Hineni, Eccomi - Riflessioni sullo shabbat e la lettura della Scrittura, il “Lech - Lechà” Fontana Editore

Hineni, Eccomi - Riflessioni sullo shabbat e la lettura della Scrittura, il “Lech - Lechà”

Fabrizio Piola

Shalom, chaverim. Vi saluto con affetto dal Trentino, dove sto trascorrendo un periodo di terapia in uno splendido centro di medicina naturopatia e antroposofica che pratica le cure per il corpo e per lo spirito secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner e della sua scuola. Questo shabbat prevede la lettura e la meditazione di una delle porzioni più fondamentali nel piano triennale di lettura della Scrittura, il “Lech - Lechà”.

Personalmente considero questo testo uno dei punti più intensi e significativi della mia esperienza di credente, e ritorno spesso a riflettervi sopra. I nostri rabbini sapranno sicuramente come trasmetterci durante questo shabbat tutta la pienezza e la ricchezza densa e luminosa di questi passi che vedono la nascita del Popolo di Israele - nella persona di Yitzhak, miracolosamente generato da Sarah oltre ogni limite di natura - come conseguenza di un incontro, quello fra HaShem ed Abraham Avinu e del superamento di una prova suprema che li definirà entrambi come partner in una relazione strettissima basata sulla fiducia e sull’obbedienza totali di Abraham al D-o Unico.

Tutta questa lunga e complessa serie di eventi poderosi e fondamentalmente identitari per gli Ebrei di ogni tempo si condensa in una parola sola, pronunciata da Abraham quando Ha Qadosh Baruch Hu lo venne a cercare per la prova suprema, il sacrificio di Yitzhak: “Hineni”. “Eccomi”.

In ebraico questa parola ci appare così: הנני .

Mi viene spontaneo come cabalista notare che questa parola contiene in sé tutte e solo le lettere fondamentali di questa storia fondamentale. Contiene innanzi tutto la He e la Yod. E quindi due Nun.

Il mistero della sterilità di Sarah e del concepimento prodigioso di Yitzhak sono legate a queste Yod ed He. Il nome originario di Sarah è “Sarai” in cui la “i” finale conferisce il significato di “Mia Principessa”. La rinuncia al concetto di “mio”, che sottende possesso, autoreferenza, orientamento centripeto nella persona, la pone finalmente in un atteggiamento di DONO DI SÈ, di accoglienza, di messa a disposizione, di apertura. Il valore ghematrico di base della Yod è 10.

La Yod è l’energia e la potenzialità infinita di creazione e dispiegamento di un Universo, ancora concentrata in potenza in un punto. Bisogna aprire ciò che è chiuso perché si manifesti ciò che deve essere. Ha Qadosh Baruch Hu ci mostra la via maestra. Toglie la Yod a Sarai e la sostituisce con due He, ciascuna dal valore ghematrico di base 5, mantenendo quindi un valore complessivo equivalente di 10, come le sephirot. La prima di queste He va alla fine del nuovo nome che HaShem ha deciso per Sarah, e la seconda nel corpo del nome Abram, che ora si è evoluto in Abraham, Padre di Nazioni.

La via maestra indicata per l’uomo è quindi quella della trasformazione del mondo a partire da se stesso, per renderlo conforme al piano divino sul dispiegamento della Creazione nello spazio e nel tempo, fino alla sua finale rettificazione perfetta. Non è nostro compito creare. Il nostro compito è trasformare, trasmutare, rettificare, elevare.

La He è insieme alla Quf la sola lettera ebraica che si manifesta costituita da due segni grafici separati. In questo risiede il suo potere di “finestra”, di apertura che consente la circolazione del Chashmal – la forza vitale e creatrice dell’Universo che scorre tra le Chasadim e le Gevurot – e che quindi consente anche ai due progenitori di Am Yisrael, così rinominati da HaShem, di generare per mezzo del potere delle due Hè che si mettono aperte in comunicazione fra di loro e col divino.

