Quel tipo di pensiero esoterico. Parte prima
Mi trovo ormai troppo spesso a dovermi esprimere, nel senso che oggi il pensiero “esoterico” diffuso dalla maggior parte degli autori che studiano e scrivono in questo campo dai confini fluttuanti e sfocati, sia raramente degno di essere preso in considerazione da chi intenda percorrere umilmente, ma con serietà e determinazione, una Via spirituale che conduca a forme di conoscenza rispetto alle quali l'individuo, olisticamente, possa riconoscersi a fine cammino, compreso ed illuminato.
Personalmente ho una profonda ammirazione di Alejandro Jodorowski come “persona esoterica” a 360°, ma proprio perché è un caso unico. I suoi bellissimi testi sono la condivisione di pensieri ed esperienze autobiografiche, il suo canale espressivo è l’arte, le sue forme filosofiche e pratiche di azione, come la psicomagia, che oltre ad essere formidabilmente efficaci, ci vengono da lui illustrate e proposte come atti artistici e cognitivi trascendentali, risultato dell’interazione creativa tra il proponente e l’accettante. Jodorowski non si propone come maestro, come mago, come padre fondatore di una nuova psicologia o di un’ennesima scuola spirituale, ma come un’artista, un uomo tra gli uomini, un bambino eterno innamorato dell’infinito con cui gioca con gioia, attraverso la manipolazione del mondo finito.
Eppure Alejandro Jodorowski nei suoi discorsi non usa il mumbo jumbo esoterico, ma al contrario usa il linguaggio quotidiano e sta molto attento a partire sempre dalle evidenze della ragione ed il suo parlare segue sempre le leggi della logica.
E evidente quanto differisce questo approccio da quello da cui ho tratto questo esempio triviale, probabilmente il classico post che fai sulla tua rubrica perché stamattina non hai voglia o forza di sbatterti a cercare di scrivere qualche cosa di meglio.
Questo tipo di esoterici trattano come “conoscenze” quelle informazioni apprese ed analizzate che arrivano tanto da fonti dichiaratamente irrazionaliste o di logica paradossale o parallela, quanto quelle che si formano con l'uso del moderno concetto di LOGOS. Solo che il logos nell’età contemporanea accede alla modalità ed alle conclusioni della scienza. Mentre l’esoterico deve essere “oltre” per giustificare la sua esistenza ed attrarre il pubblico che lo sostiene. Ergo, costoro usano il logos solo come e quando fa il loro comodo, e troppo spesso per supportare cosmeticamente tesi interpretative più o meno surrettizie, a cui essi sono per altro già giunti prima (si chiama “pre-giudizio”) in base a modalità cognitive ed analitiche alternative, le più varie, spesso forme di attività mentale rimarcabilmente "fantasiose".
Questo è un piccolo ed appunto trascurabilissimo caso esemplare. L’ho tratto da un noto sito di Matematica (o meglio matemagica) Sacra, su cui ho visto che diversi amici di FB vanno a consultare i simpatici e fantasiosi post di questo buzzurro britannico che entra nelle cattedrali medievali durante il culto a fare foto e misurazioni in canottiere e bermuda, fregandosene altamente del senso di disagio ed oltraggio che genera nei fedeli. Gli ho anche raccomandato di provare, almeno una volta, ad andare vestito in quel modo a fare lo stesso in una Moschea, durante l’Ejid, per vedere di nascosto l’effetto che fa. Ma questo ora non c’entra.
Come ben sa chi mi conosce ed anche chi mi segue, sono un cabalista ebreo spirituale, ma ora in sostanza non più religioso, e sono anni che mi dedico, fra le altre cose, ad indagare l'affascinante relazione fra la filosofia, la religione e la storia. Mi sono soffermato, soprattutto, sugli autori del mio campo di studi di elezione preferito, ovvero la relazione fra filosofia, mistica e religione negli ambienti islamici ed ebraici della Spagna Moresca (o Al-Andalus) tra i secoli IX e XIII. Sono svariati, ma non moltissimi, gli autori che nella storia del pensiero e della spiritualità islamica ed ebraica hanno dedicato la vita a perseguire ostinatamente, ovvero a rifiutare favorendo la religione, questa ardua, temeraria e forse quasi impossibile conciliazione fra la Verità dei Filosofi e la Verità della Rivelazione.
