
L’Arte come specchio del Tempo. Intreccio aureo di simboli e archetipi
Stefania QuattroneIl gioco di “Mnemosyne” nella trama nascosta della creatività:
“quando Flora di fiori adorna il mondo”.
Un viaggio “immaginale” nella “commozione della totalità” …
Arte, bellezza, mistero rappresentano lo sfondo ideale di quella conoscenza erotica, dove il filo di Psiche intreccia inesorabilmente la “trama nascosta” che come ricorda Ippolito “è più forte di quella manifesta” e che anima simboli e immagini nel corso del tempo e della storia.
L’elogio di Socrate, presentato da Alcibiade nella parte finale del Simposio, illustra in modo esemplare il mistero di Eros.
Così dice di Socrate Alcibiade:
“ … Socrate, signori, io tenterò ora di lodarlo così, mediante immagini … affermo per certo che egli assomiglia, in modo perfetto, a quei sileni - posti nelle botteghe degli scultori - che gli artigiani elaborano, dotandoli di zampogne o di flauti, e i quali aperti in due, rivelano all’interno di possedere immagini di dèi … che fossero così divine ed auree, e totalmente belle ed ammirabili … ogni volta che uno ascolti te … noi rimaniamo storditi e siamo posseduti … Quando infatti l’ascolto, a me, molto più che agli esaltati dalla frenesia coribantica, il cuore batte forte, e le lacrime sgorgano, provocate dai discorsi di lui … Mi costringe infatti ad ammettere che, pur mancando di molte cose, io continuo a trascurare me stesso, e mi preoccupo invece degli affari degli Ateniesi. Facendo violenza a me stesso, dunque, mi allontano in fuga, come dinanzi alle Sirene, con le orecchie tappate, per non invecchiare - seduto proprio qui - accanto a costui. Ed è il solo uomo, rispetto a cui io abbia provato ciò che nessuno crederà possa esistere dentro di me: il vergognarsi di fronte a qualcuno … ma ascoltate ancora da me, per altri aspetti, come egli sia simile a coloro cui io l’ho paragonato, e come sia meravigliosa la potenza che possiede … all’esterno, è rivestito … come il sileno scolpito: ma all’interno, una volta aperto, quanto grande è la continenza di cui è pieno … ”1 (Platone, Simposio, 215 b c d e, 216 b c d e).
Questo singolare racconto ci introduce in un percorso di immagini dove trapela l’armonizzazione tra Macrocosmo e Microcosmo alla maniera rinascimentale, sperimentando attraverso una Galleria Dell’Arte Virtuale itinerante quello che grandi filosofi, poeti e artisti con le loro opere hanno divulgato nel passato: la unio mentalis alchemica, il viaggio dell’Anima e dello Spirito alla conoscenza di sé stessi, inter-penetrazione delle trame perdute dell’Essere o meglio velate dalle esperienze dell’Ego.
L’idea che il Mondo, in tutti i suoi particolari, abbia un’Anima risorse durante il Rinascimento ed è oggi ripresa dalla psicologia archetipica.

La Galleria Dell’Arte Virtuale attraverso la ri-costruzione di un percorso di immagini simboliche vuole proporre una osservazione immediata e unitaria attraverso la metodologia della “immaginazione attiva”, come ci ricorda Jung, ovvero la conoscenza della immaginazione intesa come produzione magica di una immagine.
Immaginazione come potenza magica creatrice: Ĭmāgo-Magia.
Percorrendo in modo virtuale come visitatori alcune opere d’arte importanti del Rinascimento e non solo, inoltrandoci all’interno del significato che nascondono i simboli che le caratterizzano, ancora oggi grazie alla ricostruzione filologica che si propone questa Galleria Dell’Arte Virtuale - Format televisivo presentata anche come percorso museale itinerante - possiamo trarre gli stessi benefici che raccontano Marsilio Ficino e Pico della Mirandola nelle loro opere: come utilizzare l’“immaginazione attiva”, ovvero l’azione delle “imagines agentes”, che sa accendere la Memoria profonda, gli occhi dell’Anima o “Codice dell’Anima”. Infatti il dinamismo innovativo dell’immersione digitale apre le opere ad una nuova creatività stimolando a riflessioni non usuali.

Gli artisti che le hanno realizzate volevano stimolare gli osservatori nei percorsi filosofici dell’Armonia e dell’Eros, considerato un vero e proprio “dèmone mediatore”, ovvero introdurli in quel “Sapere” platonico accrescendo con questi capolavori la nota consapevolezza che l’Universo è il risultato dei nostri comportamenti, per questo non bisogna oltrepassare i limiti, come esorta la scritta del Tempio di Apollo a Delfi “meden agan”, “nulla di troppo”.

