Dio Padre è un uditore di preghiera Fontana Editore

Dio Padre è un uditore di preghiera

Da che ho incominciato a provare interesse e piacere nella scrittura, numerose volte nel corso di questi anni ho parlato di una caratteristica fondamentale del Creatore: egli ascolta ed esaudisce le preghiere.

Nelle sacre scritture il libro dei salmi contiene numerosi versetti che possono chiarire questo aspetto:

“O uditore di preghiera, sì, a te verranno persone di ogni carne.” (65:2). “A te guardano gli occhi di tutti con speranza… Apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. Dio è vicino a tutti quelli che lo invocano… Eseguirà il desiderio di quelli che lo temono, e udrà la loro invocazione di soccorso.” (145:15,16,18,19)

Ma come dovremmo pregare? Nel mio libro “Io sono un’Anima” ho dedicato molto spazio a questo argomento. Vi riporto quindi uno stralcio dal capitolo 9 della seconda parte della mia opera.

L’arte della preghiera

Con fiducia, incessantemente. Abbiamo parlato di come in questo periodo evolutivo imperi l’illusione di vivere separati dal Padre. Il modo più efficace per entrare nella realtà, in uno stato di coscienza del Regno, è quello di utilizzare la preghiera. Nella Bibbia abbiamo indicazioni precise su come pregare. Innanzitutto va fatto incessantemente (1° Tessalonicesi 5:17), in ogni occasione e luogo (Efesini 6:18; 1° Timoteo 2:8), e con costanza (Romani 12:12; Colossesi 4:2). Inoltre il libro di Matteo ci guida per riuscire a trovare anche una condizione favorevole; infatti, nell’affannosa corsa della vita quotidiana, può risultare difficile crearsi lo spazio di silenzio che ci consenta di parlare a Dio. Gesù dice:

“Tu, quando preghi, entra nella tua stanza privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto, allora il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. Ma nel pregare non dite ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni” (Matteo 6:6,7)

Come sono preziose queste indicazioni! Vediamo insieme come possono essere applicate.

Ci viene detto innanzitutto di entrare nella nostra stanza privata; questo ovviamente può significare crearsi un momento ed uno spazio adatto nella nostra casa, ma certo qualunque sia il luogo in cui ci troviamo possiamo centrarci e concretizzare una situazione favorevole in cui connetterci col Padre. Il fatto di pregare in segreto significa calarsi il più possibile nelle profondità di noi stessi, in un luogo interiore di vastità immensa, di bellezza infinita, dove ogni cosa è quieta, dove regna un sacro silenzio e dove per noi stessi c’è ancora così tanto da scoprire.

Il Creatore, vedendo il nostro ardente desiderio di parlare con lui, ci ricompenserà prima o poi facendo sentire la sua presenza ed ampliando così il nostro stato di beatitudine.

È veramente meraviglioso sapere che qualunque cosa accada, possiamo accedere alla presenza del Padre istantaneamente: lui, anche se in genere non ce ne rendiamo conto, non è mai lontano da noi. Entrare nella stanza privata quindi si riferisce soprattutto a creare uno spazio sacro speciale dentro di sé.

Non sarà necessario l’uso di molte parole perché Dio conosce i nostri pensieri ancor prima che noi li esprimiamo (Matteo 6:7-8), quindi puoi anche restare in silenzio. Resta in ascolto, senti la sua presenza confortante, nutriti con piacere di questa connessione miracolosa e vedrai che il divino ti comunicherà ciò che deve. Se vuoi riuscire a sentirlo devi prima prepararti. Lui ha sempre cercato di mettersi in contatto con te, ma non potevi udirlo perché le tue orecchie erano otturate. Forse hai chiamato e richiamato tante volte e lui ha sempre risposto, ma non potevi proprio sentirlo.

Gli scienziati, da alcuni decenni stanno facendo delle ricerche, molto impegnative e costose, per cercare di comunicare con altre creature che ritengono possano essere presenti nell’universo. In tutto ciò ancora una volta si rivela la nostra grande ottusità e presunzione. L’universo è popolatissimo, ma ogni creatura è diversa dall’altra e non è proprio possibile comunicare con loro usando il linguaggio umano. È una cosa così semplice da capire! Quando si legge nei Vangeli che alcuni discepoli furono messi in grado di predicare ad altre persone in lingue diverse da quelle che fino a quel momento conoscevano, illustra proprio questo; quando vuoi farti capire da qualcuno devi usare la lingua che lui conosce.

