La Kabbalah Ebraica ed il Paradosso di Epicuro - parte 6
Riprendiamo il discorso che abbiamo già portato avanti nelle 5 Parti precedenti e cioè la soluzione data dalla Kabbalah Ebraica al Problema del male ed all’impertinenza di Epicuro e del suo divino Paradosso.
Desidero intensamente di potervi introdurre una figura davvero tanto misteriosa quanto straordinaria, un uomo che visse come uno spirito caduto dai Cieli quasi estraneo alla Terra. Fu, ed è tuttora, il più grande cabalista di ogni tempo. Dopo di lui, niente nel mondo ebraico e cabalistico rimase come prima. Stiamo per parlare infatti di יִצְחָק בן שלמה לוּרְיָא אשכנזי: Isaac ben Solomon Ashkenazi Luria (il cui acronimo ebraico è אר''י / AR”I) detto anche Ha'ARI, Ha'ARI Hakadosh (Il Santo AR”I) ed anche ARIZaL (L’AR”I di benedetta memoria).
Isaac ben Solomon Luria nacque a Gerusalemme, all’epoca una sonnolenta città provinciale dell’Impero Ottomano, da padre ashkenazita e da madre sefardita in un giorno, rimasto sconosciuto, del 1534.
Il piccolo Isaac quasi non conobbe suo padre perché questi morì quando l’AR”I era ancora in tenera età.
Il Sefer HaKavanot U'Ma'aseh Nissim raccoglie un aneddoto, prodotto dal folklore devozionale popolare, che ci racconta che un giorno a Shlomo (Salomon) Luria, rimasto solo nella Sinagoga per studiare, si manifestò Eliyahu HaNavi (Il Profeta Elia) in persona che gli disse "Sono stato inviato a te dall’Onnipotente, per darti notizia che tua moglie concepirà e darà alla luce un figlio, che tu dovrai chiamare Yitzchak (Isacco). Egli inizierà la liberazione di Israele dalle Qliphot (“Gusci”, forze del Male) e attraverso di lui molte anime riusciranno a raggiungere il loro Tikkun (Rettificazione). Egli è anche destinato a rivelare molti dei più segreti misteri della Torah ed a spiegare il significato dello Zohar. La sua fama si diffonderà in tutto il mondo. Perciò stai bene attento a non far circoncidere il bambino prima del mio arrivo, perché io gli farò da Sendak (colui che tiene il bambino mentre gli viene praticata la brit milah).
Dopo la dipartita di Shlomo, fu un ricco zio, Mordechai, suo fratello ed esattore delle tasse nella citta del Cairo per conto dell’Amministrazione Ottomana Mamelucca, a prenderlo sotto la sua tutela e ad occuparsi della sua educazione. Zio Mordechai lo affidò infatti alle migliori scuole rabbiniche della capitale egiziana, come quella diretta da rabbi David Bin Zimrah, e ben presto il piccolo Isaac mostrò di fare rapidi progressi e di essere capace di applicarsi con grande diligenza. In particolare, il maestro rabbi Bezaleel Ashkenazi decise di seguirlo personalmente e ben presto i suoi progressi nello studio del Talmud gli guadagnarono fama ed ammirazione nella Yeshiva.
Secondo il costume del tempo ad Isaac, che aveva allora solo 15 anni, fu appioppata in moglie una cugina dotata di sostanze sufficienti a garantire il benessere materiale della nuova famiglia, tali che Isaac poté ritornare direttamente a dedicarsi esclusivamente agli studi.
All’età di 22 anni l’AR”I decise di votarsi interamente allo studio dello Zohar, che nel frattempo era stato messo a stampa per la prima volta in Italia, a Fano nel 1559. Lo studio lo assorbì completamente.
Decise a quel punto di adottare una vita da perfetto eremita. Portò la famiglia più a sud, lungo il corso del Nilo, presso quella che fu l’antica città di Elefantina. Si costruì una baracca su di un isolotto in mezzo al Nilo e trascorreva in meditazione e preghiera le sue giornate fino all’imminenza dello Shabbat, per celebrare il quale, su di una barchetta a remi, Isaac tornava a casa, per trascorrere il giorno di riposo con la sua famiglia. Tuttavia i suoi dicevano che parlasse pochissimo e quel poco solo in ebraico, nonostante che intorno a lui tutti parlassero arabo.
Questa vita scarnificata di ogni mondana materialità finì, come era prevedibile, per produrre i suoi effetti sulla psiche dell’ AR”I, un uomo già dotato di per sé dalla natura alla nascita di una vivida capacità immaginativa. Già era un asceta, diventò un visionario.
Nella tradizione ebraica spesso gli Tzadikim sono persone che sono ritenute o che si dichiarano apertamente di essere in regolare contatto con presenze di tipo soprannaturale, che li consigliano e li assistono e con le quali lo tzadik poteva intessere interminabili dialoghi fatti di domande sempre più complesse che si intrecciavano e si inseguivano nei territori rarefatti ai limiti delle possibilità del pensiero. Queste presenze, con tutte le loro mistiche proprietà, si riassumono nella nozione ebraica di MAGGID.
Niente meno che il profeta Elia in persona, così come avvenne per Isaac - secondo il racconto leggendario della sua nascita – quando questi era un neonato da sottoporre al brit milah, si manifestò all’AR”I come Maggid e suo iniziatore e Maestro nelle più segrete e sublimi dottrine della Kabbalah. Durante lo Shabbat in famiglia, Isaac Luria era solito fare cenno al fatto che, ogni volta che si addormentava nel capanno, la sua Anima (Neshamah) saliva in cielo per raggiungere Elia e discutere con lui e con i grandi maestri del passato, quali rabbi Akiva, Rabbi Hillel e rabbi Shimon Bar Yochai, questo o quell’aspetto delle sacre dottrine.