In un “Mondo” disgregato culturalmente e politicamente l’Arte può illuminare con la sua narrazione ricca di simboli e stimolare con un linguaggio diretto le menti degli Uomini al risveglio delle coscienze, come ci ricorda Giuliano l’Apostata quando a proposito dell’insegnamento morale sul divenire migliore sottolinea, “divenire migliore non d’altri, ma di sé”, questa è la vera sfida, infatti la “totalità della bellezza” il suo “assoluto” per i greci si esprime nella “totalità del valore morale”.
Quindi “non si cessi di far puri gli occhi dell’Anima”.
Andare dentro le “iconografie dell’Arte” e dei “Miti”, spesso protagonisti dei percorsi artistici, con sguardo attento e consapevole, non è quindi il presupposto ideale di quel viaggio “immaginale” nella cosiddetta “commozione della totalità”?
Occorre saper leggere ogni segnale del mondo esterno, osserva Marsilio Ficino, ed ogni sua espressione: dai colori delle pietre sino alle configurazioni astrali. Sono tutti parte del discorso dell’Universo, punti diversi dell’Uno.
Quindi seguendo il filosofo del Rinascimento “restiamo dentro l’immagine”, espressione greca che significa “salvare i fenomeni” e ripresa da Jung quando parlava di immagini con le quali una immaginazione sensoriale fa emergere i moti dell’Anima.
Quel dono di pienezza che concede solo Mnemosyne, la madre delle Muse, dove “ritrovare sé stessi” nel “qui e ora”, consapevoli di contemplare ed esplorare quel “Tempio Sacro” che giace nascosto nella “Vita”, nell’origine e nel fluire infinito del Mondo.
In questo “cerchio sacro” simbolo di perfezione o anche di Eternità dimora: “Amore”.
Il processo creativo conduce senza dubbio ad un processo di trasformazione interiore, molto simile alle trasformazioni alchemiche, a quell’aurum non vulgi descritto in modo simbolico nei Trattati Ermetici, che non a caso chiamano “Grande Arte”, o “Arte Sacra e Divina” accompagnata dall’espressione: “Amor Omnia Vincit”.
Si Eros svolge un ruolo privilegiato con la sua percezione del senso che conduce la coscienza egoica nel mondo immaginale, magistralmente descritto da Henry Corbin, dove si dipana la Memoria, matrice universale da cui si sviluppa la coscienza con una potenza espansiva.
Quindi il processo creativo è indubbiamente legato ad Eros.
Perché Eros ci può guidare in questo viaggio?
Perché il dio più antico, o come altri pensano il dio più giovane, o ancora il grande dèmone è in relazione con il tema che lega simboli e archetipi ovvero il processo creativo?
Sarà questo il percorso-gioco che Mnemosyne può svelare nella trama nascosta della creatività: intreccio aureo di simboli e archetipi.
Sophia, la forma più alta della “Vita” che genera Amore.
Festina Lente
(Affrettati Lentamente).
Recuperare la sapienza del Mondo Antico ovvero quell’“onda mnemica” come ci ha insegnato Aby Warburg per contrastare l’accelerazione della realtà in cui viviamo che ci ha completamente privato di aisthesis, del senso del cuore, con i seri problemi che permeano le nostre vite.
Un torpore che ha an-estetizzato la nostra Anima e non solo.
La soluzione del problema è: “elevare il livello della nostra coscienza”.
Come?
Coltivando la mente-cuore come è stato realizzato nel Rinascimento.

Nella famosa villa di Careggi, sede dell’Accademia Platonica fiorentina, filosofi artisti e poeti come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Alessandro Botticelli, Poliziano, Lorenzo il Magnifico discutono di Magia Naturale, spirituale, dell’uso pratico di talismani planetari, di una Magia che si basa sullo Spiritus Mundi, di concetti che riguardano la Theologia Platonica e il mistero di Eros.
Bellezza e Amore sono al centro del dibattito culturale rinascimentale.
Nel Rinascimento l’Uomo-Microcosmo era in armonia con il Mondo-Macrocosmo questo è il segreto per riproporre nelle nostre vite aisthesis, la risposta estetica è una risposta morale ecco che è indispensabile la dea Afrodite: kalon kagathon, o meglio kalokagathon, bellezza e bontà, è nella moralità delle azioni che emerge la bellezza, per il fatto che la bellezza agisce come una voce che chiama a cose migliori, che spinge il cuore ad amare, la mente ad immaginare in modo più espansivo.
Il Veda, un “sapere” che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell’Universo, ci ricorda che “la mente è più che la parola, il Sé ātman, è mente, il mondo è mente, il brahman è mente. Venera la mente”.
