
Il mondo dei complotti: Geologia delle menzogne
Bruno CorzinoViviamo dentro una stratificazione di falsità così antica che ormai la chiamiamo “storia”. Ogni epoca ha le sue bugie sacre, i suoi dogmi e i suoi slogan: li impariamo a scuola, li ripetiamo al bar, li difendiamo con furore. Il complottista autentico non è un paranoico, ma un archeologo della menzogna. Scava negli strati del pensiero comune per liberarsi da secoli di inganni consolidati. Il suo non è odio per il mondo, ma un atto d’amore per la verità — anche quando fa male. Perché solo chi scava può ancora respirare. (Introduzione a cura dell’Editore)
Conseguenza di questo stato di cose è il fatto che viviamo immersi in una realtà che non è altro che l’accumulazione geologica delle menzogne del passato, cappa dopo cappa. Ad esempio la scienza aveva bisogno di affermare quanto la vita è migliorata rispetto al passato grazie a lei, anche per quanto riguarda gli operai nelle peggiori fabbriche, allora si inventa il fatto che un tempo “si viveva solo trenta anni”. Meraviglie della statistica applicata alla mortalità infantile.
Che un tempo si era stupidi e si credeva che la Terra era piatta, soprattutto durante il “buio Medioevo” che è stata invece l’epoca più luminosa d’Europa, quando ad esempio Ugo di San Vittore spiegava tranquillamente gli argomenti fisici che rendono evidente la sfericità del nostro pianeta. Che la religione del passato è malvagia e oscurantista, infatti l’inquisizione uccideva le streghe. Altra menzogna perché l’inquisizione si occupava solo degli eretici, mentre le streghe erano mandate a morte da processi secolari e non religiosi. E così via all’infinito.
Ogni epoca ha una sua propaganda e il suo complotto che si solidifica in una menzogna che serve per uno scopo preciso in quel momento. Che la cultura occidentale moderna sia superiore alle altre, ad esempio, era un’ottimo strumento per attuare il colonialismo. Le menzogne sopravvivono sotto forma di slogan o di meme. Ripeterlo ci fa riconoscere come parte di un gruppo e rafforza la nostra identità di membri ligi alla causa e quindi di valore. Come quando si dice “medioevale” con disprezzo in un circolo di illuministi o “fascista” tra gente “di sinistra”.
Fare uno scavo archeologico dello spirito e liberarsi, cappa dopo cappa, di tutte queste menzogne non è una cosa da tutti. Richiede tempo, energie e capacità che non sono disponibili a chiunque. Solo ai pochi che vi sono destinati. Questo significa che per forza di cose si è destinati ad essere circondati da persone che passeranno tutta la loro vita, dalla culla alla tomba, nel mare della falsità e della manipolazione, completamente incoscienti. Mossi dall’esterno, come burattini, senza averne il minimo barlume.
Per questo occorre fare due considerazioni. La prima è la necessità di difendersi. Perché i pogrom e la violenza contro chi è cosciente sono il pane quotidiano. La seconda, paradossalmente, è il non chiudersi nella divisione “noi” e “loro”. Ovvero non fare lo stesso errore degli incoscienti, degli “obbedienti del gregge”. Quando non sono aggressivi, ovvero non attivati, vedere prima di tutto le persone e non l’appartenenza a un gruppo o a un’idea.
Non dimenticare mai di essere parte della famiglia umana, di essere stati a propria volta incoscienti e di esserlo ancora probabilmente riguardo a qualche aspetto della realtà. Vedere sempre l’individuo e l’umanità prima del gregge, del gruppo e delle ideologie.