Liberare i propri figli dalla “catena” delle relazioni tossiche -1 Fontana Editore

Liberare i propri figli dalla “catena” delle relazioni tossiche -1

Nicoletta Geniola

La relazione che abbiamo con gli altri, il modo in cui trattiamo noi stessi, la scelta di un determinato partner, dipende dal tipo di legame affettivo che i nostri genitori hanno stabilito con noi sin da piccoli. Tale legame, se basato su atteggiamenti nocivi e patologici, può minare il corretto sviluppo della personalità emotiva del bambino e distruggere la sua vera identità, influenzando negativamente anche la qualità della sua vita futura.

Come ben sappiamo, la famiglia è il primo microambiente sociale dove il bambino impara a comunicare le sue emozioni e i suoi sentimenti e a costruirsi una propria identità sulla base di queste. La qualità della relazione familiare, determina il modello del tipo di relazione che stabiliremo in futuro con altre persone e in altri ambienti.

Il più delle volte i genitori sono inconsapevoli di assumere atteggiamenti nocivi, nonché tossici verso se stessi e di conseguenza verso i loro figli; tale inconsapevolezza non fa altro che alimentare l’insorgere di “umanità disturbata”, malata, debole, dipendente e facilmente manipolabile dal sistema, dalle droghe, dalle mode, dai partner, dal sesso e chi più ne ha più ne metta!

Negare al bambino la possibilità di vivere in una famiglia sana, psicologicamente stabile ed emotivamente equilibrata, che fonda i suoi rapporti sui valori spirituali come quello di amore incondizionato e rispetto degli spazi energetico-vitali dei suoi componenti, significa innanzitutto negare la possibilità al bambino di rispettare se stesso e di amarsi, oltre che offrirgli la possibilità di conoscere il vero amore e riconoscerlo in età adulta. L’amore che le persone ordinarie conoscono non ha nulla a che fare con l’amore! Il più delle volte è solo un insieme di atteggiamenti manipolativi dettati dal bisogno di soddisfacimento della propria personalità, come quello di sentirsi importanti e amati. Si può amare davvero l’altro quando si ama se stessi e si smette di elemosinare amore, quando impariamo ad essere, piuttosto che a chiedere, quando siamo talmente colmi da non volere nulla in cambio.

La maggior parte delle persone e in particolare i genitori hanno la cattiva abitudine di preoccuparsi dei loro figli, anche quando sono adulti, ma non si occupano di se stessi!

Un esempio sono le tipiche frasi senza senso, tanto per creare sensi di colpa e generare impotenza sugli altri, senza che in verità ci sia realmente bisogno di aiuto. Se un figlio ha bisogno di aiuto, lasciate che sia lui a chiederlo, non anticipate l’esperienza, falsandola!

Un genitore che si occupa di se stesso, è un genitore che si occupa dei figli!

Occuparsi e preoccuparsi sono due cose diverse! Mentre il primo è un atteggiamento costruttivo per entrambe i partner della relazione, il secondo è invece distruttivo: il primo è concreto e reale, agisce sulle cose per trasformarle in meglio, il secondo è astratto, irreale e agisce sulle cose per indebolirle! È solo perdita di energia per se stessi e per l’altro! I genitori che si preoccupano in maniera disfunzionale della vita dei loro figli sono genitori pieni di sensi di colpa, frustrati e insoddisfatti della loro vita, e per questo tossici, non solo perché appesantiscono la persona dal punto di vista energetico, ma anche perché rallentano il cammino dei propri figli impedendo loro di avanzare con leggerezza, di andare lontano e di esprimersi nella propria bellezza e abbondanza aprendosi alle infinite possibilità! Un esempio potrebbe essere la classica frase: “Vorrei poterti aiutare economicamente, ma non posso”. Apparentemente questa frase sembra innocua e non avere nulla di nocivo, ma le manipolazioni sono fili invisibili da cui un giorno ti accorgerai di dipendere! Siete sicuri che vostro figlio abbia bisogno di ciò? Se mai, limitatevi a chiedere di cosa egli ha davvero bisogno… forse solo della vostra serenità e felicità!

I nostri figli hanno bisogno di leggerezza e leggerezza non equivale a superficialità, ma alla possibilità di creare un mondo migliore! Leggerezza non è una cosa da poco, si impara con un costante lavoro su di sé, sui propri pensieri, sulle proprie parole, sulle proprie emozioni: è la capacità di trasformare il brutto in bello, il negativo in positivo, è la capacità di guarire se stessi e l’altro! Questo è aiutare, sollevare.

Permettere al bambino di vivere una relazione basata sulla fiducia e sulla libertà di essere se stesso e poter crescere secondo la sua vera natura, senza essere modificato in relazione alle aspettative degli “adulti”, alle loro paure e ai loro bisogni; stabilire una relazione senza dover gratificare e compiacere costantemente mamma e papà, senza dover ogni volta giustificare le proprie scelte, senza dover essere giudicato, ne positivamente ne negativamente, significa garantire una vita felice e autentica!

La felicità, come l’amore e la libertà, non è qualcosa che viene dall’esterno, è uno “stato” d’essere che si costruisce dall’interno e la sua qualità dipende da come ci viene trasmessa, o meglio “irradiata”! La felicita non si impara, si vive!

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