Il simbolo come si analizzerà si accosta all’archetipo in quanto entrambi attraversati da un “coagulo di onde mnemoniche” ovvero raffigurano il filo aureo o la formula magica della creatività.
Quando l’artista realizza un’opera cosa realmente fa?
Che percorso segue?
Da quale energia è spinto?
Quale faro illumina la via della sua creatività?
Rispondiamo a questi interrogativi con le riflessioni acute di Nietzsche: l’artista non imita nulla non crea nulla: ritrova qualcosa nel passato.
Un Mondo non diretto dalla “necessità”, dove è protagonista la “mania” e dove la sensazione assoluta è solo “vibrazione”: è “ardore”.
L’arte è quindi “ascetismo”, come dice Socrate nel Fedro: “i beni più grandi ci vengono dalla mania”.
Perché la Bellezza nasconde un potere magico, disarmante e ci attrae?
Platone a questo proposito osserva: la “divina mania” quel “divino furore” è una misteriosa follia che ci com-muove e ci mette in movimento verso la Bellezza in quel “Cosmo di Afrodite”, o “Cosmo d’Amore”: “i più grandi fra i beni giungono a noi attraverso la follia, che è concessa per un dono divino”
La funzione del simbolo dice Ernst Gombrich nella storia della cultura è di notevole importanza: “la concezione neoplatonica della pittura colloca questa vicino all’arte della musica, entrambe esercitano un loro fascino e portano a durevoli effetti psicologici”. Le formule iconografiche utilizzate dagli artisti per rendere il pàthos dell’antichità sono per Warburg dinamogrammi, cristallizzazioni di antiche energie psichiche, sopravvissute come eredità, depositate nella Memoria.
Il simbolo, osserva Jung, è una macchina psicologica che trasforma l’energia e convertendola crea rappresentazioni.
Ecco quindi che l’immagine è prima, in quanto impulso vitale, simbolo e dopo, in quanto cristallizzazione, si trasforma in segno.
Secondo questa analisi junghiana il simbolo: in quanto metafora conduce all’ignoto, all’enigma e nasconde profonde verità, è l’immagine di un contenuto che trascende la coscienza, come emerge chiaramente nei Trattati di filosofia Ermetica, avvicinandosi al significato di archetipo, che deriva da arché-typos, che tradotto significa “forma originaria”.
Bellezza è armonia della relazione, è esperienza di unificazione, l’esperienza della Bellezza contribuisce in modo decisivo alla pienezza dell’esistenza umana.
La dinamica dell’Armonia ci com-muove, mette in movimento la nostra Anima, percependola ne godiamo, per questo siamo spinti a cercarla e a crearla, l’azione a favore del bene e della giustizia entra nelle nostre interiorità, ne illumina la solitudine e la feconda.
La percezione della bellezza avviene attraverso la nostra attiva partecipazione, avviene attraverso una relazione con una risonanza con un rapimento estetico. La bellezza non coincide con il piacere, è un ordine ben preciso, è un sistema di armonie. Si deve mirare ad essere belli, questa è la missione della “Vita”: vivere dentro una sinfonia in perenne co-evoluzione con la realtà come ci ricorda Eraclito.
Non abitiamo più il Mondo, non siamo più in rapporto con questo, l’Arte ci può aiutare indicandoci la strada, l’Arte può esserci utile perché non inventa nulla, estrae gemme nascoste dal tessuto della “Vita”.
Iniziamo quel percorso nell’Arte, o meglio entriamo con occhi attenti e contemplativi in una significativa creazione artistica per sciogliere la natura dei simboli in essa contenuti, svelare il loro “potere” nascosto e comprendere così il mistero che l’artista ha impresso eternamente in questa raffigurazione: la Primavera di Botticelli.
Si vuole penetrare con una metodologia di tipo edificante nel mistero del suo significato, percorrere questa conoscenza impressa nella “trama nascosta” di queste immagini che ancora oggi “agiscono” con i loro dinamismi esperenziali, seguendo le idee ficiniane di “magia simpatetica”, che avevano il fine di educare l’Uomo alla consapevolezza di essere migliore.
L’Arte ha il potere di squarciare il velo del mistero della “Vita” perché stimola con le sue creazioni a porci domande su diversi temi esistenziali.
La teoria ciclica di corrispondenza tra Macrocosmo e Microcosmo, della filosofia Ermetica del Rinascimento, che caratterizza anche la Primavera, ci può ancora guidare in quel Cosmo del Neo-platonismo.
In questo luogo ideale i concetti di “Amore” e di “Bellezza”, veri poli dell’asse intorno a cui ruota il pensiero di Marsilio Ficino e di Pico della Mirandola, sono rivolti alla facoltà conoscitiva, ovvero a quella forma di Sophia, di Sapienza di “Antica Memoria”.
