Il mondo dei complotti: I complotti sono ovunque

Il mondo dei complotti: I complotti sono ovunque

Bruno Corzino

Ogni volta che qualcuno dice “non credo ai complotti”, la storia si mette a ridere. Da Babbo Natale alle guerre mondiali, tutto nasce da accordi, omissioni e menzogne ben confezionate. Il complottista non inventa, osserva: nota che dietro ogni “verità ufficiale” c’è un vantaggio per qualcuno. Chi non vuole vederlo, di solito, è chi trae vantaggio dal non guardare. Il mondo è una grande recita in cui tutti fingono di non sapere che si sta recitando. E chi osa dirlo, naturalmente, è un complottista. (Introduzione a cura dell’Editore)

Una breve ricerca contenente la parola “complotto” o “complottismo” conduce in un magico mondo parallelo di articoli dove gli “obbedienti del gregge”, con la bava alla bocca, vomitano tutto il loro veleno e la loro violenza. Si tratta di una vera e propria patologia psicologica, non c’è dubbio, da eradicare a suon di psicofarmaci, censura dei contenuti e isolamento e distruzione delle persone colpevoli. Ovviamente l’uomo di paglia che viene attaccato è sempre il complottista stupido, quello privo di senso critico. Sotto l’etichetta di questa immagine caricaturale vengono raccolti tutti coloro che osano mettere in dubbio la narrazione corrente, qualsiasi essa sia. E si arriva alla conclusione tanto perentoria quanto paradossale: i complotti non esistono. Solo una mente malata o sviata può credere nella loro esistenza.

Ora, personalmente credo basti uno sguardo spassionato alla storia, ma anche solo alla realtà che ci circonda, per vedere come invece i complotti sono ovunque. Anzi, come affermavamo nel titolo, il complotto è lo stato naturale del mondo. Solo una cecità acquisita, un lavaggio del cervello societario, li nascondono alla vista. Uno nasce e gli raccontano che esiste Babbo Natale. Lo dicono i genitori, i maestri, i film e gli amici. Non è forse questo un complotto? Un gruppo di persone che si mette d’accordo per far credere a qualcuno qualcosa di falso? E qui possiamo affrontare la domanda ossessiva del “credente nel gregge” ovvero: perché dovrebbero farlo? E la risposta è che ci sono mille motivi, tutti diversi a seconda delle persone, che si incastrano perfettamente per creare il complotto.

Nel caso di Babbo Natale prima di tutto c’è l’industria che vuole vendere una quantità di regali, decorazioni e cose inutili che altrimenti non venderebbe. Su questo movente si incastrano i genitori che lo vedono come un modo per fare felici i figli e dimostrare affetto in un modo poco impegnativo. Poi i commercianti, i difensori della fede cristiana che oramai lo vedono come parte della propria tradizione, i creatori di contenuto a cui offre materiale di facile utilizzo ecc. Il complotto si crea naturalmente da un insieme di interessi che convergono in una direzione simile.

Ma poi il bambino cresce e va a scuola e tutti gli dicono che se sarà molto obbediente e studierà avrà un buon lavoro e una vita felice. Non è questo un altro complotto? O forse davvero si pensa che passare 15 anni a chiedere il permesso per andare a pisciare crei la capacità di decidere al meglio del proprio futuro? Semplicemente non è così da molti decenni e anche prima la differenza l’hanno sempre fatta le connessioni sociali, la famiglia ecc. Eppure tutti continuano a propagare questo complotto, perché? Forse perché senza quel caposaldo dell’obbedienza la società diventerebbe molto più caotica e difficile da dominare? Ma il ragazzo cresce e va in cerca di lavoro. Si veste bene, prepara un curriculum per la metà falso e ingigantito (altro complotto per cui questo è visto come normale) e viaggia molti chilometri. Arrivato fa la fila dopo altre decine di disperati come lui solo per sentirsi dire che il posto di lavoro esiste solo sulla carta per prendere i sussidi di regione, Stato o quant’altro ma il posto è stato già assegnato a un cugino del padrone. I colloqui servono solo come copertura legale per i suddetti contributi. Non è questo un complotto? Ma il giovane uomo, oramai criceto in un lavoro inutile che paga noccioline, comincia a farsi domande. Scopre che nella storia è tutto pieno di accordi segreti, false flag (attacchi fatti dal proprio gruppo ma fatti passare per atti del nemico), menzogne di propaganda. Non sono l’eccezione, sono la regola.

