Tu chi sei? Viaggio alla scoperta di sé Fontana Editore

Tu chi sei? Viaggio alla scoperta di sé

Rocco Fontana
Il viaggio alla scoperta di sé, è un lungo sentiero, pieno di cose abbandonate che non servono più. Con quest’articolo semiserio, tenteremo di dare – immodestamente - alcune risposte a questo incalzante quesito: Tu chi sei?

Di seguito alcune considerazioni:

Il riflesso condizionato
A questa domanda tempo fa avrei risposto pronunciando il mio nome proprio; un riflesso condizionato. Non che il nome proprio non abbia nessuna attinenza con chi siamo: Nomen omen, dicevano i romani, non a torto. Ma dobbiamo ragionare sul fatto che passato e futuro sono due concetti che si influenzano vicendevolmente e mutevolmente, per cui il nome proprio ha bisogno di tempo per diventare espressione di quello che siamo (diventati). Ma non ci definisce interamente.

Uso e abuso di aggettivi e sostantivi (per descrivermi)
Sono alto, sono basso; sono magro o grasso; sono moro o biondo; sono un imprenditore, un impiegato, operaio, medico, un barbone; sono anziano, giovane; sono brillante, simpatico, arrogante, triste o lamentoso; sono intelligente, stupido; intellettuale, ignorante; appassionato di telenovela; sono un hater, un credulone; un credente, un ateo, un mistico; un teologo, un libertino; sono molesto, molestato, molestatore; sono malato, ipocondriaco, sano come un pesce; un pigro, indaffarato. Potrei continuare all’infinito. Vedete? Per quanto mi sforzi, tentare di definirmi con degli aggettivi non è soddisfacente.

Gli aggettivi mi allontanano da me stesso
Voglio complicare ulteriormente il discorso e m’aggancio, con nonchalance, alla fisica quantistica, con una spolveratina di scienze cognitive. Se è vero che siamo noi ad influenzare il soggetto d’osservazione e i risultati in base alla nostra presenza (fisica quantistica), e difficilmente due persone hanno la stessa esatta percezione di un evento o di un significato, dato che i bagagli esperienziali sono personali e unici (neuroscienze), capiamo che, difficilmente, la descrizione che do di me stesso, viene recepita, dall’altro, nell’esatta maniera in cui la intendo io.

"Non vediamo le cose come sono, ma vediamo le cose come siamo."
Carl Gustav Jung

Per definirsi c’è bisogno di un modello di riferimento
Ma io sono io, rispetto a cosa? Una goccia d’acqua è tale se paragonata a qualcosa di più grande, ad esempio il mare. È goccia d’acqua, in quanto tale, perché particella del mare stesso. Come singolo essere umano, qual'è il nostro punto di riferimento?

A quale modello fare riferimento?
Maggiore il bisogno di conoscere me stesso, più importante il modello di riferimento:

“Dio esiste... ma non sei tu, rilassati!”

Ma non l’avrò sparata grossa?
Come il caro lettore si rende ben conto non ho risposto alla domanda del titolo, se non indicando, essenzialmente, cosa NON può soddisfare il quesito stesso.

Ma allora?

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