Altri 3 virus pericolosi Fontana Editore

Altri 3 virus pericolosi

Altri 3 virus pericolosi

Colonizzazione del corpo, ideale salutistico e turbocapitalismo. Con molta riluttanza scrivo dell’importanza del CoVid-19 come evento sociale totale globale, poiché saturato dalla fibrillazione mediatica che da un lato offre una narrazione tecnocratica terrifica e dall’altra la sospettosità complottaria.

Una realtà photoshoppata, alterata, in balia delle difficili contrapposizioni fra costruzione del consenso e ideologia del sospetto a tutti i costi, senza che fonti e informazioni possano distogliermi da un dubbio immane circa la libertà reale dell’informazione e sulla credibilità di essa.

È però evidente che, a torto o ragione, questa situazione complessa ha portato all'applicazione di politiche autoritarie. Resta da vedere se esse sono in linea o in discontinuità col modello socioeconomico vigente.
Io penso che si sia solamente accelerato il processo, ma la qualità della vita ha creato dei veri e propri “spazi eterotopici di deviazione”. Ricordo, riprendendo la felice definizione di Michel Foucault, che l’eterotopia è un’utopia realizzata, ed è l’utopia del potere effettivamente realizzata.

Non so se sia un’intuizione giusta, ma siamo passati da un’epoca in cui il Potere narrava di utopie (il mercato unico, la fine della Storia, le sorti magnifiche e progressive) ad un’epoca in cui il Potere infiltra la dimensione distopica, cioè del disastro, del terrore, dell’Enduring Freedom, della paura del contatto nella logica immunitaria. Ed è una applicazione di ritorno del concetto di nemico, per di più un nemico immanente, simile agli alieni di Starship Troopers: l’altro diventa addirittura pervasivamente subdolo come il virus.

Quindi , anche se è vero che i concetti di sicurezza ed insicurezza hanno contorni opacissimi e sono difficili da definire, il Potere (magari non monolitico, non assoluto, ma legato ad un’ideologia neoliberista) propone e vende un’idea di sicurezza.

Il Potere, multiforme, adattivo, intelligente e scaltro, multi sfaccettato, fa tutto questo con una colonizzazione dei corpi, dei sentimenti, ben esemplificata dalla slatentizzazione delle nevrosi in epoca di lockdown.
Ogni giorno si è palesato progressivamente un inasprimento dei rapporti di prossimità fra individui, stretti paradossalmente fra la necessità di una distanza sociale e l’obbligo di convivenza.
È come se si fosse amplificato qualcosa, dimostrando l’insicurezza del Caos dei servizi cui contrapporre l’Ordine assoluto dello scudo del governo, delle misure restrittive di fronte all’attacco feroce di un nemico perfetto.
Poiché la percezione della sicurezza è frutto di una costruzione sociale, la costruzione sociale è stata dunque demandata al Panopticon.
Il governo del caos tramite l’inoculazione di caos e ordine in alternanza, ha portato spaesamento e poi cercato di fornire la soluzione emergenziale, col famoso stato di eccezione di Agamben.
Poco importa che sia avvenuto o meno nell’alveo di una legittimità costituzionale, perché è stato colonizzato il corpo, quel corpo che già prima era stato sussunto dal turbocapitalismo, dalla retorica del merito, dei risultati, del profitto, dell’efficienza a scapito della produzione stessa.

Nel quadro del potere finanziario, economico, la Confindustria è divenuta soggetto politico, soggetto di governo, superando a piè pari la distinzione fra sfera economica e politica, poiché gli interessi del mercato fanno vedere un progetto innato, implicito, indiscusso ed accettato nella necessità del potere economico di dominare la politica, i corpi, i dispositivi tramite il ricatto del precariato, della crisi, della necessità di essere compatibili con scelte scellerate, in primis l’ideologia del debito e dell’asservimento alla BCE.

