Meccaniche Sefirotiche, concepite nella mente ed immaginate nell’anima stessa dai Maestri Mequbalim Teosofici, insieme con dati mnemostorici, folklore, leggende su Angeli e Demoni - gli Ophanim ed i Dybbukim – che sono il frutto copioso e quanto mai diversificato della secolare elaborazione della ricca tradizione ancestrale della devozione popolare ebraica, che affonda le sue radici nei giorni lontani del nomadismo nel deserto, della caccia e della razzia, degli altari di roccia e dei sacrifici umani, molto molto tempo prima della sconvolgente rivelazione da parte di un D-o che si definisce Unico all’orecchio, alla mente ed al cuore del caldeo Abramo, nostro padre.

Fabrizio Piola

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