La Stanza delle Visioni e l’ Elettromeopatia del Conte Mattei
In questo video si vuole mostrare per la prima volta la Stanza delle Visioni del Conte Mattei, sito nell’area pericolante e quindi difficilmente visitabile della Rocchetta Mattei , a Riola di Vergato, in quello strano castello che svetta con le sue cupole russe e pieno di arabeschi, sull’Appennino Bolognese.
Il Conte Cesare Mattei visse lungo tutto il XIX secolo, co-fondò con il suo compagno di studi Marco Minghetti la Cassa di Risparmio, ma divenne famoso in quanto fondatore della prima multinazionale farmaceutica a livello mondiale, che fu omeopatica, con centosette e più sedi in tutto il mondo.
Essendo che a quei tempi i media non avevano lo stesso, enorme potere di oggi, ma che invece il passaparola era ancora contagioso, oramai era difficile contraddire l’evidenza: casi estremi o inappellabili quali i feriti di guerra a rischio di setticemia, bestiame e animali da compagnia venivano trattati e guariti grazie all’omeopatia, palesando così quello che era un fatto, pur quanto smentito recisamente dalla teoretica autoreferente della medicina convenzionale con la tiritera del placebo.
Ma l’ Elettromeopatia (EH) del Conte Mattei fu un caso a sé, e fu ancora più eclatante.
Ben presto centinaia di migliaia di persone affermarono di essere state guarite dai rimedi potentissimi del Conte e fra queste teste coronate, intere nobili casate, presidenti, missionari, cardinali e il Papa.
L’ Elettromeopatia del Conte Mattei aveva questa capacità di guarire le persone - sovente molto più velocemente dell’omeopatia - grazie ad una posologia minuziosa e continua, per la quale un famigliare dello Zar, nonostante i risultati, protestò. Peraltro l’ostracismo dello stato italiano costrinse lungamente chiunque dovesse procurarsi i farmaci del Mattei di comprarli nella Città del Vaticano.
Oramai risulta evidente che il Conte scoperse un segreto riguardante la struttura delle materia e la relazione di questa con le forze agenti universali, un segreto alchemico che il Conte non svelò mai o - per meglio dire - di cui voleva investire un probo missionario, Padre Augustus Muller, di stanza a Mangalore, in India; questi ritenne di non doverne ricevere il peso, dato il suo già pesante impegno quotidiano coi malati, in particolare con i lebbrosi.
Padre Muller avrebbe dovuto lasciare la missione per andare a Riola a produrre le medicine del Conte che, certamente, avevano potere guaritivo eccezionale e che il buon Padre usava quotidianamente; Padre Muller sperava e pregava che il Conte trovasse chi potesse essere degno di tale, faticoso compito.
La Stanza delle Visioni non fu – come alcuni dicono - il luogo dove il Conte progettò la sua medicina e farmacopea, bensì il luogo dove ritirarsi per meditare al buio o guardando i riflessi su di una tenda sottile ove batteva il sole a pomeriggio inoltrato, e dove caricava le medicine grazie a una fortunata ma, anche, progettata configurazione del luogo e della torre.
La sfera che si vede nel video è una riproduzione in cartapesta di una esperienza della struttura della realtà, ovvero di una configurazione della percezione/visione che si rende spontaneamente manifesta dopo reiterati tentativi e ulteriori sviluppi della meditazione. Non aveva funzione operativa ma evocativa, come molti altri oggetti, disseminati per la Rocchetta Mattei, probabilmente lasciati dal Conte per ispirarci a riguardo del suo segreto; possiamo dire che, anche letteralmente, Cesare Mattei portò il suo segreto nella tomba.
Il Conte Mattei, a causa della morte della madre, malata oncologica, riversò la sua antipatia verso la classe medica del tempo inventando un sistema terapeutico – l’EH - che non avesse bisogno di loro. La risposta fu ovviamente feroce. Infatti i medici convenzionali, pressati da un mestiere difficile e, molti di loro, malati di un dogmatismo tetragono, cercarono di negare gli evidenti successi del Conte, semplicemente rifiutando in toto la teoria della EH. Nascondendosi dietro al solito dito, non volendo vedere e ammettere le guarigioni a ripetizione, sfidarono i medici elettromeopati e, ottenuta risposta alla loro sfida, in ogni modo cercarono di comporla rendendo inefficace quanto questi potessero compiere: le medicine e le procedure elettromeopatiche furono esaminate da un comitato dell’Ordine dei Medici di Londra che discutendo e frenando ogni scelta degli elettromeopati decise, di fronte all’andamento delle cure di quattro ammalati di cancro, di non dover proseguire oltre l’esame.
La medicina che voleva vedere scomparire il tumore, non poteva accettare di vederlo maturare per poi rimarginarsi, concetti al suo occhio chirurgico del tutto infondati, folli, criminali.
Più tardi, tuttavia, un altro direttore del progetto, il Dr. W. T. Stead rivedendo i risultati si accorse della indebita incuria dei colleghi e riconobbe l’esito positivo dell’esperimento, dato che il benessere dei tre su quattro ammalati curati con l’EH aveva fatto il giro del Coomonwealth.
L’unico ammalato di questi che era morente, ammise di non avere fatto la cura come era stata prescritta e che i rimedi del Conte avevano tolto il dolore più efficacemente e dato assai più forza di tutto il resto, prescritto dai medici convenzionali; si lamentò anche della posologia continua ma ammise la propria inettitudine nel seguirla.
Fortunatamente questo medico molto convenzionale, Stead, fu capace di una qualche onestà intellettuale; infatti ebbe almeno il coraggio, seppur a denti stretti, di dire:
"non si tratta più di considerare l' Elettromeopatia adatta o meno a curare il cancro, ma di vederla come un utile strumento per alleviare i disturbi dei pazienti anche gravi e anche colpiti da tumore maligno".
Vicino ai nostri tempi registriamo il caso del Dott. Di Bella, che con successo negli anni novanta guarì o migliorò le condizioni di migliaia di ammalati di cancro con cure non aderenti ai protocolli farmaceutici e che a causa di ciò ricevette ogni tipo di ingiuria, di istanza legale e di ostracismo politico; basta leggere criticamente la pagina di Wikipedia ed accorgersi di quanto è colà dimenticato, preteso – ma solo da Di Bella - o manipolato di questo caso di cronaca.
Ancora oggi esistono epigoni dell’ Elettromeopatia, soprattutto in India, dove ancora vengono curate la lebbra, le malattie oncologiche, le malattie nervose e mentali dei bambini, e molto altro, grazie ai continuatori della ricerca del Conte, che hanno formulato una farmacopea di composti spagirici molto efficace, ma comunque diversa da quella originale.
L’alchimia non è un mito, e questo racconto non ci riporta a tempi lontani ma a persone vicinissime, a esseri umani che mettono la cura del prossimo prima di ogni bisogno di certezze dogmatiche, di censo o di ruolo, siano essi medici convenzionali o complementari, personale sanitario o guaritori, missionari o ricercatori.
Il Conte Cesare Mattei fu uno di loro. Di lui ricorderemo per sempre il coraggio, come anche quella dedizione che fu di uomini di altri tempi, pronti anche al sacrificio della propria vita terrena pur di aiutare quanti chiedevano loro aiuto.