Nietzsche e Leopardi sotto l'egida di Arimane, oscurità e luce
Cosa unisce il pensiero di Nietzsche e Leopardi ? Pur non volendo addentrarmi in una riflessione esaustiva sul pensiero di entrambi, impresa che definire presuntuosa e impossibile è poco, mi piacerebbe coinvolgere il lettore attento in quello che mi si palesa circa l'incontro con Arimane, incontro che ha caratterizzato il percorso speculativo sia di Nietzsche che di Leopardi.
Arimane detto anche Angra Mainyu, Ahreman, Ahriman, è una figura centrale dello zoroastrismo, una delle religioni più importanti dell'Asia Centrale. Entità malvagia e distruttrice, si oppone a Spenta Mainyu, spirito del bene, che nella nostra religione è chiamato Spirito Santo.
La testa di Arimane, scolpita nel legno da Rudolf Steiner
Secondo Rudolf Steiner, le entità che maggiormente influenzano il destino degli uomini sono Arimane, Lucifero e Cristo.
Personalmente posso assumermi la responsabilità di dire di aver incontrato le seconde due, attraverso esperienze di vario tipo e natura che, in quanto artista, hanno caratterizzato la mia produzione fino ad oggi.
Per quanto riguarda la prima invece, oggetto del presente articolo, credo di essere a dare testimonianza diretta del mio incontro, che avviene in un terreno "neutro" e cioè in quello della pura speculazione del pensiero.
Per farlo mi avvalgo dell'eredità lasciata da quello che considero uno dei punti di riferimento imprescindibili per chi, armato di sincero e disinteressato amore per la conoscenza, si accinga al difficile e pericoloso cammino della ricerca spirituale o sarebbe meglio dire della conoscenza di ciò che sottende alla manifestazione degli eventi... la trama nascosta insomma, l'invisibile che si cela dietro al visibile; sto parlando di Rudolf Steiner, gravemente misconosciuto dalla cultura accademica "ufficiale".
Nel testo "La mia vita", a pagina 193, Steiner racconta di come fu chiamato dalla famigerata Elisabeth, sorella di Nietsche, a sistemare l'archivio del fratello a Naumburg e a Weimar.
Scrive Steiner:
"[...]rimango tuttavia grato (tuttavia perchè l'esperienza fu foriera di grandi turbamenti per Steiner. ndr) alla signora Forster-Nietzsche per avermi condotto nella camera di Nietzsche durante la prima delle molte visite che le ho fatto. Là, disteso sul divano, giaceva l'Ottenebrato, con la sua fronte mirabilmente bella di artista e di pensatore. Erano le prime ore del pomeriggio. Gli occhi, pur essendo spenti, apparivano ancora pervasi d'anima; ma di quanto li circondava non accoglievano più che un'immagine a cui era ormai negato l'accesso all'anima. Stavamo dinnanzi a lui, ma Nietzsche non lo sapeva... e si presentò alla mia anima l'anima di Nietzsche, quasi librata sul suo capo,illimitatamente bella nella sua luce spirituale; liberamente aperta ai mondi spirituali nostalgicamente invocati, ma non trovati, prima dell'oscuramento: incatenata però ancora al corpo, conscio di essa soltanto quando il mondo spirituale era ancora per lei nostalgia. L'anima di Nietzsche era ancora presente, ma poteva tenere solo dal di fuori quel corpo che le aveva impedito di espandersi nella pienezza della sua luce finchè era stata da esso circoscritta[...]".
Steiner spiega come Nietsche uomo crollò sotto il carico di idee troppo forti e dice anche che una delle ultime opere, e cioè "L'Anticristo" sia in realtà stata scritta da Arimane stesso, attraverso di lui. Arrivare a toccare certe entità che esistono e sono sempre esistite, significa rischiare il collasso mentale, come è successo a Nietzsche.
Arimane infatti, a differenza di Lucifero, è colui che spinge verso la materializzazione e la morte dello spirito, la forza che porta al materialismo più ottuso, la negazione di tutto ciò che non è riconducibile entro le ristrette capacità esperienziali umane. È il grande iniziatore della civiltà contemporanea occidentale, anzi, a dirla tutta Steiner ci ha lasciato anche un'inquietante predizione e cioè che Arimane sarebbe ritornato proprio in questi tempi e che avrebbe preso corpo in un essere umano vivente.
Da un punto di vista escatologico la cosa ha un senso: si sente molto parlare del ritorno di Cristo, non vedo perchè non si dovrebbe intendere il ritorno di Arimane.
Detto questo, la riflessione che propongo è arrivata a un punto fondamentale e cioè: cosa lega Leopardi a Nietzsche.
Dal mio punto di vista, nella figura di Arimane e nella fine della parabola umana di entrambi, si possono trovare interessanti punti in comune dai quali trarre preziose indicazioni circa il modo più vantaggioso di orientare la propria vita, sempre che si avverta la nostalgia di una possibilità di salvezza.
Sappiamo che nel 1835 Leopardi scrisse l'inno ad Arimane, nel quale si rivolge direttamente al dio del male invocando pietà e chiedendo solo una cosa: la morte.
Lo riconosce nella sua evidenza e ne canta la potenza e la vittoria. Un Leopardi sconfitto quindi, che getta la spugna consegnandosi al pessimismo cosmico. La differenza tra i due però emerge proprio nell'ultima fase della vita, quella che precede la morte fisica. Mentre da una parte abbiamo la figura maestosa e tragica dell'Ottenebrato, lasciataci dall'incontro diretto che con Nietzsche ebbe Rudolf Steiner, dall'altra abbiamo un poeta che, come ultimo atto di rivolta verso la presa di coscienza del male del mondo, scrive una poesia come la Ginestra, consegnando ai posteri uno dei più potenti ed alti pensieri di luce che possano essere fatti.
Da una parte l'uomo caduto nel baratro di un abisso senza fine, dall'altro l'uomo che di fronte all'abisso si salva con un fortissimo pensiero di Luce.
Luce e oscurità, un connubio indissolubile, un dualismo essenziale dal quale ogni serio ricercatore potrà trarre importanti stimoli di riflessione, di seguito il link a un filmato di notevole interesse. Buona visione!