L’arte magica al servizio del mondo. Make Love Work

L’arte magica al servizio del mondo. Make Love Work

Stefania Quattrone

Il filo aureo di Eros: Ĭmāgo-Anima. Il pensiero del cuore e il suo incantesimo. La Folgore: il Codice Segreto di Giorgione.

Percorrere l’Arte con uno sguardo privo di pensiero restando nel momento presente del qui ed ora come sostiene e insegna la filosofia orientale è un dono rigenerativo della mente e del corpo.

Questo metodo ci invita a penetrare la Bellezza e i suoi prodigi vibratori capaci di trasformare l’osservatore che si ferma a contemplare alcune singolari opere d’arte come in questo saggio spieghiamo restando nell’ascolto e non solo della Tempesta di Giorgione.

L’Arte come esperienza che agisce e guarisce lo Spirito come dimostrano le neuroscienze e la fisica quantistica collegando le armonie tra Macrocosmo e Microcosmo, come descrivono i Sapienti del Rinascimento nelle loro opere, la cosiddetta unio mentalis alchemica, ovvero il viaggio dell’Anima e dello Spirito alla conoscenza di sé stessi, inter-penetrazione delle trame perdute dell’Essere o meglio velate dalle esperienze dell’Ego.

La Bellezza deve essere pro-vocata così è stato tramandato dal passato.

Ma cosa si intende per Bello?

Sul Bello Platone scrive: “E il bello neppure si renderà visibile a lui come un volto, o delle mani, o qualcos’altro di ciò cui partecipa il corpo, né apparirà come un discorso o una conoscenza, e neanche come esistente in qualche luogo, in un oggetto differente, ad esempio in un essere vivente oppure sulla terra o nel cielo o in qualcos’altro: si manifesterà, piuttosto, esso stesso, per se stesso, con se stesso, semplice, eterno. Tutte le altre cose belle, invece, partecipano di quello in un modo tale che, pur nascendo esse e cessando di esistere, quello tuttavia in nulla diventi maggiore o minore, né soffra alcunché. E allora, quando mai uno, innalzandosi da questo mondo attraverso un giusto amore per i fanciulli, cominci a scorgere quell’oggetto, il bello, toccherà quasi, si può dire, il termine. Proprio in questo, difatti, consiste la via giusta per procedere verso la disciplina amorosa, o esservi condotto da un altro: cominciando dalle cose belle di questo mondo, innalzarsi sempre – con quell’oggetto, il bello, come fine – mediante l’aiuto, per così dire, di scalini, da uno solo a due e da due a tutti i corpi belli, e dai corpi belli alle maniere belle di vita, e dalle maniere di vita agli apprendimenti belli, e dagli apprendimenti innalzarsi e finire in quell’apprendimento, che non di altro è apprendimento se non di quel bello in se stesso; e coglierà, giunto al compimento, proprio ciò che è bello, come tale. È questa regione della vita, caro Socrate, - disse la straniera di Mantinea – proprio qui, se mai altrove, che è degna di essere vissuta da un uomo che contempli il bello in se stesso. Il quale, se mai ti accadrà di vederlo, non ti sembrerà commisurabile con un ornamento d’oro … Che pensare, allora, – continuò – se a qualcuno riuscisse di vedere il bello in se stesso, puro, senza macchia, non mescolato, e costui fosse in grado di scorgerlo, non già aggravato da carni umane e da colori e da molte altre follie mortali, ma in se stesso, il bello divino, nella sua semplicità? Credi forse – disse – che risulterebbe di poco conto la vita di un uomo, che guardasse a quel mondo, e contemplasse quell’oggetto mediante ciò che occorre, e vivesse congiunto con esso? Non consideri, piuttosto, - disse – che là, in quel solo luogo, a costui, il quale vede il bello con ciò mediante cui è visibile, accadrà di partorire, non già fantasmi di eccellenza, in quanto non avrà messo le mani su un fantasma, bensì l’eccellenza vera, in quanto avrà messo le mani sul vero?” (211, b, c, d, e; 212).

L’arte magica al servizio del mondo

Vedere “il bello divino” e mettere “le mani sul vero” è “Arte Magica” al servizio del Mondo.

Non bisogna mai dimenticare che la Bellezza è l’unica “arma” capace di condurre l’Uomo verso le alte vette della Conoscenza perché scrive Simone Weil: “La bellezza è l’armonia del caso e del bene […] Il bello è il necessario che, pur rimanendo conforme alla legge propria, e ad essa sola, obbedisce al bene […] La bellezza seduce la carne per ottenere il permesso di passare fino all’anima […] Il bello racchiude, fra le altre unità di contrari, quella dell’istantaneo e dell’eterno […]” (L’ombra e la grazia).

Il Bello che si manifesta nell'“istantaneo e nell’eterno” è “Arte Magica” al servizio del Mondo.

Non sosteneva forse Plotino nelle Enneadi che “il bello, sino a quando è esterno, noi non lo percepiamo ancora, ma quando ci entra dentro allora ci commuove” (V 8, 2)?

La Bellezza pro-vocata nella Tempesta famosa opera di Giorgione è “Arte Magica” al servizio del Mondo.