La Filosofia si pone l'obiettivo di costruire un'interpretazione della realtà indagandola cognitivamente, con l'uso delle facoltà della mente umana. Purtroppo, soprattutto in Occidente, i Greci hanno, per loro ragioni o genius loci, deciso che dell'ampio e stupefacente fascio delle qualità della mente umana se ne sceglie una sola e ne si assolutizza l'uso. Il monostrumento monocordo ovvero La Ragione = Logos.
La Religione oggi sopravvissuta alla sua sostituzione con la Scienza, Medicina in testa, nel culto popolare (a causa dell’azione del Logos) è del tipo storico “Religioni Rivelate”. Cioè esiste una rivelazione avvenuta in un momento preciso, o ancestrale immemorabile, in cui, per mezzo di profeti, di libri discesi perfetti dal cielo o di libri che si trasmettono intatti dall’alba delle generazioni, esiste davanti all’Uomo una Rivelazione sul senso dell’Universo rispetto a cui non può fare altro che imparare ed adeguarsi. Non si indaga la Rivelazione con la Ragione, che si suppone fare comunque parte del contenuto del testo sacro, non si cercano risposte e soprattutto non si fanno domande che si pongono come al di fuori della Rivelazione. Essa è definitiva, unica ed onnicomprensiva: non c’è Verità, non c’è Risposta ma soprattutto non c’è Salvezza fuori dalla Rivelazione e non ha alcun senso andarci. Nell’ambito della Rivelazione progresso e divenire sono concetti che non hanno sostanza né cittadinanza.
In mezzo c’è la Storia. Essa si pone lo scopo di illuminare che cosa realmente è successo nel passato con il maggior numero di informazioni cognitive ricavabili, al fine di produrre alla ricostruzione di una forma la più veritiera e onnicomprensiva del passato dell’uomo e delle idee che ne ispirarono le azioni. Per questo, anche se gli storici sono tutti specialisti di una porzione ben delimitata del passato, tutti tendono a relazionarsi in modo che tutto ciò che si trova vada a comporre un quadro olistico interpretativo che mostri le influenze, le relazioni i nessi causali, i macro-contesti, gli scenari globali che intrecciano indissolubilmente tutte le porzioni ed i campi della ricerca storica. La storia si fa con i DOCUMENTI. Siano essi testi, immagini, ritrovamenti archeologici e testimonianze materiali di ogni sorta. La storia si appoggia su scienze autonome in sé, ma anche considerabili come ancillari alla Storiografia. La principale di queste è l’Archeologia. Ma certamente non secondarie sono la Linguistica, la Paleografia, la Paleontologia, la Paleobotanica, le scienza che studiano l’evoluzione delle tecnologie e dei manufatti che ne derivarono.
Io sono cresciuto dai primissimi anni delle superiori come filosofo (non storico della filosofia, ma filosofo pensante) grazie alla generosa ed amorevole formazione, impartita ad un cenacolo di studenti “riconosciuti” come discepoli con potenziale da aiutare a far emergere, dal mio maestro allo storico e prestigioso Liceo Classico “Massimo d’Azeglio” di Torino, il prof. Michele Bijno, laureato in Medicina, Psicologia, Lettere e Filosofia e Teologia, un uomo dolcissimo e genialmente enciclopedico che sapeva come accendere il fuoco nelle nostre anime.
Michele Bijno non ci trasmise affatto il suo pensiero. Ma ci insegnò a pensare. Benedico il suo ricordo ogni giorno e credo che la sua presenza nella mia vita sia stato un dono formidabile che l’amore divino ha voluto farmi, per sostenermi con quelle esperienze nei difficili anni successivi.
Dopo un lungo intervallo dedicato agli studi umanistici – tra cui quelli professionali di diritto – ed a pratiche artistiche e sperimentali, pervenuto a 40 anni, solo e senza figli, deluso dal lavoro che detestavo e dalla vita che facevo, ho sentito un bisogno molto forte di ritornare alle grandi domande, disposto a fare di tutto per andare finalmente al di là dello specchio. Sono così tornato alla religione ebraica della mia bisnonna, grazie alla “qualità” ebraica matrilineare trasmessami da mia nonna Clelia e mia madre Iole. Mi sono ritirato dal lavoro per dedicarmi interamente allo studio. Ho studiato per anni Ebraismo e Kabbalah (un amore già liceale) in Italia, Israele, Stati Uniti e Francia, in ambienti religiosi di natura ortodossa, chassidica e soprattutto sefardita, pur essendo le mie origini ebraiche tedesche da Trier (Treviri), ashkenazite ed Alte-Hassid. Dopo anni controversi, ho scelto di avvicinarmi dapprima con lo studio ad autori riformati americani e poi aderire al giudaismo riformato nella denominazione moderata dei Conservative Orthodox, nel periodo in cui ho vissuto in California. Conseguentemente per gli ortodossi sono meno di un animale ed i miei rapporti con codesti sono ormai inesistenti.