Ma questa vita febbrile e visionaria completamente fuori dal mondo e dalle relazioni umane contemporanee, iniziò a minare l’AR”I nel fisico. Coltivando il suo sogno di iniziare a tramandare le sue scoperte spirituali rivoluzionarie ad una comunità di cabalisti iniziati, a 35 anni, nel 1569, Isaac Luria riuscì a ritornare in Eretz Yisrael, andandosi a stabilire in un piccolo borgo della Galilea sulle sponde del lago Kinneret, che i Romani chiamavano Mare di Tiberiade. Il nome di questo posto diventò leggendario: Safed, oggi villaggio israeliano di Tzfat. Tentò in effetti di stabilirsi dapprima nella natia Gerusalemme, ma i rabbini delle maggiori scuole del tempo, dopo aver ascoltato le sue teorie, scossero il capo e si dichiararono per nulla impressionati.
A Safed tutto era diverso. Una piccola comunità di mequbalim di livello qualitativamente elevatissimo si era concentrata lì da tutta Eretz e dal resto della Diaspora, intorno a leader spirituali e cabalisti fondamentali quali Moshe Kordovero detto il RAMAK il maestro delle sephirot, Solomon Alkabetz, il creatore dell’Ana Be Koach e del Leka Dodi, Yoseph Caro, il giurista halachico autore dello Shulchan Aruch ed altri grandissimi quali Moses Alshech, Elyahu de Vidas, Yoseph Hagiz, Elisha Galadoa, Moses Bassola. Tra di essi l’AR”I trovò anche il suo principale discepolo ed epigono, nonché biografo e trascrittore di tutti i suoi insegnamenti della fase di Safed (l’AR”I non scrisse mai nulla di cabalistico di suo pugno), il poco più giovane Rabbi Hayim Vital Kalabrese, un cabalista italiano. Si potrebbe quasi azzardare a vederla in questo modo: Gerusalemme aveva sede, per così dire, l’Accademia, mentre a Safed si raccoglieva l’Avanguardia.
I membri della comunità vivevano asceticamente immersi ciascuno nel proprio lavoro fino al Venerdì, quando si incontravano per confessare tutti, ciascuno ad un altro compagno, i peccati che si riteneva di avere commesso durante la settimana, prima di celebrare, insieme, la cena dello Shabbat.
Isaac Luria arrivò a Safed giusto in tempo per poter essere con ogni probabilità, anche se solo per poche intense settimane, allievo del sommo maestro della Kabbalah di quel tempo, il RAMAK. L’importante cronista egiziano Joseph Sambari nel XVIII secolo, scrisse espressamente che il Kordovero fu "il maestro dell’AR”I per un breve periodo." Possibilmente nei fatti, se Luria giunse nelle prime settimane del 1570 poté allora frequentare il Ramak fino alla morte di quest’ultimo avvenuta il 23 di Tammuz (27 giugno) di quell’anno. Sembrò un segno del destino. La comunità, orbata del suo leader prestigioso, quasi immediatamente guardò ad Isaac Luria come al solo degno successore. E l’AR”I accettò.
Come decano di Safed, Luria aveva due specie di allievi: I Novizi, a beneficio dei quali bisognava gradualmente introdurre i concetti di base della kabbalah e gli Iniziati, che ebbero la fortuna, in quei tre anni che l’AR”I trascorse con loro, di diventare i depositari degli insegnamenti segreti e delle sue formule di kabbalah ma’asit, per le invocazioni e gli incantesimi che coinvolgevano i 72 malakim dello shemhamphorash. Ḥayim Vital Kalabrese, che secondo Luria era in possesso di un’anima assoluta derivate immediatamente dalla sostanza stessa del Creatore senza passare per Adamo, trascriveva febbrilmente, editava instancabilmente, e lo accompagnava in varie memorabili escursioni in Eretz Yisrael. In una di queste, Luria e Kalabrese si recarono presso la tomba, fino ad allora perduta, di Shimon Bar Yochai autore dello Zohar. Luria dichiarò di riconoscerla per tale perché gli era stata mostrata in un viaggio astrale in stato estatico dal suo Maggid, il Profeta Elia. Lo stesso tra l’altro indicò a Luria il Kotel attuale come la sola e vera vestigia del Secondo Tempio. Quello che nei secoli successivi diventerà il fulcro più sacro della fede e del desiderio di tutti gli Israeliti del mondo è tale perché Luria lo ha dichiarato tale in base ad una sua visione mistica. (Fermo restando che il Primo ed il Secondo Tempio erano effettivamente, ed in modo archeologicamente documentato, complessi monumentali di culto edificati lì, sulla sovrastante spianata del colle di Sion).