Entriamo nell’“Armonia Cosmica” di questo celebre quadro, conservato a Venezia, e scopriamo il mistero celato da Giorgione ma ancora oggi percepibile.

Iniziamo il viaggio all’interno della Tempesta guardando con sottile attenzione le immagini o meglio i simboli in essa contenuti accostandoli concettualmente ad alcune espressioni della “Sapienza Antica” e non solo.

La trama nascosta è più forte di quella manifesta”, ci ricorda Ippolito.

La “trama nascosta” è “Arte Magica” al servizio del Mondo.

Ciò che si oppone – scrive Aristotele – converge, e la più bella delle trame si forma dai divergenti; e tutte le cose sorgono secondo la contesa”.

La contesa” è “Arte Magica” al servizio del Mondo.

Queste due espressioni contenute nella Sapienza greca ci introducono all’interno del mistero che permea lo sfondo del quadro. E del resto già le Upaniṣad indiane dicevano: “perché gli dèi amano l’enigma, e a essi ripugna ciò che è manifesto”. L’esempio più celebre è rappresentato dal mito tebano della Sfinge. Solo chi scioglie l’enigma può salvare sé stesso e non solo, L’arma decisiva è la Sapienza. Scrive Eraclito: “Nessun uomo, tra quelli di cui ho ascoltato i discorsi, giunge al punto di riconoscere che la sapienza è separata da tutte le cose”. Ma allora sostiene Colli l’enigma, esteso a concetto cosmico, è l’espressione del nascosto, del dio. Tutta la molteplicità del Mondo, la sua illusionistica corposità, è un intreccio di enigmi, un’apparenza del Dio, allo stesso modo che un intreccio di enigmi sono le parole del sapiente, manifestazioni sensibili che sono l’orma del nascosto. Ma l’enigma si formula contraddittoriamente. Eraclito non soltanto usa la formulazione antitetica nella maggioranza dei suoi frammenti, ma sostiene che il Mondo stesso che ci circonda non è altro che un tessuto – illusorio – di contrari. Ogni coppia di contrari è un enigma il cui scioglimento è l’unità, il Dio che vi sta dietro. Dice infatti Eraclito: “Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame”.

La Tempesta come vedremo è un intreccio di enigmi. Siamo immersi, noi spettatori, nell’incanto della ciclicità dell’Universo. La magia di Giorgione è nel catturare l’incanto dell’atmosfera del paesaggio che abbraccia le due figure in primo piano.

Cosa comunica La Tempesta ancora oggi, dopo ben cinquecentodiciannove anni?

Tutta l’efficacia dell’immagine mitica, quella misteriosa trama che scaturisce dall’incontro della coscienza e dell’inconscio.
Osservando nell’insieme la Tempesta si percepisce un’Armonia totale tra Macrocosmo e Microcosmo.

L’energia del Padre Cielo e della Madre Terra con i rispettivi simboli universali raffigurati in una sorta di Macchina della Memoria, che diffonde su tutto il Pianeta i temi descritti dal pensiero filosofico Neoplatonico del Rinascimento permea l’itinerario artistico del Giorgione e in modo particolare la Tempesta.

Così la metafora: “Il filo aureo di Eros: Ĭmāgo-Anima. Il pensiero del cuore e il suo incantesimo”, contenuta nel titolo di questo saggio, vuole invitare i lettori ad osservare con la consapevolezza della giusta attenzione che il tempo contemporaneo ci confonde lo sguardo e non siamo più sensibilizzati a sentire la Terra dove abitiamo come al soggiorno dell’Uomo.

Il nostro sguardo, in modo particolare oggi che la Tecnica ha preso il sopravvento su Tutto, percepisce la Terra solo come materia prima da utilizzare e da impiegare per i fini che l’Uomo si propone.

Questo è il volto dell’arroganza e abbiamo il dovere di trasformarlo per gioire nuovamente dell’incantesimo che dorme nei nostri cuori.

Come ci ricorda Plotino nelle Enneadi: “Non vi è caso nella vita, ma un’armonia e un ordine unico (…) Perciò, ciascuno, procedendo dall’unico principio compie la sua operazione ed ognuno è utile all’altro, perché nessuno è separato dal tutto; ognuno agisce ‘sugli altri’ e subisce dagli altri un’altra azione, con gli altri s’incontra e ne trae danno o vantaggio” (IV 4, 35; II 3, 7, 24-25).

Quindi con questo scritto si vuole proporre di meditare sul significato di Eros “Opera” dell’invisibile, che appare come il lampo nel cielo di un attimo, nella famosa metafora platonica contenuta nel Simposio, che fonda l’espressione “vita interiore” e il suo senso, svelando con l’aiuto di Sophia il mistero nascosto in significative opere d’arte divenute ormai immortali e che custodiscono sempre il fiore della creatività eterna: “quel colore dell’estasi, che è il bello in sé”.

Quindi contempliamo questa singolare opera di Giorgione sintonizzandoci con le vibrazioni che ancora oggi può trasmettere per curare la mente e il corpo e così Essere nell’armonia cosmica.


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