Attualmente sono impegnato allo sforzo che vale una vita, e cioè quello di realizzare fuori dal mondo ebraico un’analoga operazione rispetto a quella con cui John Kabat Zinn ha deciso di laicizzare la Vipassana Buddhista, senza minimamente tradirne gli insegnamenti ed i valori, per metterla a disposizione dell’Umanità non-buddhista con il nome di MINDFULNESS.
Ho considerato che ci sono al mondo 22 milioni circa di ebrei. Molti sono atei o agnostici. Alcuni sono laici religiosi. Altri sono ortodossi. La mia materia e ragione di vita, la Kabbalah inizia come circoli esoterici di maestri e studenti della legge, per lo studio dei testi sacri attraverso modalità e tecniche ermeneutiche sapienziali ebraiche e mutuate da altre forme e tradizioni sapienziali dal mondo classico greco-romano, mediterraneo, Vicino e Medio-oriente nonché dall’Anatolia e dalla Persia, per estendersi fino a forme sciamaniche proprie delle tradizioni nomadiche sulle vie commerciali dell’Eurasia, poi Via della Seta. La Kabbalah nella mia visione per sua natura nasce ebraica nello spirito, spuria negli strumenti ed anti-ortodossa nei sentimenti. Nel medio Evo risorge improvvisamente dopo un periodo “carsico” di almeno 7 secoli, tra Provenza e Catalunya. E fiorisce rapidamente ed impetuosamente gloriosa nella Spagna delle 3 culture, come figlia diretta del Misticismo islamico Sufi di quel tempo (come dimostrerò oltre qualsiasi ragionevole dubbio nel mio prossimo libro) e fortemente influenzata dallo gnosticismo cristiano e del dualismo zoroastriano persiano, che oltretutto donerà una sua preziosa struttura concettuale alla kabbalah, cioè l’Etz Chayim delle Sefirot o Albero della vita. Dieci le sefirot ebraiche, i cui nomi sono di derivazione persiana e 8 quelle persiane originarie. Dal 1600 circa, gli ortodossi hanno monopolizzato la Kabbalah come loro gelosa proprietà personale, il che è paradossale ed ironico. Gli ebrei ortodossi nel mondo sono qualcosa meno di 1,5 milioni in Israele e forse un altro milione nel resto del mondo. Due milioni di persone, pur non dichiarandosi né haredi né ultraortodosse, si dichiarano vicini alla spiritualità e pratica ortodossa. Sulla Terra siamo in 8 miliardi. Forse è tempo che al resto del mondo venga offerta la possibilità di accedere e conoscere questa tradizione, al netto di tutti i diretti riferimenti alle pratiche ebraiche, che sono inutili anche perché, in ogni caso, la conversione all’ebraismo attraverso i canali ortodossi è un compito come minimo chimerico. Pertanto, da quest’anno, così come dalla Vipassana è sorta la Mindfullness, allo stesso modo io proporrò di fare conoscenza con la BEMARA’H, la trasposizione restaurata all’originaria apertura e dialogo con tutte le tradizioni esoteriche presenti della Kabbalah Ortodossa per ebrei ortodossi.
Lavorando a questo enorme progetto mi sono immediatamente reso conto che le fonti da cui parto per iniziare a trasporre sono tutte ritenute religiose. Ed appartengono al “genere” della letteratura religiosa ebraica. E per affrontarla in modo laico e contemporaneo vi è necessità di passare tutta questa materia al vaglio della storiografia, un’analisi di ispirazione scientifica che si impernia sull’uso del Logos e quindi della ragione.
Ma la Rivelazione, da un punto di vista laico ed esterno ad essa, è o non è un oggetto legittimamente e tecnicamente suscettibile di un’indagine storica?