A Safed Luria insegnava la sua cabalà rivoluzionaria, la Kabbalah Lurianica, ed il suo circolo di mistici ben presto venne visto come una congregazione particolare e senza eguali, sia nella kabbalah che nell’ebraismo. La bellezza e la forza dirompente di quelle dottrine, la loro capacità di operare una vera rivoluzione copernicana su temi come l’identità ebraica, le ragioni della diaspora e dell’esilio, il compito grandioso e la gloria futura del Popolo di Israele, fecero sì che nel giro di pochissimi anni la Kabbalah dell’AR”I fosse riconosciuta come la Suprema Mistica Kabbalistica, tanto da influenzare quasi ogni spetto del giudaismo, comprese le preghiere, i rituali e le cerimonie religiose. Nell’imminenza dello Shabbat l’AR”I era solito indossare una speciale veste Bianca quadripartita, che stava a simboleggiare le quattro sacre lettere del Nome Ineffabile. I suoi discepoli finirono presto per considerarlo un santo, capace di conoscere ogni loro pensiero e di realizzare ogni sorta di miracolo. Parrebbe che alla fine negli ultimi mesi Luria stesso finì per vedersi come il Messia Minore, il Mashiach ben Yoseph, l’immediato precursore del Mashiach ben David, atteso per guidare il Mondo nell’Era dell’Olam ha Ba. L’AR”I mori a Safed a soli 38 anni il 5 agosto del 1572, ed è tuttora sepolto nel locale cimitero. La sua tomba è state ed è tutt’oggi oggetto della devozione instancabile di migliaia di pellegrini di religione israelitica, molti dei quali ortodossi e Ḥassidim provenienti da Israele e da tutto il Mondo.
IL SISTEMA LURIANICO E IL PROBLEMA DEL MALE
L’AR”I nel corso della sua vita ha scritto solamente poche poesie in aramaico a carattere mistico per le funzioni dello Shabbat. Il suo insegnamento era di tipo orale, caratteristica comune alle dottrine esoteriche e metafisiche tradizionali originatesi nel Mondo Antico. Quindi il vero scrittore che ci ha trasmesso il sistema lurianico fu, per così dire, il ghost-writer di Luria, il suo fedele e dotatissimo discepolo Hayim Vital. Grazie al suo lavoro infaticabile hanno visto la luce i 6 monumentali volumi dell’ Etz Ḥayim (l’Albero della Vita), l’opera principale che raccoglie il pensiero del suo Maestro. Luria in vita fece giurare ai discepoli che non una sola copia dell’EH sarebbe mai uscita da Eretz Yisrael. La circolazione segreta del testo, ancora solo manoscritto, fu mantenuta sino al 1772, quando venne stampata a Zolkiev, in Ucraina da un certo Satanow. Il mondo ebraico ne fu travolto ed il successo del pensiero di Luria è da allora stabile, durevole ed intenso, tanto da influire anche su riti e dottrine dell’ebraismo ortodosso non cabalistico “mainstream”.
Ma in che cosa consisteva in sintesi il suo famoso sistema?
Personalmente in molti anni di studi cabalistici non mi sono imbattuto in una sintesi più efficace e concisa di quella – inedita in Italia – realizzata dal Dr. Sanford L. Drob che vi voglio riportare qui integralmente tradotta da me dal suo testo “Symbols of the Kabbala – Philosophical and Psychological Perspectives”, Jason Aronson Inc. Publisher, Nortvale N.J. & Jerusalem, 2000, pp.18-19
Eccola:
Table 1-2
The Lurianic System
Ein Sof ( che coincide con la Testa Infinita), di cui Nulla può essere detto…
È l’Unione dell’Essere e del Nulla, ovvero “di ogni cosa e del suo opposto” e
…dà causa allo Contrazione Tzimzum
(Nascondimento del Divino, Contrazione, Ritiro, ecc.) il quale
conduce a…
Tehiru (il Vuoto Metafisico inteso come No-thing), un Cerchio completamente circondato da Ein Sof, che contiene in sé un Residuo (Reshimu) di Luce Divina, ed entro il quale si emanano dal Punto (Kutz of the Yud of the Tetragrammaton)…
La Luce dell’Infinito (Or Ein Sof ) ed una linea sottilissima (raggio) (Qav)…
…entro la quale emerge spontaneamente e si manifesta L’Uomo Primordiale (Adam Qadmon).
Le Luci divine, concepibili anche nella forma di Segni / Lettere (Otiot), fuoriescono lampeggianti e raggrumantisi in tre emissioni rispettivamente da….
Gli Occhi, il Naso, la Bocca e le Orecchie di Adam Qadmon assumendo la forma circolare e dinamica di Vasi (KELIM) con cui raccogliere la luce del Qav, e formando a loro volta in questo modo….
Il Mondo dei Punti (Olam HaNekudim) popolato dalla presenza di
SEFIROT (ipostasi della Divinità nella sua interezza filtrata attraverso gli Archetipi dei Valori e dell’Esistenza), che vanno a posizionarsi come gangli vitali e formativi del corpo mistico di Adam Qadmon (noto anche come Etz Hayim o Albero della Vita)….
che nel dettaglio sono note come….
KETER (Corona, Volontà, Delizia Sefirah Superna)
ḤOKHMAH (Intuizione, Sapienza , Polo Paterno) e BINAH (Intelligenza, Comprensione, Polo Materno)
ḤESED / GEDULLAH (Amore e Gentilezza incondizionati) e TIPHERET / RACHAMIM (Bellezza e Compassione) e GEVURAH / DIN (Forza e Giustizia)
NETZAḤ (Gloria, Passione, Vittoria) e HOD ( Splendore, Ragione, Legge di Natura)
YEDOD (fondamento, inconscio, archivio archetipale delle forme)
MALKHUT / SHEKHìNAH (Regno, Sovranità, Principio Femminino)…..
