Eterotopia nei corpi e nei luoghi. L'educazione ambientale con Michel Foucault
Nella definizione di Michel Foucault[1], le eterotopie sono quei luoghi che non necessitano di riferimenti geografici. Sono i luoghi dove esiste un eccesso di realizzazione e, nel contempo, di immaterialità. Un esempio di eterotopia sono i luoghi delle istituzioni totali (carceri, prigioni, ricoveri) ma anche "quelle istanze che coinvolgono completamente i soggetti"[2]. Ad esempio, i drive-in, i viaggi-crociera. In fondo, l'eterotopia è una realtà che si fonda solo su sé stessa.
Usando la nozione di eterotopia è possibile leggere i contesti di vita dell'uomo in termini urbanistici ed architettonici.
Forse il corpo abitato da pensieri e l'invasione dello spazio interno psicologico da parte della tecnologia costituisce nuovi luoghi-non luoghi che non sono stati ancora mappati.
Manca ancora un concetto che sia il corrispettivo delle eterotopie rispetto al problema Mente/Corpo, ma possiamo pensare che l'accoppiamento strutturale[3] fra uomo e protesi meccaniche e, per esteso, fra uomo ed ambiente circostante possa portare a pensare ad una nuova autopoiesi.
L'uomo si interfaccia da sempre con oggetti e manufatti e quindi la riflessione sulla tecnologia appare come una novità mentre l'oggetto della sua analisi non lo è assolutamente.
Secondo Michel Foucault, siamo passati da un'epoca dominata dal tempo, dalla storia (l'Ottocento) ad un'epoca (teniamo conto che Michel Foucault morì nel 1984) dominata dallo spazio (il Novecento). Ciò ha voluto dire che la riflessione collettiva ed in parte dettata dal senso intrinseco del clima culturale recente ha fatto della riflessione sullo spazio (e, per converso, sui luoghi fisici, geografici) un fulcro. La dislocazione sembra essere passata a ricoprire il luogo che era stato tenuto dall'estensione e, prima ancora (nel Medioevo) dalla localizzazione.
La dislocazione è, per Michel Foucault, definita dalle relazioni di prossimità tra punti od elementi.
Lo spazio è carico di qualità, è abitato dalla nostra capacità di percepire e quindi ne cogliamo il nesso solo traducendolo in significati arbitrari. La arbitrarietà è data dalla soggettività ineluttabile.
Esempio. Quando si gioca all'albero ritrovato, un famoso gioco educativo utilizzato dal Centro di esperienza Ambientale di Dobbiaco (BZ). Una coppia di persone si muove in un bosco fitto. Uno dei due bendato è condotto dall’altro e viene portato, dopo un certo periodo di tempo, a “percepire” un albero, a toccarlo. Sempre bendato, egli è ricondotto alla base di partenza per una strada completamente differente. Ora, sbendato, dovrà ritrovare l’albero.
Per farlo dovrà poggiare solo su quello che ha potuto fare e ricordare (impressioni sulla conformazione del terreno, sul percorso, sulla forma e posizione dell’albero, eccetera…). Le persone che giocano, essendo temporaneamente senza la vista costruiscono mappe mentali dello spazio circostante e alle volte, appena sbendati, ritrovano l’albero sulla base non della ripetizione del percorso ma della sovrapposizione istantanea della mappa mentale con quello che improvvisamente vedono.
L'annullamento dello spazio corrisponde ad un'erosione della nostra vita, ad un'eterogeneità di sensazioni e di luoghi attraversati. Questi luoghi sono da noi coltivati nelle mappe mentali, si descrivono e ci descrivono.
Alcuni luoghi sono abitati da noi. Agiamo partendo sempre ed esclusivamente dalla nostra percezione .
La nostra percezione incorpora elementi esterni che filtrano in noi. Un prototipo classico viene dalla cosiddetta science-fiction (la fanta-scienza): l’influenza della tecnologia sulla psiche umana e sui comportamenti ed azioni individuali nell'opera di James George Ballard[4], scrittore britannico. È proprio tramite i racconti ed i romanzi di Ballard (o, per altri versi, prima di lui, William S. Burroughs, e, negli ultimi 30 anni, i film di Cronenberg) che assistiamo al paradosso del corpo che, immerso nella pervasiva tecnologia digitale e virtuale, vive in luoghi nuovi ed impensabili. Ai critici della tecnologia che sostengono (sempre meno, per fortuna) l’eliminazione del corpo, data la riduzione dell’attività dell’uomo ad una semplice trasposizione e organizzazione di dati nella rete, opponiamo l’idea di un ritorno del corpo come previsto in tempi non sospetti da Antonio Caronia[5]: nella virtualità della mappa, il corpo è al centro perché le sue facoltà devono amplificarsi e raggiungere il senso, per cui la benda sugli occhi dell’uomo che cerca di capire dove sta l’albero a Dobbiaco è quasi una protesi di realtà aumentata. Egli sta simulando la realtà virtuale del pipistrello, magari, ma esce dalla dimensione speculativa e simulativa per costruire le mappe di un luogo che percepisce inciampando, annusando, toccando rami e foglie…
L'interesse di Foucault è sui luoghi effettivi, ma possono essere considerate anche le rappresentazioni che facciamo di tali luoghi.
La costruzione di mappe mentali permette l'agire, ma questo agire può anche parzialmente essere determinato da altro (le pulsioni ballardiane).
L' eterotopia ha valore anche di incorporamento poiché determina azioni in luoghi privilegiati o deputati a tali azioni.