Beh, dipende a chi lo si chiede.
Se lo si chiede ad un Filosofo, credo proprio che un filosofo in genere non abbia obiezioni che la Filosofia sia oggetto di studio storico > vedi “Storia della Filosofia”, e che parimenti anche le Rivelazioni che si sono evolute in Religioni siano indagabili in modi e con strumenti analoghi.
Se invece si vuole vivere pericolosamente e lo chiede ad un Religioso, di norma questi è convinto che esiste già una “scienza” religiosa interna che si chiama “Teologia”, che funge perfettamente allo scopo. Questo atteggiamento adombra implicitamente la convinzione, molto diffusa tra i religiosi (clero o laici che siano), che la propria Rivelazione, alla fine dei conti, sia l’unica vera Filosofia. Ed in terza battuta il religioso vi risponderà che non ha senso, perché sarebbe un inutile cercare “fuori” mentre la metafisica – cioè il “territorio” concettuale ove risiederebbe la Divinità - è un ambito extraterritoriale rispetto alle pretese del logos dei filosofi e dell’indagine della scienza trovandosi oltre il Rubicone del continuum spazio-temporale che segna il limite invalicabile della Ragione Umana.
Come ho detto, io non sono più religioso, nel senso che non mi impongo di rispettare le norme e le pratiche di alcuna religione rivelata nella sua versione ortodossa. Ma sono un individuo profondamente spirituale, e dal mio punto di vista non sussiste, né può e deve sussistere alcuna preclusione, divieto, impossibilità e limite quando affrontiamo olisticamente le tradizioni religiose e quelle mistiche che ne sono derivate Siamo tutti, in quanto umani, perfettamente equipaggiati per focalizzarci a piacimento sull’esplorazione cognitiva della REALTÀ. Questo termine però io lo uso in un’accezione comprensiva ed ampia che è, esperienzialmente, qualcosa di molto più ampio dell’oggetto di indagine della scienza (che usa il monostrumento e si concentra sulla materia e sulle forze, le energie ed i processi che la trasformano) e di coloro che che definiscono la Mente in modo riduzionista, scambiando il Contenuto per uno dei suoi Contenitori, (l’Encefalo), oppure definendo le proprietà della prima (la mente) in base alle caratteristiche del secondo (l’encefalo).
All’inizio della Via per la sapienza ed il superamento mistico di ogni dualismo per me non può che esserci l’indagine compiuta con la Ragione, che deve però essere pronta a ridurre progressivamente la sua partecipazione ai processi superiori, man mano che i livelli diventeranno per complessità indagabili solo con tecniche o pratiche, come ad esempio quelle estatiche, in cui il ruolo principale non è svolto né dalla ragione (che è verbale), né dallo status opposto (il pensiero non verbale), bensì da qualcosa che è ontologicamente posto prima e a priori, totalmente prescindente dalla contrapposizione verbale-non verbale (e paraverbale), in cui attraverso le opportune tecniche la mente viene a trovarsi, che in Kabbalah possiamo definire come Pre- o Preter-verbale, oppure Stato di Mente Superconscia.
Ma ogni scala si sale facendo il primo gradino che è quello della ragione. Forse a qualcuno dei moderni esoterici che opera, ormai al di fuori di qualsiasi tradizione, nell’era dei social e della virtualità, questa posizione potrà far sorridere o sollevare intolleranza. Eppure credo di essere in ottima compagnia:
- Affidati al messaggio del maestro, non alla sua personalità.
- Affidati al senso, non alle parole.
- Affidati al senso reale, non a quello temporaneo.
- Affidati alla tua mente di saggezza, non a quella ordinaria che giudica.
- Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso il vero: non andare fino in fondo e non iniziare.
- Non c’è nulla di costante, tranne il cambiamento.
- La conoscenza può essere comunicata, ma non la saggezza. Uno può trovare la saggezza, venirne fortificato, fare meraviglie tramite questa, ma non può essere comunicata ed insegnata.
- Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile.
- L’uomo è ciò in cui crede. L’uomo è l’immagine dei suoi pensieri quindi spesso l’uomo diventa quello che crede di essere.
- Fare del nostro meglio significa che in ogni momento della nostra vita di tutti i giorni dovremmo investigare nella nostre menti a proposito dei nostri errori, anche quelli di cui gli altri non sanno. Se noi lo facciamo, stiamo davvero facendo del nostro meglio.