Da sempre le nazioni inventano menzogne per provocare le guerre, già i Greci e i Romani lo facevano e probabilmente il capo dei cacciatori paleolitici raccontava che l’altro gruppo aveva rubato la preda e quindi andava sterminato. Anche se non era vero. Ma tutti vogliono essere i buoni e nessuno il cattivo. Anche se lo siamo tutti continuamente, il cattivo, rispetto a qualcun altro. Ma proprio il fatto che non possiamo accettarlo rende le false flag e la propaganda così potenti, perché sottolineano la nostra bontà intrinseca e innata.

Ma vediamo una breve lista delle false flag americane: 1898 Guerra in Cuba causata facendo esplodere una propria nave; 1964 Guerra in Vietnam causata dalla notizia falsa che navi vietnamesi stavano attaccando navi statunitensi; 1991 Guerra del Golfo causata da un falso via libera dato dagli Usa a Saddam Hussein per invadere il Kuwait; 2001 Invasione dell’Afganistan che era disposto a consegnare Osama Bin Laden ma gli Usa rifiutano. Questi sono solo alcuni dei casi ammessi ufficialmente dal governo, la lista è in realtà lunghissima. Eppure, avvicinandoci all’epoca presente o riguardo a guerre emotivamente ancora troppo importanti (la prima e la seconda guerra mondiale) di colpo dire che sono in gioco false flag diventa offensivo e “complottista”. Lo si può dire solo riguardo a conflitti trapassati o che non suscitano più alcun senso di appartenenza a un gruppo. In altre parole hanno sempre fatto così tranne per le volte che ci sentiamo messi in causa come gregge, in cui questa cosa influenzerebbe il nostro senso di identità, facendoci passare come “cattivi”. O, peggio, metterebbe in questione la bontà dell’Autorità a cui sentiamo di dovere la nostra sicurezza, il nostro sostentamento e la nostra indentità come parte di una società.

L’obbediente del gregge arriva al delirio di affermare che il fatto che nel passato siano esistite false flag o complotti non ha nessuna relazione con il momento attuale. Che è come dire che il fatto che tutta la tua vita il sole è sorto il giorno dopo non ti da una buona probabilità di pensare che lo farà anche domani e che se pianifichi la tua vita in base a questo sei uno stupido complottista. Il fatto che il complotto è lo stato naturale del mondo, a pensarci bene, è molto logico.

L’idea che è tutto alla luce del giorno è credere che tutto sia retto dalla violenza bruta e dal caso, come pensa il darwinismo. Ma persino gli animali usano continuamente la manipolazione: gli occhioni del cucciolo lo fanno risparmiare dal predatore, il gatto finge di dormire per far atterrare l’uccello e mangiarselo, la farfalla inganna con gli occhi sulle sue ali. La manipolazione della madre che fa sentire in colpa il figlio fin che non mangia la minestra non è una tecnica cosciente ma una risposta naturale. Così come la bugia dell’innamorato per sembrare più appetibile all’innamorata e conquistarla. O gli amici che mentono dicendo che sì, il marito ha passato tutta la notte insieme a loro. Il complotto tiene in piedi i totem di Stato, tutta la società e l’economia, senza di esso alcuni gruppi sociali non avrebbero alcuna chance. Per cui è normale che questi diventino dei difensori a spada tratta della narrazione e finiscano per dire che i complotti non esistono.

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