Cosa sono le influenze A, B e C? Fontana Editore

Cosa sono le influenze A, B e C?

Secondo il mio caro Maestro di Quarta Via Georges Ivanovič Gurdjieff, l’uomo è sottoposto a tre tipi di influenze che chiamava di tipo A, B o C.

Mi rendo conto che mi è necessario, alle volte, ridare la giusta collocazione al lavoro che faccio, l’editore appunto. Mi è consolante, a volte, cadere nella presunzione che il mio lavoro abbia più importanza di quella che in realtà ha (l'ego ha i suoi slanci). Osservo, inoltre, un mondo invaso da sedicenti maestri e guru, molto seriosi e trendy.

Ecco che la descrizione delle influenze A, B e C del caro Georges Ivanovič Gurdjieff - contenute nel suo insegnamento chiamato Quarta Via - torna quanto mai opportuna.

In breve, le influenze di tipo A, sono le influenze di tipo ordinario/meccanico a cui siamo continuamente sottoposti tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti. Doveri, educazione, aspettative, sensi di colpa, ecc., questo è quello che sono questo tipo di influenze.

Le influenze di tipo B sono più interessanti e costituiscono il fulcro di questa mia riflessione. Le B sono influenze che hanno un valore soggettivo su di noi. In origine sono influenze coscienti e oggettive, ma giungono a noi come echi, riverberi di quelle che chiameremo influenze C, appunto. Si diffondono attraverso l’arte, la letteratura, le religioni, le allegorie, le fiabe, ecc.. La loro origine è esterna alla meccanicità. Sono il frutto di una Coscienza che ha voluto tramandare qualcosa. Le influenze B sono ovunque, le incontriamo e le sfioriamo, spesso senza rendercene conto, almeno fintanto che non prestiamo loro attenzione.

Può esservi utile ricordare la mia “prima” influenza B! Ne ho un ricordo ancora vivissimo nella mia memoria: su una rivista maschile di moda e cultura lessi (Max, circa trent’anni fa) una lunga intervista a Franco Battiato. Parlava di spiritualità e vita interiore, a me che a quel tempo ero ancora nei miei mondi pieni di fantasticherie. Battiato raccontava della sua ricerca e di questo maestro armeno, Georges Ivanovič Gurdjieff appunto, e la cosa mi impressionò molto. Dopo solo pochi giorni trovai, in un banchetto di libri usati, una copia di “Incontri con uomini straordinari”, uno dei libri scritti proprio da Gurdjieff. La lettura di quel testo mi spalancò orizzonti e attizzò la mia sete di saperne di più, costringendomi a cercare con avidità tutti i libri scritti da Gurdjieff o che parlavano di lui e del suo insegnamento. Passarono gli anni e accumulai un tale numero di influenze B da creare in me un “centro di gravità permanente”, per dirla alla Battiato, un qualcosa che attirò verso di me, finalmente, influenze di tipo C.

Le influenze di tipo C, dicevamo, sono di tipo cosciente e direttamente emanate da una Fonte, in genere da un vero Maestro o una vera Confraternita che insegna in contatto diretto con l’allievo. Per me fu quello che fu; il contatto con il maestro mi mise a disposizione l’insegnamento che tanto avevo agognato.

Tornando alla mia attività di editore esoterico, mi rendo perfettamente conto che i libri che pubblico e gli articoli del mio CCBlog servono a veicolare influenze di tipo B e il mio compito è di cercare di diffonderle a quante più persone possibile, perché siano esse di loro utilità, proprio come l’intervista di Battiato lo è stata per me.

E questo è anche quello che fa ogni divulgatore, a cominciare dai miei autori, chi riempie teatri con le proprie conferenze, magari anche “facendo finta che…”,  chi offre seminari a pagamento o corsi per sviluppare “il terzo occhio” o l’”Ho'oponopono”, ecc.: SONO TUTTE INFLUENZE B! Non fare l’errore di pensare di avere a che fare con un vero Maestro, e quindi con le influenze C; quelle sono un’altra cosa, arrivano eventualmente poi, quando avrete saturato il vostro "centro di gravità permanente", e sono poco accessibile ai più.

Vorrei ora spostare il punto di vista sull’elemento più importante dell’equazione.

Vorrei farti notare che ci scordiamo sempre dell’”elemento segreto” e cioè che di solito manchi proprio tu!

Dove sei tu?

Ricevo diversi commenti da parte di chi segue il mio sito e le mia pagine social, riguardo i libri che pubblico. In genere mi si chiede se col tale libro si riuscirà a raggiungere un certo risultato o una certa comprensione. La mia risposta è sempre: “dipende!”.

Dipende da cosa? Dipende da te che leggi!

Senza te, hai sul tavolo solo pochi etti di carta stampata, buona per accendere il fuoco o livellare un tavolino. Il contenuto di un libro è solo potenziale, sono sequenze di inchiostro, di lettere, di parole che, per quanto potenzialmente preziose, acquistano un senso solo in base a te che le leggi - e scomodiamo pure la meccanica quantistica, sul rapporto tra osservatore e osservato, che calza a pennello! - La sedia che occupi ad una conferenza o lo spazio che ingombri (son pochi metri cubi) in un seminario sono inutili senza la presenza del “tu”.