- Tre cose non possono essere nascoste a lungo: il sole, la luna e la verità.
- Nella ricerca della verità ci sono certe domande che non sono importanti. Di quale materiale è costituito l’universo? L’universo è eterno? L’universo è limitato o no?…
- Se un uomo volesse posporre la ricerca e la pratica dell’Illuminazione fino alla soluzione di questi problemi, morirebbe prima di trovare la via.
- I fontanieri incanalano l’acqua, gli armaioli piegano i dardi, i falegnami piegano il legno, i Saggi piegano se stessi.
- Non credere dunque a nulla, non importa dove lo hai letto o chi l’abbia detto, neppure se fossi io colui che lo ha detto, a meno che non sia cosa affine alla tua Ragione e vicina al tuo Buon Senso.
Qualcuno ha sicuramente riconosciuto chi fece queste affermazioni. Per gli altri dico che è un personaggio che molto stimo e che amo anche se sul punto del desiderio, le nostre filosofie divergono radicalmente. Per questo cito proprio lui, il Buddha, a sostegno dell’affermazione che il primo indispensabile stadio esoterico è quello dell’indagine logica e razionale sui fatti della realtà come essa ci appare.
E dunque indagare la Rivelazione attraverso gli strumenti e le categorie della Storia è cosa non solo ottima ed opportuna, ma presumibilmente necessaria.
Così come lo scultore o il pittore o anche l’umile cuoco, creano nel Pensiero e poi realizzano nella Materia servendosi di una molteplicità di strumenti di qualità diversa, che vanno da quelli meno raffinati per sgrossare a quelli minuscoli e precisissimi per condurre la realizzazione ad un grado di perfezione che coroni lo sforzo, così l’Uomo indaga progressivamente la realtà addentrandosi in essa, usando una successione di strumenti per compiere attività che sono diverse, per perseguire scopi diversi, in contesti che mutano.
Questa ricerca è spesso un’avventura euristica ed esposta alla serendipità. Con questo voglio dire che mentre si ricerca sorgono sempre nuovi problemi e nuove domande che richiedono nuove riflessioni, nuove soluzioni, e nuove tecniche per poter mettere al lavoro con frutto i nostri strumenti.
Anche queste sfide sono meravigliosi e fondamentali accrescimenti della nostra conoscenza e delle nostre capacità.
E a volte scopriamo che le risposte trovate mentre cercavamo una risposta più o meno ultimativa su qualcosa, sono per noi, in realtà, in quel momento o anche in assoluto, esse stesse più preziose ed imprevedibilmente più importanti e rivelatrici di quello che cercavamo inizialmente di raggiungere.
Tu ora mi dirai: L’hai presa molto alla lontana per motivare il tuo apparente sarcasmo dadaista sul post esoterico nella prima foto. Diciamo pure, un po’ troppo alla lontana?
Sì, hai ragione.
Forse sono partito un po’ troppo da lontano.
Ma dobbiamo scontare il fatto che purtroppo da DENTRO qualsiasi ottica di cultura esoterica o di tradizione iniziatica NESSUNO SI PRONUNCIA MAI SU QUESTE TEMATICHE, CHE PURE SONO SEMPRE PREMESSE NECESSARIE PER EVITARE DI SPACCIARE, CONVINTI NELLA NOSTRA PERSONALE EGOLATRIA, COLOSSALI CAZZATE PER SAPIENZA.
E, comunque, riflettiamo. Dal mondo della ragione, sia essa alta oppure spiccia, noi veniamo e noi abitiamo circondati dai dormienti. Ed anche se fosse a noi riservato il destino di poter vivere il Satori, ebbene esso dura lo spazio di un sogno. Dopodiché ti resta solo di ridiscendere dalla Montagna e ritornare alla vita, alla necessaria relazione coi dormienti ed al mondo del logos, sia esso puro, spurio o corrotto. La ragione è una lingua che non puoi permetterti in qualsiasi caso di dimenticare, fino a quando sarai in questa forma.
La convinzione che la spiritualità debba coincidere con l’irrazionalismo disordinato o con l’emotività ondivaga è del tutto erronea e va quindi abbandonata.
Shalom,Tzuriel
(fine prima parte)