E che corrispondono ai Vasi (Vessels) composti a loro volta da Otiot Yesod (Lettere di Fondazione) che sono 22 e che sono i canali della Parola Divina a loro volta suddivisi, connessi ed articolati attraverso i
MONDI (OLAMOT) che sono
ADAM QADMON ( che in Luria sembra coincidere con EinSof e Keter)
ATZILUT ( Prossimità)
BERI’YAH ( Creazione)
YETZIRAH (Formazione)
A’SSIYAH ( Il Fare, realizzazione materiale, mondo più basso, Terra)
La debolezza e la mancanza di comunicazione fra le sefirot si riflettono sulla stabilità della struttura unitaria dell’Albero della Vita, fino al punto di non ritorno di questa instabilità che produce l’evento catastrofico della….
SHEVIRAT HA KELIM (Rottura dei vasi) per cui alla discesa in essi della Luce solo i primi tre risultano idonei perché formatisi da sostanza più pura per via della Prossimità e restano intatti, mentre i successivi sono via via sempre più frantumati, incapaci di contenere e gestire la Luce versata in essi, causando così….
Un’interruzione nel flusso energetico “coniugale” indispensabile per creare e conservare l’Universo, intercorrente fra gli Aspetti Mascolini e gli Aspetti Femminini del Divino stesso….
E lo SMARRIMENTO (ma non la perdita) di 288 NITZOTZOT (SCINTLLE) (288 = gematria in mispar achrachi di Etz Ḥayim = il Divino Immanente) di Luce Divina Primaria, disperse nei mondi sottostanti e ricadute sulla Terra…
….dove sono intrappolate in Q(e)LIPOT (GUSCI o SCORIE) che vanno a costituire il…
SITRA AḤRA (l’Altro Lato) cioè la dimensione del male e dell’assenza della Luce (tenebra).
La “Rottura dei Vasi” = SHEVIRAT HA KELIM sarà sanata dall’avvento del “Patto tra gli Intelletti” = BRIT HA SEKHELIM (temurah, cioè anagramma in ebraico di shevirat ha kelim), ristabilimento del flusso con la riorganizzazione virtuosa delle sefirot e dei mondi rettificati.
Le LUCI fuoriuscite dalla FRONTE di ADAM QADMON….
….che l’Uomo conosce come i NOMI MISTICI DELLA DIVINITA’ sono le forme incaricate della gestione dell’energia nella Creazione operando la riparazione completa dei Vasi, nelle VESTI (ingl. Garments) di
PARTZUFIM (Facce, Aspetti, Personalità presenti nella Divinità)…
…e tra di essi, presenti a tutti i livelli e mondi dell’HISTALSHELUT (Concatenazione delle manifestazioni dell’Essere), i maggiori sono : ….
ATIKA QADDISHA (Il Santo Antico) > Keter
ABBA (Padre) > Ḥokhmah
IMA (Madre) > Binah
ZEIR ANPIN (Il Corto Volto (>ARICH ANPIN prime tre sefirot), il Giovane Volto, il Figlio L’Impaziente) > MIddot = Ḥesed, Gevurah, Tiferet, Netzaḥ, Hod, Yesod ….
NUKVAH / BAT (La Femmina, la Figlia) > Malkhut / Shekhìnah…
La cui interazione inizia la RIPARAZIONE DEL MONDO, il TIKKUN HA OLAM il cui compimento è affidato all’Uomo, che deve ritrovare le scintille e ripulirle (BIRUR HA NITZOTZOT) e restituirle alla Luce divina ELEVANDOLE attraverso il compimento delle mitzvot….
…Tikkun il cui completamento consente la RIUNIFICAZIONE DEI PARTZUFIM, la riconciliazione del Mascolino e del Femminino in seno alla Divinità, la manifestazione del MASHIACH che governerà il Mondo Rettificato nell’Età Perfetta a Venire (OLAM HA BA) che durerà fino a quando così piacerà ad HQBH, il Creatore, Signore dell’Universo (ADON OLAM).
LA DOTRINA DELL’IBBUR (= impregnazione dell’anima) > REINCARNAZIONE
Secondo l’AR”I, nel brevissimo tempo a disposizione nella nostra vita, quasi mai un essere umano riesce a terminare il lavoro di rettificazione ed il compito assegnatogli al concepimento dal Creatore (AVODAT Ha SHEM) ( cfr. “Marpe Nefesh” “Sulla Purificazione dell’Anima”, 1595). Questo comporta che dopo la dissoluzione della temporanea unità, costituita dalle nostre anime con il nostro corpo fisico, la nostra scintilla divina da rettificare debba ritornare nuovamente ad percorrere il tempo di una ulteriore esistenza terrena. In questo caso tale scintilla impregnerà di sé l’anima di un essere umano vivente, ed in unione con essa potrà porre rimedio a questi doveri di rettificazione che aveva trascurato nella vita precedente. Per lo stesso ordine di motivi legati alla rettificazione del male l’anima di una persona trapassata può manifestarsi nuovamente nella sfera mondana per supportare un’anima che si ritenga troppo debole per affrontare il compito del Tikkun. Questa forma di unione di anime secondo Luria poteva estendersi al massimo a TRE ANIME contemporaneamente legate assieme ed a condizione che tali anime siano di CARATTERE OMOGENEO, ovvero promanino originariamente tutte dallo STESSO ORGANO DELL’ADAM QADMON.