Anni fa in una chiacchierata informale, il mio Maestro, rispondendo ad una domanda ammise che si, un uomo può evolvere da solo, anche senza l’aiuto di una Scuola (Ok, è molto più faticoso...), sottolineando così non tanto l’importanza di un maestro quanto quella dell’”allievo”.

Riporto ora questa storia Sufi che trovai, quando la lessi, molto stimolante:

Falsi maestri e veri Discepoli

"Tanto tempo fa un giovane biondo era alla ricerca del Vero. Iniziò a percorrere molte strade sperando di poter trovare un maestro che potesse aiutarlo nella ricerca. Si fermò lungo un sentiero e vide un gruppo di persone (in realtà erano un gruppo di briganti di ritorno dall’ultimo saccheggio) a cui chiedere informazioni su un maestro a cui poter affidare la propria crescita.

Appena vicino al gruppo chiese subito al capo “Mi perdoni, ma io sto cercando un Maestro a cui affidare la mia vita e che possa aiutarmi a trovare la Via, ne conoscete qualcuno?”.

Il capo brigante, che era una volpe, capì che il giovane poteva ritornargli utile e, facendo un occhietto ai suoi, gli disse “Io sono un maestro! Se vuoi arrivare alla meta dovrai eseguire i miei ordini per dieci anni, dovrai lavorare per noi, fare da mangiare, lavare, riassettare i nostri letti e rasserenare le nostre anime. Allo scadere del tempo ne riparleremo...” Al capo brigante era venuta questa splendida idea... d’altra parte si ricordava ancora che suo padre gli aveva insegnato qualche preghiera con cui poteva raggirare il ragazzo. Costui accettò immediatamente con la gioia nel cuore di aver fatto pochissimi sforzi per incontrare il Maestro.

Per dieci anni il giovane lavorò, diventando quasi uno schiavo, ma con Dio nel cuore e nella mente, con la meta sempre viva innanzi a sé. Intanto Dio vide con benevolenza l’amore che lui manifestava in tutte le cose che faceva e decise che ormai era pronto per diventare egli stesso un Maestro.

Mandò il suo angelo per informarlo della sua decisione...

Proprio durante la notte, l’Angelo del Signore apparve al giovane e gli disse: “Alzati e sii felice, Iddio ha deciso che tu potrai essere un suo rappresentante sulla terra, da oggi sei un Maestro!”. Il giovane rimase perplesso e rispose: “Oh angelo, grazie di questo annuncio, ma io non posso diventare un Maestro almeno fino a quando il mio maestro terreno non mi avrà concesso libertà!”.

L'Angelo, quindi, lasciò il ragazzo e partì per comunicarne la risposta. Appena Iddio seppe si compiacque della fedeltà amorosa del giovane, senza giudizio, senza cattiveria. E rispose “In nome del profondo amore che è nel cuore del ragazzo io trasformerò quel ladro in un Maestro. Costui, infatti, ha formato la faqr (attitudine al discepolato) di questo giovane meglio di quanto molti altri avrebbero potuto fare.” E così avvenne.

In conclusione voglio sollecitarti a coltivare l’attitudine e il desiderio di essere “allievo”, ti consiglio di meditare molto su questa domanda: “cosa vuol dire essere/diventare discepolo?”

Ora, caro lettore, spero che questa mia modesta influenza B ti possa esser utile.

Più sotto c’è la possibilità di commentare ed esprimere il tuo punto di vista sull’articolo, cosa a cui ti invito caldamente.

 

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5 commenti

Articolo bello, umano e commovente. Troppe volte nella vita si ha fretta di smettere gli abiti di allievo per voler diventare “maestro”, di tutto, con arroganza. Invece dobbiamo coltivare la bellezza di essere allievi, sempre…

Patrizia

“Io sono il Maestro di me stesso”
Parto da questa frase che troppo spesso viene usata per giustificare la propria scarsa disponibilità a mettersi al servizio, ad essere discepoli, a imparare con umiltà lavorando su di sé.
Il Maestro interiore ci guida e ci conduce sempre verso la nostra meta e ci mette sulla strada per persone giuste al momento giusto. Il lavoro su di sé è per me l’unico lavoro che ha un senso e che ripaga, prima o poi, tutti gli sforzi fatti ma è pur vero che è proprio nella vita di ogni giorno, sotto le influenze A, che ci si forma e ci si tempra per le altre influenze superiori. Grazie per lo spunto di riflessione.

Vanessa

Interessante come abbia trovato, dopo pochi giorni dalla conoscenza di Gurdjeff, in questo tuo blog, la spiegazionedi questo tema. Anni ed anni fa, comprai, attirata dal titolo , un libro , “Se incontri il Buddha per strada, uccidilo”, mi è sempre rimasto impressa la dicitura del titolo stesso. Si è discepoli di se stessi, attraversando con la propria anima l’insegnamento di un maestro che “riconosci” attraverso il tuo specchio interiore.

Katia

Roberto, in prima istanza si. E’ chiaro che tra il dire e il Fare c’è di mezzo il “Mare” _

Rocco

Quindi oltre la “predisposizione” dell’influenza B, diventa indispensabile la “presenza”. Si dice che possa bastare solo quest’ultima, tutto il resto è grasso che cola…..

Roberto

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