Le doglie del parto di una nuova era Fontana Editore

Le doglie del parto di una nuova era

Michele Sist

Credo che in questo periodo - che sarà ricordato nella storia come “l’inizio” di un cambiamento epocale - molte persone abbiano bisogno, innanzitutto, di calmare l’agitazione e l’inquietudine che le sovrasta per poter capire poi, a mente lucida, cosa sta veramente accadendo e che cosa rappresentano questi strani tempi di cui siamo testimoni.

Chi invece si è incamminato da tempo sul sentiero dell’auto-indagine, sa bene di cosa sto parlando e infatti, più che mai, in questi giorni sta “testando la propria determinazione”, come quando a fine anno per gli studenti arrivano gli esami. Ma veniamo al dunque. Immaginate che tutto questo creato o “grande gioco di Dio” sia suddiviso sul piano temporale in quattro grandi epoche che ricorrono periodicamente e che la manifestazione, attraversando ciclicamente ogni singola epoca, si ritrovi ad essere sul piano spaziale ad una determinata distanza rispetto ad un “nucleo”, che potremmo definire “centrale e primigenio”; in questo quadro, la manifestazione o “mondo manifesto” si troverà a vivere ciclicamente in quattro “zone” spaziali diverse, poiché ognuna situata appunto ad una distanza diversa rispetto a questo nucleo centrale e primigenio e da qui la differenza: quando ci troviamo a vivere nell’epoca in cui la manifestazione si trova nella parte più lontana dal nucleo, ci ritroviamo in un periodo in cui l’essere umano dimentica la sua vera natura, la sua origine divina e il senso della sua esistenza; viceversa, quando la manifestazione si trova nella “zona” più vicina, l’uomo è consapevole di sé stesso ossia è consapevole di essere “l’assoluto limitato temporaneamente in una piccola forma fisica”, ed è cosciente di essere comunque un tutt’uno con ogni cosa esistente. Nel mezzo di questi due opposti poi, si trovano le altre due epoche che potremmo definire più o meno “intermedie”. Ora, quando la creazione si ritrova a “transitare” da un epoca verso un’altra, essa deve passare per una zona che potremmo definire “di confine”.

Immaginate dei motori elettrici che lavorano in sequenza; il primo motore si avvia, poi si spegne per far partire il secondo e così via; notate però che quando un motore si spegne perché ha finito il suo lavoro, esso continua a girare “per inerzia” per un certo periodo, prima che possa arrestarsi completamente, e questo è normale, perché deve appunto esaurire tutta l’energia che aveva accumulato. In questo senso, potremmo definire il periodo di inerzia come la “fase di passaggio del lavoro” da un motore all’altro, oppure vederlo metaforicamente - nel nostro specifico caso - come la fase di passaggio da un’epoca all’altra: dall’epoca più lontana ed oscura che abbiamo vissuto per millenni e fino ad oggi, ad un’altra che sta per arrivare e che sarà completamente diversa, in quanto “luminosa”, poiché molto più vicina al fatidico nucleo o centro primigenio. Ecco, questo è ciò che sta accadendo. E noi oggi siamo testimoni viventi di uno dei più grandi cambiamenti che ci sia dato vedere nella storia dell’umanità. Questo cambiamento però, essendo “radicale”, metterà in completa discussione le nostre vite, il nostro modo di vivere, il nostro modo di vedere, il nostro modo di percepire le cose e le nostre credenze; con gli eventi di queste settimane, possiamo vedere chiaramente come i nostri animi già siano in subbuglio, ed in futuro lo saranno sempre di più perché il tempo sta accelerando e il cambiamento richiede che gli uomini, man mano, lascino andare sempre di più le loro corazze, le barriere che avevano eretto dapprima per proteggersi da un mondo che percepivano ostile e diviso: un mondo dove il nostro prossimo non era visto come uno dei “tanti custodi” di quello stesso principio divino che ci anima, ma andava a rappresentare bensì un pericolo, una minaccia continua per la nostra esistenza secondo l’antico detto “homo homini lupus”.

La verità è che mai, come in questo periodo, si stanno svolgendo su piani diversi, ovvero sottili e grossolani, “battaglie inaudite" tra forze fra loro opposte; tra forze di “resistenza” che cercano di continuare a perpetuare il grande disequilibrio tipico dell’epoca che stiamo per lasciare, e forze di “cambiamento” che hanno invece il compito di traghettare la manifestazione in una fase nuova che ha come obiettivo la nascita di un mondo nuovo basato sull’equilibrio, sull’amore e soprattutto sulla consapevolezza. Questo periodo storico infatti potremmo definirlo come “ l’ultimo valzer dei tiranni ”, ed ecco perché questi ultimi hanno fretta di portare avanti determinate riforme e di chiudere infausti progetti che avevano già programmato da decenni: essi sanno perfettamente ciò che sta per succedere e per questo motivo hanno fretta di “chiudere la rete” per intrappolare nell’inconsapevolezza il maggior numero di persone possibili. Ma non ci riusciranno se non per un esiguo numero di individui che in ogni caso non avrebbero sopportato “la luce” di questo totale cambiamento. Per questo motivo dobbiamo essere fiduciosi e farci trovare pronti e preparati, perché se ci lasceremo travolgere impauriti dalle forze che remano contro il cambiamento, avremo perso l’occasione più grande di sempre per trasformare le nostre coscienze.