Elemento centrale è per me la complessità che ha travolto ogni possibilità di critica, nella logica più generale di un processo narrativo per costruire un circuito concentrazionario allargato. Un lavoro che io conosco, quello dell’educatore era divenuto da tempo un lavoro da controllore, da poliziotto, più a tutela delle regole che a tutela dell’individuo, con buona pace di Basaglia e di altre voci. Penso all’abuso del TSO, ad esempio.
E qui ritorno alla prima considerazione ma con maggior dovizia di particolari: si è prodotta una narrazione, di uno spettro terrifico (prima erano i migranti, i rom, i terroristi, adesso il virus, i diffusori di fake news) da agitare anche nel sociale per incrementare la funzionalità del sistema di controllo sociale.

Per fare questo, l’offensiva è nata a livello di cultura, perché abbiamo usato parole in neolingua orwelliana. Abbiamo usato, con il concorso di diverse istituzioni e gruppi di potere, trasversali e non necessariamente di destra o di sinistra, parole sostitutive: azienda sanitaria invece di unità sanitaria, clandestino invece che migrante, pandemia invece che epidemia, sicurezza invece che eccezione....
E questo è stato il primo momento, poi si è passati al nemico designato (il runner, il pensatore critico).
Ed infine lo sfruttamento della paura per sedurre, ovvero socializzare a sè i cittadini raggiunti dall’incessante lavorio della macchina mediatica.

Quindi;
1° Fase / si distingue, si dualizza – esiste il Nemico
2° Fase / si trova il capro espiatorio. Siamo passati da “non c’è lavoro per colpa dello straniero” a “per colpa del Covid”
3° Fase / conseguente alla seconda, per cui la narrazione di paura trasforma tutto, in quanto avviene uno spostamento. Si sposta infatti l’attenzione dalle paure generate dalla precarietà della vita nel capitalismo globalizzato, alle paure dovute alla presenza dello spettro, del Nemico invisibile.

In tutto questo c’è l’uso estensivo della conoscenza, e si creano narrazioni “piene” di senso, di ideologia, non “vuote” – non si lavora per mancanza di regole, o di conoscenza, ma per un sovraccarico di senso eterodiretto generato da una dinamica che Illich aveva predetto.

Stiamo infatti avendo a che fare con istituzioni che nascondono l’insicurezza generata dalla precarizzazione della vita attraverso il mito narrativo della sicurezza.
Ivan Illich, scrivendo “Nello specchio del passato”, racconta le radici storiche delle moderne ovvietà e osserva che “il tremendo potere delle istituzioni moderne consiste nella loro capacità di denominare e (quindi) creare la realtà sociale di cui i loro esperti hanno bisogno come entità da gestire”.

Il potere delle istituzioni di definire le norme della salute dell’educazione dell’equilibrio psichico dello sviluppo e di altri idoli moderni non è meno importante del loro potere di creare effettivamente il contesto sociale all’interno del quale questi valori vengano vissuti come un bisogno.

Per capire e contrastare questo, sono convinto che dobbiamo creare un’ecologia delle narrazioni: le istituzioni sono sofisticatamente capaci di affiancare ai codici normativi le narrazioni mitiche per alimentare una identificazione sociale con i valori fondativi dell’istituzione.

E il valore del governo è quello di fare il supposto bene supremo dei cittadini (“è l’Europa che ce lo chiede”, “se stiamo tutti a casa ce la faremo”, “adesso ci pensiamo noi”, “i virologi dicono che...”) .
Spero che ci si svegli per tempo da questa follia, che può essere il prodromo di une deriva totalitaria della sofferente democrazia.
Ultima considerazione che diparte da questa: la specificità, studiata da Illich, delle istituzioni scolastiche e sanitarie, ma anche quelle dei servizi alla persona, nasce da una stessa logica, che è quella che Illich offre come ideale salutistico, che fa da sfondo alla rete delle istituzioni sanitarie.

“Nutro il sospetto”, scrive Illich, “che il principale fattore patogeno sia proprio il perseguimento dell’ideale salutistico”.
Questo Mito della Salute costituisce fonte di malessere per tutte quelle persone che non riescono ad aderirvi e fonte di lucro per l’industria che produce quell’ideale in forma di merci.

Seguiamo il denaro, troveremo le cause di tutto.

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