La DIASPORA dei Figli di Israele fra le genti della Terra ( GOYIM = Gentili) per Luria aveva lo scopo di perseguire la salvezza complessiva di tutta l’Umanità, Ebrei e non–Ebrei. Le anime rettificate degli Ebrei potevano andare in adesione alle anime rettificate di uomini appartenenti ad altre genti in modo da liberarle dall’influenza delle forze demoniache delle Qlipot, fino alla totale rettificazione dell’Umanità intera. Queste unioni salvifiche e virtuose potevano essere orientate, ed in parte dirette, dagli Tzadikim attraverso l’uso di preghiere (Sefer Ha Kavannot, pubblicato nel 1620 e Tikkunè Shabbat, 1624 ) e di formule di kabbalah pratica tendenti alla teurgia, realizzata attraverso forme di magia cerimoniale. Questi argomenti vennero raccolti e ordinati da Hayim Vital nella più enigmatica opera di Luria nota come Sefer Gilgulim (Libro delle Rotazioni, volume V dell’Etz Chaym, 1784).
In molti sensi emerse chiara l’intenzione dell’AR”I, fermata nel suo sviluppo dalla morte prematura, di sostituire progressivamente il Giudaismo Rabbinico con un Giudaismo Mistico. Un corpus intero di cerimonie nuove o reinterpretate da Luria andò a formare il cosiddetto "Shulḥan 'Aruk shel Ari." (pubblicato nel 1680), che probabilmente era la realizzazione da parte di Luria dei sogni e degli insegnamenti del suo maestro nella primissima giovinezza, il mistico Rabbi David ibn Abi Zimra.
Il suo capolavoro e maggiore eredita l’ETZ HAYIM un poderoso trattato redatto da Hayim Vital in sei volumi pubblicati a Korzec nel 1784
- "Oẓerot Ḥayyim," raccolta di 21 saggi cabalistici;
- "Sefer Derushim," ermeneutica biblica fondata sulle dottrine cabalistiche;
- "Sefer Kavanot," ermeneutica mistica del significato e del potere della preghiera;
- "Ṭa'ame ha-Miẓvot," trattato sull’interpretazione dei 613 comandamenti;
- "Sefer ha-Gilgulim," trattato sulla metempsicosi;
- "Sefer Liḳḳuṭim," raccolta di studi ed insegnamenti cabalistici miscellanei.
Possiamo ora più tranquillamente, e con maggiore cognizione di causa dei fondamenti dottrinali del pensiero di Luria, ad approfondire gli aspetti più interessanti ed innovativi rispetto alla problematica su cui stiamo indagando.
Ci narra l’Ari che nell’istante successivo al Primo Tzimtzum, il, KAV – il primo raggio di luce che contiene in sé tutto il materiale e gli attributi dei mondi da creare – balenò nel Vuoto ed iniziò a realizzare i Mondi che conosciamo. Ma questo non avvenne subito, come sappiamo. All’inizio il Creatore avrebbe posto in essere delle prove necessarie, che si “materializzarono” solo a livello spirituale, e che son note come Mondo o Mondi del Caos o Tohu.
Per un po’ tale / tali mondi esistettero fino a quando HaShem non li distrusse per fare posto ai mondi a noi noti. È già da questo livello arcaico e temporaneo di realtà che trova la sua origine e forza vitale il sistema delle Qliphot.
La spiegazione del come ciò sarebbe avvenuto è stata raccontata dall’AR”I, come abbiamo visto, nella narrazione dello Shevirat haKelim o “Rottura dei Recipienti”, un insegnamento che a sua volta si era fondato sull’affermazione midrashica contenuta nel Talnud che HQBH creò prima altri mondi di questo e che poi li distrusse perché difettosi ed insoddisfacenti.
La rivelazione dell’esistenza del Mondo del Caos l’AR”I la individuò nel testo sacro stesso: per l’esattezza in Genesi 1:2
Nella fase successiva allo Tzimtzum in cui emersero alla luce le Sephirot, queste vennero collocate IN CIRCOLO nel Mondo del Caos in modo che ciascuna incominciò a manifestarsi nell’Essere riflettendo solo ed unicamente la sua essenza e la sua natura come se questa si riferisse ad un ente perfetto in sé ed a sè stante, senza alcuna interrelazione o collegamento con le altre sephirot circostanti. Ḥesed per esempio era lì come una sorta di Ḥesed allo stato assoluto, tutta strutturata e perfettamente richiusa intorno alla propria essenziale “Ḥesedità”; e ciò senza la previsione né la presenza di alcun rapporto con Geburah; e senza alcuna nozione dell’esistenza di Tiph’ret.
La Suprema Luce che promanava diretta dal cuore stesso dell’Essere Supremo era una pertanto una Luce Purissima troppo intensa, concentrata e di ingovernabile potenza chiamata dall’AR”I Orot Merubim. Essa pervase quindi il mondo del Caos ed anche infine quei deboli, separati, troppo limitati ed inconsapevoli recipienti (Kelim Muatim o Vasi Deboli ) che non potevano assolutamente essere in grado di contenerla. Il risultato fu la “Frantumazione dei Vasi”.
È innegabile che probabilmente agli occhi di HQBH, per un istante il Mondo del Caos si manifestò come uno spettacolo sublime di luci abbacinanti e di forme fantasmagoriche di inaudita bellezza e maestosa potenza. Me quelle Sephirot dimostrarono così che non erano all’altezza del compito.
Individuali, egoistiche, separate com’erano, ciascuna cercò di accaparrarsi tutta la Luce per sé, incapace di condividere e coesistere con le altre. La radice dell’individualità e dell’Ego è tutta qui, nelle Sephirot del Mondo del Chaos.
Un simile mondo era un non sequitur rispetto al progetto divino del dispiegarsi della Creazione. E quindi D-o lo distrusse senza esitazione.