“In tempi a venire - diceva il mio Maestro - la Divinità sorgerà in ciascuno e molte persone in tutto il mondo predicheranno la verità che tutti sono Uno. Coloro che non riusciranno a capire questa verità periranno, proprio come le piante muoiono quando le stagioni cambiano, ma coloro che seguono il percorso del dharma (cioè della giustizia) saranno protetti dal dharma”.

E poi ancora: “Verrà un momento in cui in tutto il mondo ci sarà soltanto una religione: la religione dell’amore. Le persone saranno stufe della meschinità, dell’egoismo, dell’avidità e dell’odio e porranno fine a tutto ciò. Si sveglieranno alle necessità del mondo e diventeranno altruiste poiché il futuro non gli lascerà scelta. In futuro non ci sarà spazio, opportunità od occasione per gli egoisti, in quanto essi periranno come risultato delle loro stesse azioni senza l’intervento di nessun altro. Se non si adatteranno al futuro dovranno andarsene, proprio come gli alberi periscono quando la stagione cambia, secondo la legge dell’evoluzione. Lʼevoluzione infatti è l’unica via. Il futuro è per il Divino, non per chi è semplicemente umano. Se non vi eleverete per diventare divini, non sarete adatti al futuro”. E concludeva infine: “Il mondo deve subire un cambiamento improvviso di grande entità. Questi sono i dolori che bisogna subire, i dolori del parto, per far nascere la Nuova Era. Succederà. Nessuno può fermarlo né può evitarlo, perché non c’è scelta, fa parte del piano. Se seguite il piano sperimenterete la felicità; se resistete sperimenterete la sofferenza”.

È alquanto impressionante vedere poi, se si ha occhi per farlo, come mistici e profeti provenienti da correnti mistiche o religiose fra le più svariate nel mondo e vissuti in epoche diverse, si siano dati tutti appuntamento proprio qui, ai giorni nostri; e noi - proprio noi - siamo qui, mentre viviamo all’interno di un tempo in cui tutto precipita velocemente e per il quale dobbiamo ammettere, come testimoni, che proprio non ce l’aspettavamo: ma non ci aveva forse avvisato anche Gesù, quando sul Monte degli ulivi, rivolgendosi ai discepoli disse loro: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà”? (Mt 24, 42-51)

Perché “il giorno del Signore verrà come un ladro di notte..” scriveva san Paolo nella Prima lettera ai Tessalonicesi: “Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri” (5, 1-11).

Riflettete un attimo su queste parole, “quando si dirà Pace e sicurezza”: non vi sembra di aver già sentito molte volte questa frase negli ultimi tempi? “Pace e sicurezza” non è forse lo “slogan” più usato ai giorni nostri da tutti i governanti (e i potentati) del mondo, i quali se ne servono per introdurre delle leggi che mirano sempre più al controllo e alla restrizione delle libertà individuali, in nome soprattutto di una tanto decantata “sicurezza”? Molti se ne sono già accorti ma tanti purtroppo ancora no. E questi ultimi subiranno un brusco risveglio, negli anni a venire. Sarà inevitabile quanto necessario. Ma ancora una volta è la voce dei Maestri a venirci in soccorso, esortandoci a non avere paura; essi infatti ci spingono a lasciar andare tutto ciò che non è più in armonia con la purezza del “nuovo mondo”: l’egoismo, l’odio, la prevaricazione, l’avidità, la vanagloria dovranno lasciare il posto a principi basati sull’amore, la fratellanza e la solidarietà e in questo contesto l’essere umano dovrà riconoscere che quel principio che chiamiamo Dio è l’unico e medesimo principio che abita nel cuore di ogni creatura. Prepariamoci quindi e restiamo fiduciosi perché nonostante le tribolazioni che avverranno in questi anni, ci aspetta un futuro luminoso. Se sapremo abbandonarci completamente a Dio dicendo: “Padre.. sia fatta la tua volontà”, sentiremo di non avere più nulla da temere; poiché il nostro corpo sarà la Sua spada e il bisturi, il fuoco che incenerisce e che riscalda, la mano che afferra e che accarezza, l’urlo che stringe la gola e la voce della madre che rassicura. Venga il Tuo Regno Padre e rendici strumenti capaci di onorarti ogni giorno.

Michele Sist

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