Per Foucault, l' eterotopia ha il potere di giustapporre in un unico luogo reale, differenti spazi, differenti luoghi mutuamente incompatibili. Gli esempi che Michel Foucault adduce sono il giardino o il cinema.
L'eterotopia è anche la rottura del tempo lineare per permettere di ricreare un possibile tempo assoluto, in cui si manifesta un eterno presente.
Esiste, comunque, la realtà sociale. In essa si scorgono, sulla scorta della variegata molteplicità delle azioni umane, movimenti caotici e più o meno disorganici di tanti attori/giocatori. La molteplicità è il fattore costitutivo di questo nomadismo.
Gli attori umani si muovono nei luoghi, ed inoltre li incorporano. Il corpo si erge allora come regno assoluto della soggettività della percezione dell'esterno ed è a sua volta luogo dell'azione.
È il corpo il tramite con cui usiamo il mentale, edifichiamo la realtà, dispersa e disseminata al punto che si ha l'illusione prospettica del virtuale. Il virtuale non è null'altro che lo smarrimento.
La ricerca della paradigmicità assoluta circonda l'azione, il movimento.
Il cosiddetto "virtuale" è considerato come la riduzione sostanziale e significativa della distanza fra sé e l'oggetto. Ciò rende impossibile la narrazione ma diventa tirannia dell'azione nel presente. Il presente non è più vissuto come tempo vissuto dal soggetto, ma come immanenza, è percepito come istantaneità perenne.
La smaterializzazione non può avvenire (né concettualmente, né concretamente); essa è considerata come perdita dell'oggetto od empatia ma è perdita della percezione .
La condizione di vita in un contesto tecnologico è strutturante i contesti delle macchine metaboliche e cognitive.
Il corpo viene smaterializzato nell'adesione alla filosofia del virtuale.
Il corpo è il luogo in cui si trovano a coincidere sia l'essenza della nostra presenza corporea sia la dimensione sociale in cui esso è da noi gestito anche se mutato dal contesto ambientale.
Si è fatta molta letteratura anche di ottimo livello su questa condizione che ci appare come parzialmente evidente e nuova, ma molta parte dell'impostazione neoromantica ci parla del corpo asservito, mutilato, mancante. In verità, il corpo è se stesso ma è anche altro da sé, non qualcosa di meno, ma qualcosa di più anche se viene disciplinato foucaultianamente. È noto che Foucault si occupa di storia non basandosi sulla palingenetica successione di eventi portanti della manualistica o sui testi importanti e conclamati ma sulle fonti disseminate fra le pieghe dei secoli in cerca di indizi e dettagli apparentemente ignorati ma significativi. È tramite la ricostruzione della vita quotidiana che possiamo capire come si vive, insomma, e non grazie ai proclami e agli imperativi morali dei documenti o dei calendari di date. Il pensiero fuori dalla soggettività è difficile da tracciare; questa ricerca archeotipica della società e dei luoghi in cui l'estraniamento del corpo si fa caratteristica non artificiosa ma reale, microfisica del sistema sociale in cui nascono i luoghi del disciplinamento del corpo ci porta ad analizzare il fallimento parziale della scienza politica nel rapporto col corpo. Il linguaggio, la conoscenza, il modo di costruire una società sono i motori che possono spiegare come il corpo è materialmente usato e sistematizzato a fini sociali. La ricerca dei luoghi che ci abitano è la ricerca del corpo e dei suoi movimenti tendenziali verso l'autonomia o la dimensione intangibile ma precisa e direttiva del Potere.
Marco Bertone
1. “Le utopie consolano; se infatti non hanno luogo reale si schiudono tuttavia in uno spazio meraviglioso e liscio; aprono città dai vasti viali, giardini ben piantati, paesi facili anche se il loro accesso è chimerico. Le eterotopie inquietano, senz'altro perché minano segretamente il linguaggio, perché vietano di nominare questo e quello, perché spezzano e aggrovigliano i luoghi comuni, perché devastano anzi tempo la «sintassi» e non soltanto quella che costruisce le frasi, ma quella meno manifesta che fa «tenere insieme»…le parole e le cose.” (M. Foucault, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane,Milano, Rizzoli,1963, pag.7)
2. Cfr. l'introduzione al secondo volume della rivista "millepiani".
3. Accoppiamento strutturale: nella esperienza dei due biologi Maturana e Varela, altrove citati, dato il principio di determinazione strutturale, l'interazione tra sistemi è spiegata come "...una storia di interazioni ricorrenti che conduce alla congruenza strutturale tra uno (o più) sistemi" (Maturana & Varela, 1987). Accoppiamento strutturale è il termine dato all'ingaggio, determinato dalla struttura (e a sua volta determinante la struttura), di una data unità con il suo ambiente o con un altra unità. Esso è definito quale "un processo storico che porta alla coincidenza spaziale e strutturale tra i cambiamenti di stato..." (Maturana, 1975) nei partecipanti. Come tale, descrive il continuo mutuo co-adattamento.
4. James Graham Ballard (Shanghai, 15 novembre 1930 – Shepperton, 19 aprile 2009) è stato un grande scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza, autobiografici e di satira sociale. Amante delle avanguardie letterarie, e soprattutto dai surrealisti, è uno dei più famosi scrittori postmodernisti.
5. Antonio Caronia, “Il corpo virtuale. Dal corpo robotizzato al corpo disseminato nelle reti”, Franco Muzzio Editore, Padova 1996.