Al suo posto HQBH creò il sistema che noi conosciamo come il nostro Universo, quel mondo articolato su quattro livelli funzionali, che la Kabbalah chiama Universo della Correzione (Tikkun o Tiqun), in cui ogni Sephirah venne disposta in forma interrelata e connessa con le altre. Questa realtà metafisica noi la riproduciamo, per concepirla, conoscerla e comunicarla con il glifo grafico detto “Albero della Vita”.
In quanto nostro Mondo della Correzione Ḥesed e Geburah sono situate su di un asse, o Via, che le relaziona e le connette reciprocamente. Così, per esempio, in Ḥesed c’è una parte di Geburah, ed in Geburah cè presente una parte di Ḥesed. Questa è l’espressione cabalistica della legge della Polarità che noi sappiamo essere una delle 7 leggi fondamentali dell’Universo, secondo quanto già sancito nel Corpus Hermeticum e di cui abbiamo già discusso a proposito della cosiddetta dialettica dei CHU”G, ovvero dell’opposizione originaria complementare e necessaria fra Chasadim e Ghevurot.
Quindi le caratteristiche fondamentali di questo Universo Lurianico destinato a restare sono tre:
- L’interrelazione profonda fra le manifestazioni ipostatiche del divino dette Sephirot;
- L’essenza migliorata di ogni Sephirah, che è divenuta “Vaso Robusto”;
- La natura più flebile e quindi sopportabile della Luce Divina detta “Orot Muatim” (Luce Debole)
Questo è un mondo che può sostenere e convogliare la Luce, articolandola su tutti i piani e facendole raggiungere i suoi molteplici, graduati livelli.
A lungo i cabalisti si sono interrogati se la modalità della disposizione attuale delle Sephirot fosse in Cerchio (Igulim) oppure Lineare (Yosher).
È infine prevalsa la visione che ha associato “Circolo” con “Caos” per cui “Lineare” equivale a “Correzione”.
Nel primo modello la disposizione sarebbe stata secondo cerchi gerarchici concentrici, in modo che nessuna avesse contatto o compartecipazione con alcuna delle altre.
Nella sistemazione lineare invece le sefirot esse sono arrangiate come le parti del Corpo Umano e questo, ora corrispondente in somiglianza a quelle, è notoriamente un organismo singolo ed unico in cui la sopravvivenza dipende dalla cooperazione in concorso e dalla suddivisione delle funzioni, delle capacità e delle competenze fra le membra e gli apparati: il Capo, le Braccia, le Gambe, il Torso, i Piedi, eccetera. Partendo da questa metafora il filosofo Arthur Koestler nel XX secolo sviluppò, ispirandosi al modello dalle sefirot, il concetto di OLONE a funzionamento OMEOSTATICO.
Ma tornando ora ad esaminare l’istante terribile e fatale in cui i Vasi Originari si frantumarono, l’AR”I, come abbiamo visto poco fa, ci rivela che furono 288 le scintille di luce che caddero al di fuori del livello delle Sephirot, e che precipitarono per andare così ad illuminare i livelli inferiori nei quali venero incorporate.
Nella loro precipitosa discesa esse continuarono a spezzarsi ed a suddividersi in parti e particelle sempre più piccole, sempre più grossolane, e sempre meno luminose. La loro origine individualistica e la scelta egoistica che era “a monte” ed a causa stessa del loro esistere, ne determinava questa progressiva degradazione man mano che queste si moltiplicavano allontanandosi dall’Origine della Vera Luce.
Le più luminose e pure di quelle 288 scintille vennero trattenute entro Atzilut che alla fine le assimilò in sé.
Le altre caddero in seguito su B’ryiah e su Yetzirah andando a costituire i pochissimi elementi separati ed individuali, e perciò oscuri e potenzialmente maligni, che sono presenti in quei livelli.
Infine i frammenti più grezzi terminarono la loro discesa in Assyiah e le loro vicissitudini hanno infine dato origine alle Qliphot.
Va da sé che i Chassidim - ed alcuni di essi si esprimono apertamente in questo senso – ritengono che HQBH non faccia nulla di casuale o di inutile, e meno che mai di sbagliato, come capita invece all’Uomo che tipicamente procede per la strada del tentativo e dell’errore.
Quindi lo SCOPO della creazione del TOHU VAVOHU non può che essere stato che quello della creazione e della distribuzione opportuna del Male, come elemento indispensabile per la possibilità del compimento della vicenda evolutiva della Correzione dell’Universo, che riporterà alla fine dei giorni in seno al Creatore tutte le sue scintille ed i frammenti anche più infinitesimali di queste, arricchite dall’esperienza totale ed ultimativa di ogni possibile condizione esperibile nella dimensione della Materia, esperienza che si fonderà nella consapevolezza ineffabile ed infinita che HQBH acquisirà di Se Stesso e della Sua Creazione.
Attraverso l’attività di rettificazione consapevole dell’Uomo, che si esercita innanzi tutto con la conoscenza di se stesso e con la lotta interiore per contrastare la propria Yetzer HaRa (inclinazione verso il Male), l’Uomo redime il mondo materiale e rilascia il quantum della Luce Originaria Potentissima del Qav, propria del Mondo del Caos, che giaceva nascosto nelle cosa stessa e derivante da una delle Qelipot Nogah presenti in questo mondo, su cui l’Uomo abbia deciso di agire in spirito ed intenzione di correzione in nome di D-o.