Mentre il Signore è in grado di capire ogni creatura che si rivolge a lui, tu invece non sarai mai in grado di sentirlo se prima non fai tutto un lavoro di “pulizia” del tuo apparato uditivo. Si tratta di sgrossare le tue asperità, renderti più morbido, elastico, ricettivo. Lui ti parla di continuo: devi supplicarlo di aiutarti a renderti in grado di sentirlo. Lo spazio ideale che puoi trovare, in una chiesa o in casa tua di fronte al tuo piccolo altare, non sarà mai sufficiente se prima di tutto non prepari te stesso a ricevere il Signore, cercando di conoscere le cose che ti rendono idoneo a riceverlo.

Continuare a chiedere senza stancarsi (Luca 11:9) è ovviamente una buona cosa, ma nel frattempo bisogna conoscere e applicare i requisiti del Regno, considerandolo proprio come una nazione in cui ti vuoi recare e dove per farti accettare e capire devi imparare usi, costumi e lingua degli abitanti.

Se ti rendi idoneo a essere ricevuto alla corte del Re, sta sicuro che nessuno ti respingerà e potrai parlare col Signore, il Re dei Re in persona. Certo che se invece fai lo strafottente e con superficialità e sfiducia, prima di pregare, pensi “proviamo anche con Dio, non si sa mai…”, le tue preghiere resteranno inascoltate per anni e la tua fede, già modestissima, sparirà del tutto perché penserai che Dio non ti ama abbastanza ed è troppo indaffarato per occuparsi di te.

Chi pratica la preghiera da molto tempo sa che è un’arte che non si può imparare in tre giorni di week-end intensivo. Essa richiede un impegno costante, una focalizzazione quotidiana in Cristo; il mettersi in contatto con lui deve diventare la prima cosa che vuoi ottenere nella tua giornata. Vedrai che col tempo sarai in grado di sentire la sua voce perché avrai modificato il tuo apparato uditivo, togliendo il tappo della superficialità, dell’arroganza, dell’ignoranza.

Man mano che ripulirai il tuo essere, a tutti i livelli, da ogni grossolanità, sarai reso in grado di “vedere” il Cristo in molte più circostanze del solito; sarà sul volto di quella donna che ti ha venduto dei fiori al mercato, lo troverai nel volo magico di un gruppo di storni… e quando avrai orecchie per sentire lo ascolterai costantemente che si esprime in te, con te e mediante te.

Proseguendo nei versetti di Matteo, vediamo che anche le persone delle nazioni del mondo pregano, ma esse, nel loro modesto stato di coscienza, amano privilegiare anche in questo caso l’aspetto più grossolano, quello quantitativo; essi infatti fanno uso di molte parole e dicono sempre le stesse cose. Essi non sanno neanche cosa stanno dicendo, non sono lì presenti, non stanno parlando con Dio ma semplicemente, come dei registratori, stanno riproducendo qualcosa d’imparato a memoria, senza conoscerne il significato e solo per farsi vedere dalle altre persone, in modo che esse possano stupirsi della loro presunta grande fede.

Gesù ci ricorda che in realtà potremmo anche stare in silenzio quando preghiamo, perché il Padre conosce ciò che ci occorre ancora prima che lo chiediamo. Chi tra di noi ha un compagno o una compagna di cui è ardentemente innamorato sa cosa questo significhi: infatti, quando tu ami sai cosa l’altra persona desidera ancora prima che lei te lo comunichi, e sei desideroso di accontentare con prontezza quella richiesta anche se inespressa. Questo è ciò che il Creatore fa nei nostri confronti; lui ci ama molto e quindi è velocissimo nel capire le nostre esigenze e desideroso di soddisfarle pienamente.

Quando si prega in una condizione di coscienza di mondo, non possiamo chiedere cose che siano in armonia col proposito che il Padre ha per noi. Non c’è fede, non c’è fiducia; forse c’è a malapena un poco di speranza, ma di sicuro non c’è l’assoluta certezza che lui ascolti ed esaudisca le nostre suppliche. In realtà, come vedremo meglio anche nel prossimo sottotitolo, Dio ascolta ed esaudisce tutte le preghiere. Mi riferisco al fatto che essendo creatori della nostra realtà, qualunque cosa chiediamo la otteniamo; quindi è importante osservare cosa stiamo anche inconsapevolmente chiedendo.

