I fiori del silenzio. L’angolo dei libri di Juliane Biasi Hendel Fontana Editore

I fiori del silenzio. L’angolo dei libri di Juliane Biasi Hendel

Juliane Biasi Hendel

È l’alba. Dal mio angolo dei libri, di Fontana Editore, prendo in mano I fiori del silenzio di Harish Enrico. Un caffè davanti a me. Cinguettano gli uccellini fuori dalla finestra, nel parco poco distante. Al mattino presto è possibile ascoltarli, poi durante il giorno il loro canto viene coperto dal rumore della città.

Mi piace svegliarmi all’alba e permettermi di ascoltare ciò che si desta dal silenzio.

Anche le righe delle pagine che sfoglio, mi raccontano di un silenzio che serve per entrare in me stessa e permettermi di ascoltare “la più intima Verità di noi stessi”, facendo chiarezza sugli inganni della mente.

Questo libro di Harish Enrico invita “ al ricordo di Sé ”, a fare “chiarezza degli inganni mentali in quanto impediscono il Vedere”.

I pensieri accadono in Te, non a te, le emozioni accadono in Te non a te: chi pensi che possa rifiutarle o accettarle? La danza della Vita sta accadendo e tu sei il danzatore e la danza allo stesso tempo. Questa è la magia, ciò che sei com-prende ogni cosa, ogni dualità è solo apparente.

«Mannaggia, vedere e ascoltarsi in profondità, non è per niente facile. A pensarci bene, anche la mia mente mi gioca qualche scherzo, saltando da un pensiero all’altro con una velocità supersonica…» Ma andiamo con ordine, condivido l’indicazione “che ciò che conta davvero non è la meta, bensì l’attenzione in ogni singolo passo”.

Fuori dalla finestra il canto degli uccellini si spegne lasciando la frequenza libera al suono della pioggia. Mi piace sentire dentro me questa leggera vibrazione. Mi fa interagire con la vita. Mi fa essere in armonia con ciò che mi circonda. Mi fa Vedere ciò che esiste.

Leggo, nella prefazione di Satvat, che “non è sufficiente vedere, è necessario convertirsi totalmente, diventando puro Vedere: è questa la via della trasformazione della Coscienza”.

Una bella sfida. Per me, in questo momento, ciò si identifica con il puro Ascoltare, perché questo ascoltare il silenzio, fatto anche del coro proveniente dal parco e pioggia che cade, è qualcosa di armonioso che mi nutre, che mi fa percepire di essere coinvolta, e permette di sentirmi mentre vivo con ciò che è in questo istante.

Il rischio è perdersi nei pensieri dei problemi quotidiani, lasciando che essi scorrano liberi come cavalli selvaggi, e coprano, come una coperta, l’essenza del nostro esistere. L’autore, se abbiamo bisogno o vogliamo fare ordine tra i pensieri, nella mente, suggerisce che “possiamo tagliare i fili incatenanti del pensiero e impedire che si riformino ancora”.

E così possiamo accogliere l’invito dei fiori del silenzio per farci ispirare. Ogni fiore è un suggerimento su cosa posare l’attenzione. Poi il lavoro da fare su noi stessi è solo nostro, personale e intimo.

Accolgo il suggerimento che offre questo libro. Ciò significa per me spostare l’attenzione da pensieri inutili, che mi costringono in un vissuto, che in realtà non voglio, a ciò che veramente vorrei per il mio vivere, anche “ciò che è stato dimenticato”.

L’amico di Harish Enrico, Satvat, nella prefazione ci suggerisce anche di “ scovare il Tesoro ” in noi stessi, tesoro che ci permette di smantellare “l’illusione che ti fa credere di essere una persona limitata e persa nei conflitti”.

Nel libro, grazie ai fiori, scritti come post – piccole perle di saggezza – trovo le indicazioni per orientarmi verso la sicurezza “non transitoria”. Nello spazio del silenzio posso connettermi con il livello più profondo di me stessa.

Enrico Harish ci invita al ricordo di noi stessi presentandoci ciò che è emerso in lui dallo spazio del silenzio. E mi sembra che il raccolto delle sue intuizioni, trasformati in fiori, siano qualcosa di prezioso tradotto in parole. A me fanno ricordare che anche la mia essenza è preziosa, se scavalco i pensieri caotici che tentano di imprigionarmi in schemi predefiniti.

Mi vengono in mente frasi che a volte mi dico «Mannaggia, ho sbagliato un’altra volta.» oppure «non sono capace…» …e quanto mi disturba!

Se non mi fermo qua, e ascolto nel profondo, posso ricordarmi che ho soltanto fatto un’esperienza e posso dirmi «dai, riprova un’altra volta».
Già, così mi piace di più e si avvicina a ciò che penso veramente. È necessario però che me ne ricordi.

Ho sentito dire che siamo tutti raggi dello stesso sole. Ecco, questo è il grande inganno: hai dimenticato di essere il sole e vivi nell’illusione di essere solo un suo raggio.

I fiori del silenzio possono essere un valido sostegno lasciandoci ricordare chi siamo per davvero. Il resto dipende tutto da noi.

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