Ecco perché nell’Ebraismo l’Uomo non può forse compiere niente di più utile e nobile della propria TESHUVAH, ovvero del Pentimento Attivo, che parte dal riconoscimento del Male in sé e nelle cose e prosegue con la volontà di correggere questo stato di fatto per restaurare al suo posto la QEDUSHA’, così da contribuire a creare qui sulla Terra Rettificata quella dimora – la DIRAH BE TACHTONIM - degna dell’Altissimo che si riconcilia e riunisce alla sua Shekhinah.
Ecco perché lo YOM KIPPUR, il Giorno dell’Espiazione è fra tutti i giorni del calendario rituale ebraico, il più atteso, il più sacro ed il più potente.
Alcune di queste scintille devono aspettare per secoli e secoli o addirittura per interminabili millenni prima che un uomo si relazioni alla loro manifestazione materiale con l’intento di usarle per l’Edificazione del Regno dei Cieli. Questo compito è da D-o stesso stato affidato alla sola creatura fatta a Sua immagine e somiglianza: l’Uomo. E questa attività è chiamata cabalisticamente “BIRUR HA NITZOTZOT” o “Raffinazione delle Scintille”, ed è uno dei servizi divini più sacri che l’Uomo giusto possa compiere.
La Raffinazione Finale di questo mondo si compirà cabalisticamente solo con l’avvento del Meshiach e quindi nel giorno finale dei tempi, quello della Resurrezione in cui, come è detto nel Talmud, “D-o rimuoverà lo Spirito dell’Impurità da questo Mondo”.
In quel momento ogni Qelipah sparirà e tutto sarà parte della Qadushà. Quel momento è chiamato Shabbat, o “ tempo del riposo”.
Lo Shabbat che ogni settimana arriva a chiudere un ciclo settenario di giorni per aprirne uno nuovo è quindi un’anticipazione che HQBH ha prescritto per l’uomo, perché questi possa incominciare a comprendere quelli che saranno i giorni del regno terreno del Meshiach. In rapporto a quel tempo futuro, oggi noi viviamo ancora in una dimensione che è quella del semplice giorno “feriale”, ma che ci è stato dato perché lo usiamo per preparaci a quanto dovrà essere sulla tavola ed in noi stessi nello Shabbat Finale, quando tutto il lavoro fatto in questo lunghissimo oggi, che inizia con Adamo e comprende tutto quanto hanno fatto, detto, pensato, sperato e sofferto i nostri Padri e tutti noi di oggi e di domani, avrà il suo senso e la sua ricompensa.
HQBH abiterà allora fra di noi e noi tutti, i viventi ed i risorti secondo l’AR”I avremo la benedizione di poter essere ammessi al contemplare per il bagliore della Luce Infinita illuminare il Suo Santo Volto.
Per capire ora in profondità e poter accedere a nostra volta al livello progettuale relativo a come possiamo noi a nostra volta contribuire all’azzeramento del male ed alla rettifica del Mondo daremo uno sguardo di tipo antropologico, storico e culturale alle sue dottrine ed agli sviluppi che ne sono derivati.
COME L’AR”I CREO’ UN NUOVO MITO E TRASFORMO’ PER SEMPRE LA KABBALAH ED IL GIUDAISMO.
Un mito incredibilmente ancora attuale.
Per limitarci ad uno sguardo rivolto al mondo ebraico contemporaneo, è facile rilevare come di tutta la kabbalah lurianica sia rimasta specialmente attuale e molto diffusa nell’uso – a livello LAICO - l’espressione Tikkun haOlam (Riparazione del Mondo) che è spesso ripresa come espressione, usata come sinonimo di sintesi, che si riferisce a tutta una ampia serie di azioni fondate sulla percezione del valore etico e sociale del mantenimento dell’integrità dell’ambiente ecologico e della solidarietà fra esseri umani in un mondo che realizzi la giustizia sociale e quindi della necessità del loro risanamento laddove questi siano stati abusati e danneggiati. Il Tikkun può essere un concetto oggi avvicinabile alle tematiche fatte proprie da associazioni no-global, ai movimenti per un’economia equa e solidale, o a quelli che aspirano alla cosiddetta “decrescita ragionevole”, o alle organizzazioni non-governative ecologistiche ed umanitarie di ogni tipo.
Ma è davvero lo stesso tikkun dal cui pensiero sono ossessivamente pervasi gli ebrei ultraortodossi ashkenaziti e sefarditi, o i pii e mistici Ḥassidim, gli Haredim con I loro cappelli di pelliccia e le loro calze bianche?
I due terzi circa della popolazione dello Stato di Israele che si definiscono a vario titolo come “hilonim” o laici non ha presso che alcuna conoscenza circa l’origine di questa espressione e di quale complessa concezione teorica facesse parte. Nondimeno quello che Isaac Luria creò è semplicemente il mito ri-fondativo del giudaismo mistico moderno, una formulazione concettuale che reinterpretando l’immenso materiale tradizionale in cui affondava e tuttora affonda le sue radici, segnò un punto di innovazione così radicale nel giudaismo che nulla potè più essere considerato come prima, e rispetto al quale gli Ebrei si sono schierati, dando vita a nuove e divergenti concezioni dell’ebraismo. E tutto il mondo ebraico ad ogni livello ne è stato influenzato.
Eppure la storia della creazione di questo mito e le circostanze di questa sua improbabile diffusione è davvero quasi paradossale, e lo rende ancora oggi viralmente capace di generare sue nuove applicazioni per la risoluzione di alcuni dei massimi problemi emergenti dalla società contemporanea.