In questa occasione cercheremo di proporre questa forma di venerazione, soffermandoci sui simboli della Primavera di Botticelli.

Interessante è stata la ricostruzione dell’opera, come si può vedere nella rispettiva foto, con i mezzi tecnologici e digitali di uno Studio Virtuale Televisivo dove è stata presentata per la prima volta in una veste del tutto particolare e insolita, con l’aranceto scandito dalle fitte verticali degli alberi con la siepe di mirto sul prato fiorito senza immagini, facendole apparire una alla volta, mettendo a confronto le teorie filosofiche della Magia Naturale con i rispettivi simboli che la caratterizzano, commentati e descritti entrando praticamente dentro l’opera. L’effetto, l’insight, l’espansione prima di questo vuoto e poi l’ingresso graduale di ogni raffigurazione, ha prodotto una intensa emozione e il pathos della famosa corrispondenza tra Macro e Microcosmo è stata restituita con i suoi benefici in questo dialogo aperto tra la creazione dell’artista e la fruizione di oggi. L’Arte al centro della Vita con la sua pulsione, non come puro estetismo, ma come un mezzo per nutrire l’Anima, ovvero un’Arte della Memoria con tutti i suoi poteri spirituali per vedere più in profondità la nostra esistenza. Questa esplorazione all’interno di opere d’Arte significative del Rinascimento come metodologia di meditazione pratica, che parte dalle teorie Neoplatoniche della “magia simpatetica” di cui si è parlato in questo studio, è stata presentata sia in Programmi Televisivi che in Video Installazioni itineranti presso luoghi museali ed altri siti come “work in progress”.
Il tema di questa opera rappresenta la ciclicità del Cosmo e si snoda in un percorso che simbolicamente ruota intorno alla magia seduttiva di Afrodite, alla bellezza della Dea e al gioco di Eros, che colpisce bendato con la sua freccia. Il soffio della passione di Amore trasforma con la sua intensità i personaggi raffigurati nel giardino della Primavera.
Come per incanto il mistero di Eros si svela in un intrecciarsi di significati. Analizzando i simboli presenti in questo famoso quadro restiamo coinvolti nelle “Metamorfosi d’Amore” che in modo spettacolare si manifestano nel giardino di Afrodite.
La chiave per entrare nel mistero di questo giardino primaverile e comprendere i significati di Amore e Bellezza sono contenuti nel nodo d’Amore rappresentato dalle Tre Grazie.
Entriamo con “occhi puri” in questo giardino d’Amore e di Bellezza e il mistero di Eros si svelerà.

L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione, come ci ricorda Plotino, sarà di colui che avrà voluto vedere.
Questa opera rappresenta il manifesto culturale dell’Accademia Platonica fiorentina. È una sorta di talismano planetario.
L’immagine delle Grazie, congiunte dal nodo della carità reciproca offriva una figura dell’Universo di Ficino.
La Villa di Careggi, predestinata per il suo stesso nome a diventare Charitum Ager, sede dell’Accademia Platonica, rappresentava il luogo ideale delle Tre Grazie.
Ficino le venerava come Triade esemplare, archetipo su cui apparivano modellate tutte le altre Triadi Neoplatoniche.
Lo scopo della Dottrina dell’Amore Divino di Ficino era di insegnare all’Uomo a sentire la propria affinità con Dio e diventare perciò Cosciente della propria Centralità.
La Primavera è il simbolo ermetico delle famose affermazioni eraclitee: “la più bella delle trame si forma dai divergenti; e tutte le cose sorgono secondo la contesa”.
La Primavera: “formula in movimento” del mistero dell’Amore e della Bellezza in continuo divenire, che emoziona dopo tanti secoli anche il nostro sguardo con il pathos delle sue raffigurazioni.
Questo può essere l’aforisma che ci introduce nel famoso quadro di Botticelli.
Infatti l’Arte ha il potere di squarciare il velo del mistero della “Vita” stimolando con le sue creazioni domande su diversi temi esistenziali.
Amor Omnia Vincit.
(Amore Vince Sempre).
LUI SA
entrare e uscire dal
GIRO
tondo del mondo
svelando il MISTEro
deLL’Inizio e quello della FIne,
sciogliendo i fili dell’anima
l’enigma del QUATTRo:
nostalgia dell’uniONE2.
MAM MAMA AMA.
OM AH HUNG.
“Corpo, Parola, Mente”.
Questo è “nuovo ogni giorno” e raffigura in modo emblematico il “cammino” della trasformazione dell’Uomo e dell’Universo.