Proseguendo, Gesù dice:

“Voi dovete dunque pregare così:
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra. Dacci oggi il nostro pane per questo giorno, e perdona i nostri debiti come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori. E non ci condurre in tentazione ma liberaci dal malvagio”.

Che parole meravigliose, pregne di significato. Naturalmente il buon senso ci fa comprendere che non necessariamente dobbiamo sempre ripetere le esatte parole della preghiera. È utile piuttosto chiedere a Dio stesso di permetterci di entrare nei vari concetti espressi, per poterne trarre gli insegnamenti più nascosti e imparare a pregare in un modo che rispecchi i contenuti di quella preghiera modello.

Alla luce di quanto ho imparato nel corso della mia vita, ma soprattutto grazie all’ispirazione che sento sempre più spesso impregnare il mio cuore, vorrei suggerirvi un altro approccio a tale preghiera. Ovviamente lungi da me l’idea di poter aggiungere o togliere qualcosa al Padre nostro insegnato da Gesù, che è perfetto così com’è. Il mio suggerimento è di percepire che il Padre sta già esaudendo la nostra supplica nel momento stesso in cui gliela rivolgiamo, e che quindi il suo nome è già santificato sulla terra e il suo Regno è già attivo in coloro che si sforzano di eseguire la sua volontà.

Lui provvede ogni giorno alle cose necessarie al nostro mantenimento, e non parlo solo del cibo solido ma di tutto il nutrimento spirituale cui abbiamo libero accesso. Naturalmente, conoscendo la misericordia di Dio, so che quando sono in buoni rapporti d’amore col mio prossimo, egli perdona immediatamente tutti i miei errori, volontari e involontari.

So, infine, che il mio pastore amorevole non permetterà mai che io sia messo alla prova oltre ciò che sono le mie possibilità di sopportazione (1° Corinti 10:13).

Quando ho cominciato a sentire questa realtà penetrare in profondità nel mio cuore e permeare tutto il mio essere, ho compreso che forse la preghiera più conosciuta al mondo potrebbe essere espressa in una maniera che testimoni maggiormente la nostra completa e incrollabile fiducia, in armonia con Marco 11:24 che dice “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate fede di averle praticamente ricevute, e le avrete”.

È tempo che le nostre preghiere si trasformino, sempre più, in un ringraziamento per qualcosa che già abbiamo, piuttosto che la richiesta per qualcosa che pensiamo di non avere.

Questo concetto, di ringraziare ancora prima di aver ricevuto, si ritrova in un altro passo della Bibbia, nel libro di Giovanni al capitolo 11, versetti da 1 a 44, dove viene descritto l’episodio struggente della resurrezione di Lazzaro. Ancora una volta v’invito a leggere cercando di entrare in uno stato di coscienza diverso da quello che vi serve per andare a fare la spesa al supermercato; così vi sarà facile percepire la grandezza dell’amore che Gesù aveva per il suo amico. Noterete anche come le persone con cui Gesù interagisce, parlano e si comportano sempre a un livello di consapevolezza molto più basso del suo: egli, infatti, parla e risponde sempre cercando di portarle nella coscienza del Regno.

Ma il punto che vorrei mettere in risalto è al verso 41 dove leggiamo “Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: Padre ti ringrazio di avermi ascoltato.”

Il fatto degno di nota è che sebbene Gesù non abbia ancora gridato a Lazzaro di venire fuori e il miracolo non sia ancora effettivamente avvenuto, lui già ringrazia il Padre, perché la sua perfetta fede lo rendeva sicuro di ottenere ciò che stava per chiedere. Troviamo conferma di questa fede necessaria quando preghiamo, nel libro di Giacomo, al capitolo 1 versetti 6 e 7:

“Ma continui a chiedere con fede, non dubitando affatto, poiché chi dubita è come un’onda del mare mossa dal vento e spinta qua e là. Infatti, non supponga quell’uomo che riceverà alcuna cosa dal Padre.”

E 1° Giovanni 5:14,15 aggiunge:

“E questa è la fiducia che abbiamo verso di lui, che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta. Inoltre, se sappiamo che egli ci ascolta circa qualunque cosa chiediamo, sappiamo che avremo le cose chieste giacché le abbiamo chieste a lui.”

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