Il mito elaborato da Luria, posto al centro della fede di moltissimi ebrei negli ultimi 5 secoli non lo trova nella Torah, nè nel Tanakh e nemmeno nel Talmud o in altri testi sacri. Eppure è proprio da essi che Luria ha tratto e ricombinato, in una forma che ha saputo essere al tempo stesso tradizionale e nuova, tutti I materiali necessari ad assemblare il mito della Rottura dei Vasi.
Il Mito della Rottura dei Vasi
Ecco come l’ARI introduce la sua storia che fatalmente andrà verso lo Shevirat Ha Kelim, la catastrofe cosmica che avrebbe determinato la Creazione e le caratteristiche del nostro attuale Universo.
"Vennero posti in essere Dieci Santi Recipienti, ciascuno riempito fino all’orlo di Luce Primordiale”
Come sappiamo prima dell’inizio del tempo, secondo Luria, la Presenza di HQBH riempiva l’intero Tutto indifferenziato in cui Egli era l’unico ente, l’unico esistente. Quando in D-o compare la Volontà di creare l’Universo essa istantaneamente si fa Atto risultando nella creazione, per la prima volta, di qualcosa che in qualche modo è già “altro”: lo Spazio Vuoto da cui D-o si è ritirato perchè possa esistere il Mondo. Per contrarsi D-o ha ritirato in sè il suo respiro, e lo spazio così creatosi era dunque l’Oscurità, riempito cioè di buio senza Luce. E quando allora D-o disse “Yhehì Or” “Sia la Luce”, la luce entrò in quello spazio che era pieno di tenebra e si manifestarono i Dieci Recipienti pieni di Luce Primordiale.
Si potrebbero immaginare come una flottiglia di Dieci Navi galleggianti su di un Mare di tenebre, ciascuna con il suo carico di Luce. Se fossero arrivate tutte intatte alla loro destinazione, salvando tutto il loro carico, allora il Mondo sarebbe stato perfetto.
Ma queste navi erano diverse tra loro: alcune più robuste e meglio strutturate, e con capacità adeguata. Altre invece erano più fragile, e caricate oltre la loro reale capacità. Ed il loro carico, lungi dall’essere una zavorra passiva, si era rivelato ad un tratto troppo pesante e troppo intenso. Così queste ultime si fracassarono e dalla loro stiva squarciata innumerevoli Scintille di Luce Primaria (fotoni primari?) vennero disperse nel mare oscuro, come granelli di sabbia, come semi, come stelle.
Le scintille caddero un po’ dovunque, ma la loro concentrazione massima finì per precipitare al di sopra di quella che è da secoli nota come la Terra Santa.
Questo è, secondo l’AR”I il motivo per cui tutti noi siamo stati creati: per ricercare, ritrovare, raccogliere e ripulire queste Scintille. Non importa fino a dove siano andate a nascondersi. E questo compito HQBH lo ha conferito inizialmente ai 12 discendenti di Giacobbe ed a tutti i loro discendenti. Questo spiega anche il perchè dei numerosi esili e diaspore subiti dal Popolo Ebraico: andare a riprendere ovunque nel mondo le scintille e liberarle dalla loro prigionia setacciando la terra ai quattro angoli del globo, quelli che sullo scialle di preghiera ebraico (talit) sono rappresentate dalle quattro lunghe frange intrecciate poste agli angoli dette tzitzit.
E quando le sante scintille saranno state ritrovate ed accumulate in numero sufficiente, allora i Recipienti rotti potranno essere riparati ed il Tkkun HaOlam, la Riparazione del Mondo, per così lungo tempo desiderata ed attesa, potrà alla fine dirsi realizzata.
Il compito di ogni israelita è quindi è quello di far risorgere in piena libertà queste scintille, da dovunque esse siano state imprigionate nella materia, per elevarle a rinnovata santità per mezzo del potere redimente della propria anima.
Mylkh trybs Mylksh tyrb
La spiegazione dell'anagramma è piuttosto semplice. Molti anni fa ricordo di aver letto un commento di un rabbino americano all'Etz Chayim redatto da Hayim Vital. Secondo l'autore c'era una ragione profonda nascosta dietro alle scelte lessicali dell'AR”I.
Perché chiamare l'immagine dell'evento chiave della sua cosmologia "shevirat ha kelim"? Perché mentre nelle lingue occidentali si parla di Sentieri e di Vie (Way, Path) l'ARI invece non ha scelto né derekh né nativ, ma piuttosto sekhel/sekhelim cioè “intelletto/intelletti”? Perché queste scelte rendono possibile l'anagramma della Rettificazione così che l'esperto riesca a comprendere il suggerimento che l'ARI ci ha lasciato circa il modo per riparare definitivamente alla rottura originaria. Infatti: "Shevirat ha Kelim" si rimedia mediante la realizzazione del "Brit ha Sekhelim" ovvero del “Patto tra gli Intelletti”. Tutti gli Tzadikim devono acquisire la piena consapevolezza di essere solo cellule apparentemente diverse ed uniche ma di un unico cervello, la Mente Una. Il Patto che li lega indissolubilmente è quello della rinuncia ai limiti del proprio ego, realizzando ciascuno la pienezza di se stesso, così che ciascuno può essere quella nota indispensabile che confluisce, insostituibile, nell'armonia restaurata perfetta dell'Olam HaBa. Sta dunque ai Cabalisti realizzare quello che AR”I profetizzò quasi cinque secoli fa.
Fabrizio Piola