I 36 Lamedvovkin
È un termine della lingua yiddish, passato tale e quale nel folklore mistico Hassidico dell'Europa Orientale. È formato come è evidente dalle parole Lamed e Vav (pron. ashkenazita "vov"), le due lettere dell'alfabeto ebraico, con un finale "kin" che arriva dal russo. Nella gematria queste due lettere valgono rispettivamente 30 per la Lamed e 6 per la Vav. Scritte così sono anche il modo con cui si scrive il numero 36.
Nel folklore mistico Hassidico, così come nella Toyreh (Torà) l'Altissimo si soffermò sulla sua decisione di distruggere Sodoma, in attesa che Abramo gli portasse i Giusti che egli sosteneva che vivessero nella città, allo stesso modo ancora oggi l'Eterno si trattiene dalla decisione di porre termine al mondo, che è così lontano dalla consapevolezza del Tiqun Olam, per amore di 36 persone straordinarie, i Giusti e Saggi Lamedvovkin, gli Tzadikim così perfetti nell'amore e nel bitul di se stessi che D-o stesso non vuole, non può interromperli.
Sono sempre 36 in ogni istante della storia del Mondo. Mai uno di più, mai uno di meno.
Se uno di essi viene meno perché giunto al termine di questa vita, immediatamente la Peqicha, l'Occhio che tutto vede, ne eleva alla condizione di lamedvovkin uno nuovo, perché possa prenderne il posto.
Nessuno sa chi siano i 36. Nessuno di essi è noto con la sua identità, nome e cognome, tale da poter essere riconosciuto e chiamato Lamedvovkin e venerato con rispetto dai comuni mortali.
Ognuno di essi ignora totalmente di essere uno dei 36 e chi siano gli altri. Eppure egli lo è, e gli altri lo sono, e tutti insieme lavorano miracolosamente e misteriosamente in armonia cooperando fra loro per salvare e guarire il mondo. Senza saperlo.
Solo il Nome sa chi essi siano; si sono guadagnati da sé con le loro opere e con la loro santità questa posizione ed Egli li ha così scelti ed elevati a Sé.
Se qualcuno sostiene o dichiara, oppure conferma o lascia credere ad altri di essere un Lamedvovkin, ebbene quella è una prova infallibile che NON si tratta di un Lamedvovkin.
Qualche anno fa un cabalista molto celebre qui sui social, in un video di Kabbalah, a domanda dell'intervistatore annuì e confermò di essere uno dei 36. Ho udito questa affermazione ed ho molto patito di dolore per la sua anima offesa dal suo orgoglio.
Il mio maestro nel Sud della Francia sosteneva addirittura che fosse molto probabile che, poiché il Tiqun Olam deve coinvolgere tutta l'umanità per poter far inaugurare l'era messianica, allora il Signore fra questi 36 abbia messo sia ebrei che non Ebrei.
Il mio maestro pregava, meditava e praticava, scriveva libri, li traduceva, li stampava, li rilegava a mano, insegnava, attendeva alla sua bottega consigliando i clienti ed i curiosi, era padre di una numerosa famiglia ed un marito affettuoso. Ed aveva guidato alla conversione dei giovani del luogo. E questo era solo nel suo tempo libero. Di giorno era ancora un logopedista.
E ci disse che sospettava che uno dei suoi colleghi logopedisti, un francese, una persona a suo dire perfetta e meravigliosa come non ne aveva mai conosciute altre, forse, possibilmente, non poteva essere escluso che, fosse uno dei Lamedvovkin.
Ed in quel momento capii che mi trovavo in presenza di uno dei 36.
Credo lo abbiano pensato anche gli altri. Tutti gli sorridemmo grati. Nessuno disse nulla.
"L'essenza di una cosa è tutta nella prima immagine che offre di sé"
(Dal MA'AREKHET HA-ELOHUT, (Heb. מַעֲרֶכֶת הָאֱלֹהוּת; "L’Ordine della Divinità"), un manuale sistemico di insegnamenti cabalistici di autore ignoto, presumibilmente composto nel XIII secolo. Stampato a Firenze nel 1557.)