Nella parola “Hineni” troviamo poi, al centro delle quattro lettere che la compongono, due NUN. Questa coppia sintetizza il destino di Abraham e della sua progenie. La Nun è innanzi tutto legata al PESCE (Dag) come simbolo e metafora della vitalità, della resilienza, della salute e della forza che portano alla fertilità, ed alla riproduzione in proporzioni numeriche stupefacenti, esuberanti ed apparentemente inesauribili. E’ questa una delle promesse fatte da HaShem, in ricompensa per l’”Hineni” di Abraham. Discendenza numerosa e resistente, la promessa che gli Ebrei esisteranno e prospereranno in questo mondo fino all’ultimo dei suoi giorni e che niente e nessuno potrà estinguere l Popolo di Israele perché questo è il volere ed il piano di Ha Qadosh Baruch Hu.

La seconda Nun è l’immagine di Abraham stesso. Una lettera che mostra evidenti nella sua forma due piegature. Una in alto, ed una seconda in basso. Chi si piega mostra umiltà ed attenzione. Chiniamo il capo nella preghiera presentandoci al cospetto di HaShem per adorarlo mostrandoci consapevoli della nostra reciproca posizione di Creatore e Creatura. In secondo luogo, se siamo persone che percorrono la via della giustizia e della saggezza, non rimaniamo rigidi ed altezzosi nei confronti dei bisogni del nostro prossimo ma ci chiniamo e pieghiamo per avvicinarci e mostrarci accoglienti, empatici, e disponibili all’aiuto ed al consiglio. Così è il VERO LEADER. Egli è una Nun. Piegato il capo davanti ad Hashem per umiltà, dritto e retto nel tratto mediano e di nuovo piegato in basso per essere vicino ai bisogni del suo popolo, per raccoglierne le istanze, ed in senso opposto per trasmettergli i comandi di D-o. Ed Abraham Avinu seppe incarnare il Prototipo della guida illuminata, del tramite fra D-o e la sua gente, praticando la più assoluta fiducia in D-o e la sapiente conoscenza tanto delle leggi dei cieli e del mondo quanto dei costumi e del carattere degli uomini.

Un leader perfetto? Un padre modello? Un marito ideale? No. Il Rabbi Harold Kushner, nel suo meraviglioso libro “Nessuno ci chiede di essere perfetti, nemmeno D-o” ci spiega che anche Abraham Avinu, come ogni uomo, ha commesso i suoi errori. Ma l’autore fa notare che mai ed in nessun passaggio delle Scritture HQBH chiese ad Abraham di essere perfetto. D-o, che lo chiama Amico Mio, gli dice “Sii TAMIN”. Cioè ingenuo, genuino, privo di malizia, puro di cuore, INTEGRO. Non è un problema insormontabile sbagliare. Il problema è se amiamo il male che ci ha sedotti, se non riusciamo a lasciarlo. Ciò che invece D-o mostra di volere da noi, costituzionalmente non perfetti, è che quando cadiamo (NUN infatti simboleggia anche la CADUTA secondo i principali midrashim otiot) acquisiamo consapevolezza del nostro sbaglio e che ci rialziamo, perché vogliamo riprovare, perché vogliamo andare avanti, perché anche se a volte deboli e maldestri progettisti delle nostre azioni, il nostro cuore è e rimane integro e votato al servizio di HaShem.

Questo è per me il senso di “HINENI”. Ed a pensarci è un “Hineni” DOPPIO. Abraham dice “Eccomi” ad HaShem il Quale, avendo scelto lui per manifestarsi , per primo detta quell’”Hineni” sulle labbra di Abraham. L’Hineni del Creatore e l’Hineni della creatura. L’Unico ed il suo Tzelem. L’inizio di un dialogo, di una storia comune, di un progetto straordinario.

Se non sbaglio, citando a memoria, mi sembra che non troppo tempo fa il Rabbino Capo del Regno Unito, il grande e saggio Lord Sachs abbia detto in un suo discorso che la storia del giudaismo è tutta la conseguenza dell’INCONTRO FRA DUE SOLITUDINI. La solitudine di D-o. La solitudine dell’Uomo. Ognuno si muove alla ricerca dell’Altro. D-o consapevolmente, l’Uomo spesso inconsapevolmente, guidato dell’istinto naturale che ci riconduce inevitabilmente al ritorno alla nostra matrice. È una ricerca di AMORE, di senso, di riconoscimento.

Hineni”. “Eccomi”.

Shabbat Shalom. Amore, Luce e Vita a tutti voi.

Fabrizio Piola

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