Serve un punto di riferimento preciso, un archetipo Fontana Editore

Serve un punto di riferimento preciso, un archetipo

Rocco Fontana

Serve un punto di riferimento preciso, un modello, un archetipo, un avatar, altrimenti non siamo in grado di definire chi siamo. Ascoltami bene: sto cercando di portarti lungo un percorso che ho ben chiaro in mente e che sto cercando di tradurre in un linguaggio comprensibile. La mente dell’uomo analizza, compara, trova pregi e obbiezioni ad ogni cosa, ogni pensiero. Tende per forza a trovare una risposta soddisfacente ad un problema, il più delle volte con compromessi e giustificazioni; è fatta così, la mente non s’acquieta mai.

La mente è uno splendido meccanismo, usalo, ma non farti usare. È al servizio dei sentimenti: se il pensiero serve i sentimenti, tutto è in equilibrio; nel tuo essere sorgono profonda quiete e gioia.
(Osho)

C’è la necessità di bypassare e scardinare tutto questo con punti di riferimento che si trovino al di la della nostra portata.

L’idea ha cominciato a balenare durante alcune mie ricerche sulla struttura dell’ Enneagramma di Gurdjieff. Ho già esposto la cosa in un precedente articolo, ma ve la sintetizzo qui per comodità. L’ Enneagramma ha sei punti palesi più altri tre che sono in movimento inscritti in un triangolo (la Triade), dunque abbiamo 6+3 punti. La Triade ha un punto centrale di rotazione, che coincide con il centro del cerchio che lo comprende. Questo centro è l’oggetto della nostra osservazione; oggetto che poi viene dipanato e analizzato sull’intero Enneagramma. Ecco che abbiamo 6+3+1= 10 punti nell’ Enneagramma. Poteva essere conclusa qui, 10 è un numero divino, la tetraktys. Ma il simbolo non ha ragione d’essere senza quello che la fisica quantistica definisce come “soggetto osservatore”, questo perché la realtà viene creata dal soggetto che osserva (Io). Ecco che i punti sono diventati 6+3+1+1= 11 punti.

Abbiamo dunque un oggetto (10 punti) e un soggetto osservatore (1 punto), ma la cosa non mi sembrava completa.

L’obbiezione era sempre: “Ok, ma rispetto a che cosa?” Ammetto che la cosa stava diventando vagamente ossessiva.

Un altro numero mi sussurrava all’orecchio: 12! Questo numero non mi sembra affatto male, infatti:

  • 12 è il numero di paia dei nervi cranici.
  • 12 è il numero delle vertebre toraciche.
  • 12 è il numero di paia di coste.
  • 12 è il numero di falangi nelle dita d'una mano, pollice escluso.
  • 12 sono i mesi (le lunazioni complete) in un anno solare.
  • 12 sono i segni dello zodiaco con cui si divide in altro modo l'anno.
  • Un giorno viene diviso in 12 ore antimeridiane e 12 pomeridiane.
  • La circonferenza del quadrante dell'orologio è divisa in 12 parti.
  • 12 è il numero dei segni dello zodiaco occidentale, cinese, indiano, ecc.
  • 12 anni circa è il tempo che impiega Giove per compiere il giro dello zodiaco e corrisponde al primo ritorno di Giove nella posizione natale.
  • Nel sistema musicale occidentale per convenzione un’ottava è formata da 12 semitoni.
  • Nel diritto romano, una tra le prime codificazioni scritte è rappresentata dalle leggi delle XII tavole.

Abbiamo così 3 soggetti a formare una nuova Triade: il soggetto (Io), l’oggetto (disposto sull’Enneagramma) e il 12° punto: l’archetipo o avatar.

Secondo Gurdjieff, e molte tradizioni millenarie, le forze che interagiscono non sono due, come secondo la fisica tradizionale bensì tre; egli le chiamava Affermazione (positiva), Negazione (negativa) e Conciliazione (neutra). Due sole forze antagoniste tendono ad annullarsi a vicenda, ecco che la terza forza determina l’esito dell’azione. In termini più familiari si possono indicare queste Forze anche come: Padre (positiva), Figlio (negativa) e Spirito Santo (neutra).

Suggerisco che questa Triade sia parte di un Enneagramma più grande, ma andiamo avanti; tutta questa lezione per arrivare al nodo saliente dell’articolo: possiamo definire qualcuno o qualcosa solo se usiamo un metro di riferimento.

Enneagramma_articolo-2019
Ecco che possiamo definirci solo se ci confrontiamo con un modello di riferimento, un archetipo o un avatar. Meglio se questo riferimento è molto potente perché la nostra mente tende sempre ad interpretare, deformare e “sistemare”.

Noi siamo forgiati dai nostri pensieri; noi diventiamo ciò che pensiamo. Quando la mente è pura la gioia arriva come un’ombra che non ci lascia più.
(Buddha)

Nella scuola di Quarta Via che ho frequentato, l’archetipo, l'avatar usato come riferimento era la figura di Dio. In quanto figura inconoscibile e irraggiungibile Dio ci forniva, indipendentemente dall’essere noi credenti o no, un modello inequivocabile e incorruttibile. Questo ci permetteva di definirci e di comprendere la nostra posizione nell’universo, cosa che personalmente trovavo anche rilassante.
Il lettore può scoprire da sé le figure, gli avatar che possono essergli più utili.

Tutto quest’articolo per suggerirti, paziente lettore, ogni qualvolta ti chiedessi chi sei, cosa sei, come sei, di domandarti: “… rispetto a chi?”

Ho finito quest’articolo e sento che dal “reparto Zen” stanno arrivando copiose e allegre risate, ma questa è un’altra storia.. :-)

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